La Gazzetta dello Sport

Il trionfo di Jacobs dedicato agli... infedeli

- Di Franco Arturi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ora ci crederanno. E intanto noi riadattiam­o le note e le parole di Conte, Bartali e dei francesi per modularle su Marcell Jacobs e su tutti quelli che s’incazzeran­no (scusate) per questo stupendo trionfo mondiale. L’elenco degli infedeli snob e al fiele è lungo e nobile, a cominciare dalle testate angloameri­cane che hanno fatto di tutto per gettare ombre sull’oro olimpico del nostro velocista dopo le volate imperiali di Tokyo. Non sono riusciti a portare a casa niente, ma c’erano rimasti un gran fastidio e un ossicino in gola. L’abbiamo sputato, finalmente. La lezione è confeziona­ta al fotofinish di Belgrado: dietro all’azzurro, giusto due americani e un inglese. La nostra esultanza è doppia. E vogliamo parlare dell’ineffabile arcadia degli statistici dell’atletica che erano riusciti ad escludere il re dei 100 metri, la gara regina dell’Olimpiade, dalle 10 nomination per l’atleta dell’anno? Uno sgarbo da parte di personaggi per cui l’atletica ha poco di umano e molto di numeri artificios­i. Una dedica anche a loro. L’atletica indoor, soprattutt­o per i velocisti, è un grumo di insidie che si consuma in poco più di sei secondi. È ovvio che una partenza sbagliata o un paio di appoggi incerti possono mandare all’aria tutto. Non ci sono i 3040 metri finali del rettilineo per recuperare e far valere la progressio­ne. Marcell avrebbe potuto lasciar perdere la stagione invernale: molti la evitano senza porsi problemi. Ma la freccia del Garda ha voluto raccoglier­e la sfida, senza aspettare i mesi della primavera-estate. E su un terreno dove i suoi avversari super specializz­ati avrebbero avuto vantaggi. È finita con un’altra medaglia d’oro e con un altro record europeo. Raramente abbiamo avuto risposte così perentorie. Nel giorno del ritorno alla pole position della Ferrari di Leclerc, l’Italia è la patria della velocità, con e senza motore. L’aspetto tecnico di questo trionfo è inestimabi­le: chiunque abbia un minimo di dimestiche­zza con lo sport sa che confermars­i al vertice è molto più difficile che arrivarci, magari sulla spinta di uno stato nascente di entusiasmo e nuove certezze. Vale anche per l’autostima di Marcel e per il timore reverenzia­le con il quale i suoi avversari di domani dovranno misurarsi. Non era scontato, se pensiamo non tanto alle invidie di chi non ha voluto capire la sua prima impresa, quanto al turbine che ha investito il ragazzo dopo le sue medaglie giapponesi. Un’orgia di interviste, richieste dagli sponsor, contratti, richieste, apparizion­i che avrebbero potuto mettere sottosopra chiunque, a maggior ragione un ragazzo che forse nemmeno nei suoi sogni si era avvicinato a questo status.

Basta un attimo per perdere i ritmi di quella “vita d’atleta” che è alla base di ogni successo. È straordina­rio che questo ragazzo non abbia lasciato nulla del suo approccio serio all’atletica nelle discoteche o negli studi televisivi. Molti al suo posto avrebbero perduto l’orientamen­to.

Tutti sappiamo che un velocista italiano di livello ha davanti a sé due monumenti con cui confrontar­si. Se qualcuno avesse chiesto a Marcell qualcosa di Berruti e Mennea, anche solo a giugnolugl­io dell’anno scorso, ne avrebbe ricavato un sorriso di compatimen­to: «E io che c’entro con loro?». Be’, oggi con quelle due medaglie al collo e i due primati europei, la rincorsa è cominciata. E nessuno può dire come finirà. Ditelo anche a inglesi e americani, potrebbero essere interessat­i.

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Marcell Jacobs nello sprint vincente davanti agli americani Coleman e Bercy. Con 6”41 ha stabilito il nuovo record europeo dei 60 m
AFP Il volo Marcell Jacobs nello sprint vincente davanti agli americani Coleman e Bercy. Con 6”41 ha stabilito il nuovo record europeo dei 60 m
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