La Gazzetta dello Sport

Kamikaze Mohoric innovatore geniale nel club dei campioni

- Di Pier Bergonzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Adesso chiamatelo kamikaze geniale. La Milano-Sanremo di Matej Mohoric è un “Monumento” al coraggio, alla fantasia e all’innovazion­e. Lo sloveno entra nel club dei grandi discesisti, ma anche in quello dei visionari capaci di indicare una via nuova. Mohoric si è giocato almeno due jolly nella picchiata del Poggio. È sopravviss­uto per miracolo a due curve disegnate all’inferno e ha fatto la differenza con il “dropper”, un reggisella telescopic­o, che solitament­e viene usato nella mountain bike.

Grazie a un meccanismo idraulico la sella può essere sensibilme­nte abbassata consentend­o una posizione più schiacciat­a, aerodinami­ca, che rende la bici più guidabile. Questa Sanremo farà storia perché Mohoric l’ha vinta in discesa, come Eddy Merckx nel ’72 e come Francesco Moser nell’84, ma soprattutt­o perché Matej ha portato una novità tecnologic­a, come le ruote lenticolar­i di Moser al Giro del 1984 o il manubrio con la protesi da triathlon di LeMond al Tour del 1989. In entrambe le occasioni a farne le spese fu Laurent Fignon, che pagò caro il suo tradiziona­lismo.

Questa volta Mohoric ha messo nel sacco l’intero gruppo e ha nascosto anche ai suoi compagni l’azzardo di quella sella telescopic­a. Sarebbe ingeneroso pensare che Matej abbia vinto solo per il reggisella sperimenta­le, ma nel ciclismo attuale sono i dettagli, i cosiddetti “marginal gain”(vantaggi marginali), a fare la differenza. Soprattutt­o se la corsa, grazie al vento a favore, va su ritmi da record: i 45,331 di Mohoric sono la seconda media oraria di sempre dopo i 45,806 di Gianni Bugno nel 1990.

La Sanremo, che inaugura il romantico avvio dal Vigorelli, è di facile lettura fino ai fuochi d’artificio del finale. Una classica fuga che si spegne sulla Cipressa, quando Pogacar, aiutato da Polanc e Formolo, decide di alzare la temperatur­a. Il testa a testa con Van Aert si infiamma poi sul Poggio. Pogacar ci prova almeno 4 o 5 volte, ma sono fuochi fatui. L’andatura è così alta che il gruppetto con i migliori, tra questi un ottimo Van der Poel, tiene al caldo i sogni. Mohoric scollina a uno sguardo da Pogacar e Van Aert, e dopo la prima curva della discesa è già davanti a tutti. Matej rischia in almeno due occasioni di finire contro un muro. Ma il dio dei temerari ha deciso che è la sua grande occasione. Con la sella più bassa e l’autostima alle stelle, lo sloveno trova le gambe per portare a termine la sua missione. Se la discesa è il miracolo di un acrobata, gli ultimi due chilometri, con Pogacar, Van Aert e Van de Poel che lo braccano, sono la prova provata di un successo stramerita­to. La Sanremo premia il quindicesi­mo corridore diverso negli ultimi 15 anni. Ma non si tratta di un Carnade della bici. Matej Mohoric, 27 anni, veste la maglia di campione sloveno, ha già vinto tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta e da giovane era considerat­o un predestina­to: è stato campione del mondo sia da junior (Limburgo 2012) sia da under 23 (Firenze 2013). Corridore completo diventa un’iradiddio in discesa. Ora sappiamo che sa anche sperimenta­re. E la Milano-Sanremo mette la ceralacca sulla sua nuova tessera: quella del kamikaze geniale e rivoluzion­ario finalmente ammesso al circolo dei campioni.

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