«In cima al Poggio mi sono detto: “Ora o mai più”»
Stanno smontando tutto in via Roma e Matej Mohoric è ancora lì. Quando esce dall’antidoping è incredulo, abbraccia il d.s. Alberto Volpi che si commuove e dice: «Non camminavo. Il dottore mi ha chiesto: “La fai la Sanremo?” E io: “Ma che c… stai dicendo”». Già: se non fosse caduto alla Strade Bianche due settimane fa, almeno una stella nei pronostici non gliela avrebbe tolta nessuno. Con il senno di poi, meglio così. «Per tutto l’inverno ho avuto la Sanremo in testa. Dopo la caduta, mi faceva male un ginocchio e non ho pedalato per 4 giorni. Non potevo salire bene le scale, i legamenti si erano infiammati. Ma non ho mai smesso di crederci. Pensavo che la maggior parte del gruppo aveva problemi fisici. Così sul Poggio mi sono detto “o la vinco oggi, o mai più”».
Segnali
Predestinato, lo è da un decennio: chi vince due mondiali di fila, junior e Under 23, non può non esserlo. Sopravvissuto, dal Giro d’Italia 2021. Dal 16 maggio, nona tappa. In aviazione si chiama giro della morte, fare un cerchio completo a forma di anello. A Mohoric è capitato nella discesa da Passo Godi: impatto sull’asfalto quasi in verticale sul casco, che gli ha salvato la vita, e poi sulla schiena. Bici spezzata in due. «Non mi ha condizionato – ha raccontato –, perché so guidare la bici e so qual è il limite. Là era successo qualcosa fuori dal mio controllo, ho toccato un pezzo di marciapiede. Ho sviluppato questa abilità vicino al mio paese quando con gli amici facevamo dei circuiti in mountain bike nei boschi». Fuori pericolo dopo il leggero trauma cranico riportato, rivelò: «Ho ringraziato Dio, l’angelo che mi guarda».
Doti Intelligenza e carattere. A Mohoric non manca niente. A scuola prendeva spesso il voto massimo, 5. Curiosamente una volta ebbe 4 in… educazione fisica. «In bici mi allenavo pure con il buio, mettendo le luci. E mi ispiravo a Sagan, un grande». L’italiano – lo parla benissimo – lo ha perfezionato leggendo i classici e il dizionario, perché è curioso di scoprire nuove parole. Al Tour 2021, dopo il secondo successo di tappa, aveva zittito chi dubitava del team che aveva subito una perquisizione: «Niente da nascondere, nulla contro i controlli, ma non mi sono piaciuti i modi. Hanno visto pure le foto personali. Non va bene». Ieri ha vinto il primo Monumento della vita e non è detto che sia l’ultimo, anzi: lo attendono Fiandre, Roubaix, Liegi (4° nel 2020). «Avevo tanto mal di gambe nel finale, a ogni angolo è come se stessi sprintando per la vita». Giovedì, in un messaggio, ci aveva confidato: «Più o meno dopo la caduta ho recuperato. Vediamo in gara come va. Mercoledì mi sono allenato, e sembra meglio». Meglio… di così sarebbe stato impossibile.