La Gazzetta dello Sport

Deulofeu spaventa Poi il nigeriano stende l’Udinese

Il Napoli inizia male, Spalletti torna al 4-2-3-1 e ribalta il match

- Di Maurizio Nicita NAPOLI

Ècome se gli dei del calcio si fossero ribellati. Un numero “10”, Deulofeu, che segna nel tempio di Lui, Maradona. Non era mai successo dal dicembre 2020, quando lo stadio di Fuorigrott­a ha preso il nome di Diego. È successo ieri e quel “10” ha messo in difficoltà un Napoli troppo in bambola per un tempo, quello in cui l’Udinese di Cioffi invece si è messa bene in campo limitando parecchio il centrocamp­o degli azzurri, per un pomeriggio in rosso con l’effige di Maradona sulla maglia. Due attaccanti mobili e abili anche in fase di pressing, un vertice basso - Walace - che detta tempi e baricentro e due mezzali fisiche e tecniche costituisc­ono un castello che da difensivo sa tramutarsi in offensivo con efficacia. E così Makengo e Pereyra innestano con efficacia le proprie punte: la differenza è che Beto spreca, mentre Deulofeu segna e l’Udinese avrebbe un paio di situazioni anche per raddoppiar­e prima che i belli addormenta­ti napoletani si sveglino. È Insigne con un tiraggiro a suonare la sveglia, ma Silvestri è reattivo, anche quando Fabian scaglia un sinistro da pochi metri. I friulani chiudono meritatame­nte in vantaggio il tempo.

Un’altra partita È quella cui si assiste nella ripresa. Spalletti avrà dato una bella scrollata ai suoi che rientrano in campo con un atteggiame­nto molto più aggressivo e alzando moltissimo il ritmo. Incide anche il cambio di sistema, col ritorno al 4-2-3-1, soprattutt­o per la presenza di Mertens, come personalit­à e capacità di far girare velocement­e la palla. Il resto lo fa un certo Osimhen che con un’altra doppietta spacca la partita. Basta poco più di un quarto d’ora di forcing per ribaltare la partita e questa è una grande dimostrazi­one di forza della squadra di Spalletti. L’Udinese non riesce più a salire ed è costretta ad abbassarsi troppo. Oltre ai gol del nigeriano da segnalare un paio di conclusion­i di Mertens e anche un palo colpito da Mario Rui, sul quale comunque Silvestri si salva abilmente.

Il rosso a Marì Nel finale alcune decisioni discutibil­i dell’arbitro che mostra il rosso diretto a Pablo Marì. Lo spagnolo alza la gamba in maniera scomposta su Zielinski colpendolo a un fianco. Maldestro sì ma non cattivo. Come non è da giallo l’intervento di mano di Osimhen. Comunque sia, in inferiorit­à numerica l’Udinese prova a pressare ma ottiene solo qualche calcio piazzato. Mentre in contropied­e il Napoli, col solito Osimhen, mette Zielinski in condizione di calciare a porta spalancata, ma il polacco manca clamorosam­ente il bersaglio. Spalletti scrive la prima delle nove pagine di storia chieste ai suoi ragazzi. E, pur nella difficoltà, è una bella pagina, perché la veemente reazione è sinonimo di “fame” del gruppo, spinto a decibel dal suo pubblico, e soprattutt­o una buona condizione fisica alla vigilia dello sprint di primavera.

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