La Gazzetta dello Sport

Il futuro azzurro

«NON È IL DOPO SVEZIA ABBIAMO UN GIOCO RIPARTIAMO DA QUI» L’opinionist­a tv: «Il c.t. resta o lascia? L’importante è che rimanga la proposta: si è vista pure contro la Macedonia»

- Marco Guidi

ome italiano mi sento ferito, amareggiat­o». Lele Adani, come la stragrande maggioranz­a di noi, non se l’aspettava. Non così, perdendo contro la Macedonia del Nord in casa. L’addio al sogno Mondiale non può che lasciare attoniti. Ma è proprio in questo momento di forte delusione che Adani invita a essere lucidi nell’analisi. «Facciamo subito un distinguo: questa eliminazio­ne è molto differente da quella contro la Svezia».

che senso? Allora non eravamo campioni d’Europa.

«Vero e quella sconfitta lasciò solo macerie. Non si era costruito nulla prima e il gruppo era arrivato a un punto di rottura. Non voglio dare tutte le responsabi­lità a Ventura, ma la Nazionale di Mancini a differenza della sua ha compiuto un percorso dal punto di vista del gioco e della proposta che è stato riconosciu­to da tutto il mondo del calcio. Sarebbe un autolesion­ismo abbandonar­e il solco creato dal Mancio dal nulla solo per un risultato, per quanto gravemente negativo».

3Mancini, però, potrebbe lasciare. Lei lo conosce bene, che idea si è fatto?

«Io credo che nella mente di Roberto

ci fosse l’idea di partecipar­e al Mondiale e poi cambiare. È la sua natura quella di cercare nuove sfide senza paura. Dopo questa sconfitta, però, non si è fatto prendere dall’impulso, come quando, per esempio, disse pubblicame­nte che avrebbe lasciato l’Inter dopo il ko con il Liverpool in Champions ed è un bene. Oltre tredici anni dopo è maturato e la sua scelta sarà ponderata e lucida. Ragionerà sul perché di questa eliminazio­ne e sul rapporto con il suo gruppo: si sono dati tutto o si può andare avanti?».

3Dovesse

il bilancio di Mancini?

«Roberto ha piantato un seme nel deserto, regalandoc­i una soddisfazi­one incredibil­e con la vittoria dell’Europeo in anni aridi per il calcio italiano. E poi non dimentichi­amo che prima della sconfitta con la Macedonia del Nord, gli azzurri avevano perso una sola partita su 42, in Nations League con la Spagna e avevano stabilito il record di risultati utili consecutiv­i, 37. Prima di Mancini, il calcio andava avanti e noi eravamo rimasti indietro. Grazie a lui ci siamo riallineat­i. Per questo, al di là della sua permanenza o meno, mi auguro si continui con l’idea che ha innestato non solo nella Nazionale maggiore, ma anche nelle giovanili. Un’idea che è fatta dalla ricerca del dominio del gioco».

Perché questa idea non ci è però bastata per battere i modesti macedoni?

«All’Europeo non avevamo i favori del pronostico, ma con la proposta e il coraggio siamo arrivati dove non immaginava­mo si potesse arrivare. Battendo squadre più talentuose. Quel gap c’era e c’è, ma l’abbiamo colmato con l’intensità e la proposta. Dopo, abbiamo continuato con lo stesso gioco, ma senza più raccoglier­e. Nessuno ci ha messo sotto. Dal pareggio con la Bulgaria ci è però venuto il braccino corto e in fase conclusiva abbiamo fatto errori difficili da spiegare».

3Come si riparte ora?

«Con Mancini o mantenendo l’eredità di Mancini. In questo deve essere brava anche la Federazion­e, sia nelle scelte che nella comunicazi­one ai tifosi: tornare indietro sarebbe un clamoroso autogol».

parla di un ticket Lippi direttore tecnico e Cannavaro c.t.

«Conosco Fabio e so che si sente pronto per allenare in Europa. Così come sarò sempre grato a Marcello per il 2006. Ma al di là dei nomi, mi interessa che, nel caso, non si disperda il lavoro del Mancio».

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Daniele Adani, 47, opinionist­a tv
lasciare, quale sarebbe Daniele Adani, 47, opinionist­a tv
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Sull’Europeo

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