La Gazzetta dello Sport

Il viaggio di Moustapha e la «genialata» del Gasp

Giocava in Seconda Categoria nel leccese, in due mesi a Bergamo già tanti gol con la Primavera

- Di Marco Guidi

«Contento per la vittoria? Sì e soprattutt­o per Cissé». Merih Demiral, solo un paio di mesi fa, non sapeva chi fosse questo ragazzo guineano di 18 anni spuntato a Zingonia dal nulla. Nessuno lo sapeva. Ma ieri sera, il difensore turco dell’Atalanta l’ha portato sulle spalle sotto il settore ospiti a festeggiar­e tre punti che portano la sua firma.

Più di un numero La firma di Moustapha, la stessa messa su un foglio appena sbarcato in Italia a 16 anni da Conakry, la capitale della Guinea. Lui come tanti altri ragazzi africani che sfidano il mare per cercare un futuro migliore. Tanti, quasi tutti finiscono nei telegiorna­li come un numero. Ma Cissé il suo futuro l’ha trovato nel presente. Gol all’esordio in Serie A e nemmeno banale: controllo e sinistro piazzato alle spalle di Skorupski. Poi l’abbraccio a terra con gli amici Scalvini e De Nipoti, che l’hanno conosciuto in Primavera prima degli altri compagni della prima squadra. Che alla Dea siano tutti felici per Moustapha lo si è visto anche dall’esultanza di Gian Piero Gasperini, dopo che Maresca ha indicato il centrocamp­o confermand­o la validità del gol. Quasi fanciulles­ca. Ok, era la rete dell’1-0 a meno di un quarto d’ora dalla fine, ma nel sorriso del Gasp c’era tutta la soddisfazi­one di aver avuto una parte nella favola di un ragazzo. Il coraggio di averci creduto.

Giocatore Ma come ci è arrivato Cissé all’Atalanta e al grande calcio? Il grande merito va a osservator­i e dirigenti nerazzurri, che l’hanno pescato in Seconda Categoria nei dintorni di Lecce. Due mesi fa, appunto, Moustapha giocava nell’ASD Rinascita Refugees, squadra che prende il nome dall’omonima cooperativ­a, e fondata da un senegalese, Niang Baye Hassane. Raccoglie soprattutt­o richiedent­i asilo in Italia. Siamo lontanissi­mi dagli stadi della Serie A. Ecco, Cissé segnava a raffica, ma da qui a immaginarl­o esultare al Dall’Ara ce ne passa. Altro che due mesi. Invece, eccolo lì con la maglia numero 99 a saltellare dalla gioia. A Zingonia ci hanno messo poco a dargli una chance, dopo l’arrivo a gennaio. Gol all’esordio in Primavera, poi doppietta al Milan alla terza presenza. Quanto basta perché Gasperini si sia convinto ad aggregarlo alla prima squadra. «Una genialata – racconta il vice Tullio Gritti -. Ma se non avessimo avuto tutti questi infortuni, Cissé non sarebbe stato nemmeno qui». A volte il destino ti restituisc­e quanto ti ha tolto prima. Moustapha in Italia è arrivato dopo la morte del padre. Stavolta la buona sorte è stata dalla sua. È anche da questi particolar­i che si giudica un giocatore. E da ieri sera, Cissé lo è di diritto.

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ANSA Sotto la curva Cissé portato in spalla davanti ai tifosi atalantini

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