La Gazzetta dello Sport

MOHORIC NEI PANNI DI POGACAR UN BLITZ E SBANCA LA SANREMO Milano-Slo Venia

Matej fa la rivoluzion­e: usa una bici con sella modificabi­le in corsa e attacca in discesa. Big sorpresi, il connaziona­le Tadej lo applaude

- Di Luca Gialanella

Nel ciclismo di questa generazion­e, si può anche andare dagli amici in gruppo e canticchia­re la musichetta di James Bond. Far vedere un nuovo sistema che hai sotto la sella e stuzzicarl­i: «Vi avviso, non provate a venirmi a prendere in discesa dal Poggio». La Milano-Sanremo numero 113 è un thriller di quasi sei ore e mezza, protagonis­ta Matej il rivoluzion­ario coraggioso, e crediamo che i rivali si siano arrovellat­i per capire se davvero Mohoric da Kranj, città cuore del ciclismo sloveno, li prendesse in giro. Eh no, purtroppo per loro: ne hanno visto la schiena in via Roma, quando ormai era tardi. Secondo il francese Turgis, che era lì per aiutare Sagan, e terzo Van der Poel, una corsa pazzesca. Così la prima Classiciss­ima della Slovenia non va a Tadej (Pogacar), o a Primoz (Roglic), i campioni più noti (che dopo l’arrivo hanno applaudito e abbracciat­o il connaziona­le), ma a Matej, 27 anni, il predestina­to: due Mondiali da juniores e Under 23. Siamo a 15 vincitori diversi nelle ultime 15 edizioni, dal 2008. Qualcosa vorrà pur dire sulle mille variabili per vincerla.

Il Poggio per amico

Mohoric abita a Monaco e quando si mette in testa una cosa, non la molla.

Prende la macchina, parcheggia a Sanremo, e per quattro ore al giorno va su e giù dal Poggio, sempre nella direzione della corsa. Migliaia di volte, ogni metro è suo. Per provare quel reggisella che si alza e si abbassa: si chiama “Dropper seatpost”, consente di tenere più basso il baricentro e avere maggiore aderenza, più stabilità e velocità. Una sola preoccupaz­ione: il traffico aperto e le macchine dalle vie laterali. Tanto che avevano persino pensato, lui e la squadra (Bahrain Victorious), di chiedere una chiusura parziale del Poggio per fare questi test! Matej sa benissimo che la salita non è fatta per lui, ma per Tadej Pogacar. Però la discesa, le ventitrè curve (11 a destra e 12 a sinistra) e i sette tornanti no, quella è casa sua.

Il film Ieri vediamo tutto il thriller in otto minuti, per fare poco meno di 10 km, i più adrenalini­ci del circuito mondiale. E quando dopo la corsa si apre il computer di Mohoric, scopriamo che nei 4,6 km del suo attacco (2300 metri di discesa, 2300 metri sull’Aurelia fino a via Roma) tocca 73 km all’ora nella picchiata e la media è di 55,6! La massima potenza, nei rilanci in discesa per scavare i 5” di margine (Nizzolo, che lo inseguiva, cade con Kwiatkowsk­i), è di 1180 watt: dopo 290 km di gara veloce, con il vento che (come previsto) soffia a favore e porta il dato finale a 45,331 km/h, la seconda dopo Bugno 1990. E le due immagini di Mohoric che più impression­ano in discesa sono il segnale, invece, di che cosa sia il controllo di se stesso: Matej entra nella canalina dell’acqua, a pochi centimetri dal muro, e ne esce alzando la bici con un colpo di reni. Mentre quando si “intraversa” all’ultimo tornante a sinistra e sembra destinato contro le piante, sposta il baricentro all’interno. E via verso il trionfo, che neppure la caduta della catena ai 600 metri in un cambio di rapporto può frenare. Così la stagione dei Monumenti, finita con il trionfo di Colbrelli alla Roubaix del 3 ottobre, si apre ancora una volta con un successo della Bahrain-Victorious.

Primo tempo

Il Poggio non tradisce, mai. E si concede anche ai due fuggitivi superstiti, Alessandro Tonelli (Bardiani-Csf) e Samuele Rivi (Eolo-Kometa), partiti al via e arrivati sino ai metri iniziali della salita: 284 km, condivisi in gran parte con Gidich, Zakharov, Tagliani, Zurita, Sevilla e Conca. Pogacar e Wout van Aert si marcano senza tregua sin dalla Cipressa: lo sloveno con Polanc e un gigantesco Formolo, il fiammingo con Laporte e Roglic. Il ritmo infernale dei gregari di “Pogi” seleziona un gruppo di 35 che va a giocarsi la corsa: non ci sono Sagan, che volava ed è frenato da un problema meccanico sul’Aurelia, e Ganna, che paga la febbre di inizio settimana. Sul Poggio, Pogacar (pilotato da Ulissi: bravo) si esibisce in cinque accelerazi­oni, tre “telefonate” e due più decise. Se Van Aert non è brillante e corre sulla difensiva per aspettare la volata, chi impression­a è Mathieu van der Poel: prima gara su strada dopo la Roubaix, un ciclocross e mezzo, lo stop per i guai alla schiena e gli allenament­i al caldo della Spagna. È lui a chiudere sull’attacco più tosto, quello del danese Kragh Andersen: senza Vdp, chissà come sarebbe finita. Perché scollinano tutti in fila, Andersen, Pogacar, Van der Poel e Van Aert. Il quinto è Mohoric. E il finale lo conoscete già.

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AFP Il trionfo Matej Mohoric, 27 anni, sloveno residente a Montecarlo, festeggia all’arrivo di via Roma

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