Quanto pesa Osimhen
NAPOLI, BEN 16 PUNTI CON LE SUE 11 RETI MA VICTOR MANCHERÀ CON L’ATALANTA
Corre oltre i propri limiti Peccato non averlo potuto avere sempre a disposizione
Audace forte e imbattibile: ho tanti aggettivi per il mio amico Victor che sorprende tutti
Corse a perdifiato In campo va per divertirsi con la leggerezza di un bambino e trasmette gioia
Il nigeriano spesso sblocca la partita E rende solido anche il reparto arretrato Un’assenza pesante nella partita decisiva
Quando Victor Osimhen è rientrato in campo dopo l’intervallo di sabato, sotto di un gol con l’Udinese, si è ritrovato davanti Dries Mertens che aveva appena completato il riscaldamento. Il belga dopo aver abbracciato i suoi compagni ha afferrato per le braccia il nigeriano gli ha detto in inglese: «Amico, li pressiamo alti e tu fai gol. Tranquillo!». La sicurezza trasmessa da Ciro è stata recepita da Victor che già nello spogliatoio aveva ascoltato i consigli di Luciano Spalletti. Di fatto appena il Napoli ha alzato i ritmi per uno con la velocità di Osimhen è stato come un gioco andare a segnare la sua terza doppietta in campionato, quarta stagionale calcolando quella di Leicester in Europa League.
Leggerezza da bimbo Ecco, non è un modo di dire, scrivere di gioco a proposito di questo ragazzone nigeriano, che va in campo col gusto di divertirsi di un bimbo, nel senso più puro del termine. Quando le partite sono al tramonto e la stanchezza si fa sentire, lui continua a scattare a perdifiato, anche se il risultato è già acquisito. Semplicemente perché si diverte, lui. Decisamente un po’ meno i difensori avversari che fanno una fatica bestiale a contenerlo. La sua gioia di stare in campo è contagiosa soprattutto per i suoi tifosi, oltre che per i compagni. Ormai è diventato il nuovo idolo del Maradona ed è stato bello, a un certo punto della gara con l’Udinese, sentire partire dal settore Distinti un coro di incoraggiamento per Victor tutto composto da voci “bianche”, di ragazzini presenti sugli spalti affascinati dai superpoteri dell’uomo mascherato.
Non solo gol I numeri che riguardano le reti del cannoniere azzurro sono evidenti: gli 11 gol realizzati in campionato “pesano” tantissimo sulla classifica del Napoli, perché hanno portato ben 16 punti sui complessivi 63. Un bel patrimonio. Ma non è l’unica unità di misura del suo apporto alla squadra. Perché, per fare un esempio specifico, le statistiche non fanno emergere quanto decisivo sia stato il suo contributo nella trasferta di Firenze.
Allora il Napoli al tramonto del primo tempo era sotto di un gol e soffriva la spinta dei padroni di casa. Quando Fabian Ruiz inventò un lancio di 50 metri sul quale Osimhen si avventò portando il pallone in area dove veniva atterrato. Rigore, pari, e inerzia della partita che cambiò con gli azzurri vincenti al Franchi in rimonta. E allora per capire sino in fondo l’apporto di questo centravanti va guardato in profondità il rendimento della squadra. Scopriamo, dunque, alcuni dati importanti. A partire dalla media punti (2,3 contro 1,7) notevolmente differente con il nigeriano in campo o indisponibile. E se la differenza di gol segnati è un indice tutto sommato logico visto che parliamo del capocannoniere, salta agli occhi anche il miglior rendimento difensivo. Quando c’è Victor il Napoli subisce meno reti (0,65 a partita, contro 0.9 di media). Spiegabile in due aspetti. Col nigeriano in campo la squadra predilige un baricentro un po’ più basso e questo per lasciare più spazio fra la linea difensiva avversaria e la porta, per sfruttare la progressione micidiale del proprio centravanti. Inoltre sui calci piazzati Osimhen dà un ottimo contributo anche in fase difensiva: con il suo tempismo sul gioco aereo diventa efficace nello sventare pericoli dalle parti di Ospina.
Ora le Aquile Intanto Victor è partito per l’Africa per raggiungere la sua nazionale. Le Super Eagles affronteranno il Ghana venerdì e in palio c’è un posto al Mondiale. Qualificarsi per il Qatar - dopo l’amarezza di una Coppa d’Africa vissuta da spettatore con uno zigomo a pezzi - diventa un ulteriore gioia per il bimbo Victor e per la sua crescita nel panorama dei più grandi attaccanti a livello internazionale. Poi il ritorno a Napoli, senza poter giocare contro l’Atalanta per squalifica, ma concentrandosi sulle ultime sette gare di campionato che gli azzurri possono affrontare ancora con la speranza di poter arrivare a quel titolo che la città ha potuto assaporare solo all’epoca di Diego Armando Maradona. Era il 1990 e naturalmente Victor non era neanche nato. Adesso sentirlo ripetere: «Io e la squadra allo scudetto ci crediamo» è musica per gli appassionati napoletani.
Assenza pesante
Petagna fuori, forse toccherà a Mertens Ora vola in Nigeria prima di rituffarsi nella corsa scudetto