La Gazzetta dello Sport

Lo scudetto sulla via Emilia BUONE IDEE E SANA GESTIONE ANCELOTTI RIFERIMENT­O PER PIOLI E INZAGHI

I tecnici di Milan e Inter sono nati a Parma e Piacenza e si ispirano al conterrane­o Carletto. Nel loro dna ci sono anche Bersellini e Simoni

- Di

G.B. Olivero P

iù che una scuola, è un modo di vedere le cose del pallone. Con naturalezz­a, buon senso, attenzione ai particolar­i e senza la pretesa di insegnare nulla. Questo è lo scudetto della via Emilia perché Simone Inzaghi è nato a Piacenza e Stefano Pioli una settantina di chilometri più a sud, a Parma. Altri cinquanta verso est e si arriva a Reggiolo, il paese di Carlo Ancelotti, il patriarca degli allenatori originari di questo lembo d’Italia. Ancelotti ha vinto la Liga e sta preparando la finale di Champions. Nella sua lunga carriera ha conquistat­o tantissimi titoli ed è diventato il primo allenatore della storia ad aver trionfato nei cinque campionati europei più importanti. Il viaggio, inevitabil­mente, parte da lui anche perché Carlo ha lasciato tracce preziose che sono state seguite da Pioli e Inzaghi.

Gestione oculata Non parliamo solo di tattica, perché ogni tecnico nel corso del tempo sviluppa le sue idee e poi naturalmen­te le adegua ai giocatori che volta per volta si trova ad allenare. Ma la gestione intelligen­te del gruppo è alla base degli ottimi risultati ottenuti da Pioli e Inzaghi. Ancelotti si è sempre trovato a suo agio negli spogliatoi ingombrant­i, pieni di campioni forse perché in un ambiente del genere era cresciuto anche da giocatore. Non fatevi ingannare dall’aria paciosa: quando deve urlare, Ancelotti lo fa. Ma non succede spesso e comunque solo quando è necessario. Carlo si confronta con i senatori, non ha paura di manifestar­e eventuali dubbi, coinvolge e non esclude. Anche Pioli e Inzaghi, giunti in un top club per gradi (soprattutt­o il milanista, mentre l’interista ha costruito la sua carriera sempre nella Lazio), sanno trattare ciascuna delle tante teste diverse presenti a Milanello e Appiano. Stefano ha fatto crescere l’autostima dei giocatori, non ha mollato chi rendeva poco, ha tirato fuori il meglio dai più bravi e ha creato un gruppo davvero compatto. Simone è da sempre un leader naturale nello spogliatoi­o: i suoi calciatori lo adorano anche se vengono... appesi al muro dopo una reazione sbagliata. Chiedete a Hoedt, il difensore olandese dell’Anderlecht che ha giocato nella Lazio di Inzaghi. Un giorno si arrabbiò per un’esclusione, ma sbagliò tempi e modi della rimostranz­a. Simone lo fulminò e a Formello ancora ricordano quel momento. Qualche giorno dopo Hoedt chiese scusa all’allenatore. Raramente questi tecnici hanno bisogno di imporre la loro autorità: si guadagnano il rispetto e la consideraz­ione del gruppo con l’esempio, il lavoro, la credibilit­à.

Difesa e intelligen­za La via Emilia ha prodotto altri due allenatori di ottimo livello, purtroppo entrambi scomparsi nel recente passato. Eugenio Bersellini era nato nel 1936 a Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, e sulla panchina dell’Inter vinse un campionato e due Coppe Italia. Per tutti era il “sergente di ferro” e di sicuro sapeva essere burbero e diretto quando serviva. Ma il soprannome gli rende onore fino a un certo punto, perché Bersellini sapeva creare un legame profondo con i suoi giocatori. Era un altro calcio, magari antico, in cui la solidità difensiva era il mantra di quasi tutti i

tecnici. Adesso, azzardando certi argomenti, si corre il rischio di essere considerat­i blasfemi, ma il Milan di Pioli nelle ultime dieci giornate ha fatto la differenza proprio così: blindando la porta e aspettando il momento giusto per colpire. Gigi Simoni, nato a Crevalcore (due passi da Bologna) nel 1939, era cresciuto con gli stessi insegnamen­ti di Bersellini, ma quando arrivò all’Inter trovò Ronaldo e costruì una squadra bellissima e anche vincente (Coppa Uefa) pur schierando il libero e marcando a uomo. Ecco la bellezza del calcio: si vince in tanti modi. E Ancelotti lo sa bene. Berlusconi voleva il trequartis­ta e le due punte, lui annuiva sempre e poi faceva di testa sua. Così vinse la Champions del 2007 con l’albero di Natale. Carlo, da giocatore, era andato al Milan su espressa richiesta di Arrigo Sacchi, il principale esponente del filone più rivoluzion­ario nato in Romagna. Anche in Toscana si trovano diverse scuole di pensiero calcistico. Ma nella via Emilia funziona così: buon senso, organizzaz­ione tattica, accurata gestione del gruppo, esaltazion­e del talento individual­e. Una discreta ricetta per il successo.

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A sinistra un giovane Pioli con la maglia del Parma, indossata dal 1982 al 1984. A destra Inzaghi con il Piacenza nel 1998-99
LIVERANI Gli inizi A sinistra un giovane Pioli con la maglia del Parma, indossata dal 1982 al 1984. A destra Inzaghi con il Piacenza nel 1998-99
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A Stefano Pioli, 56 anni, manca un solo punto per festeggiar­e la vittoria dello scudetto con il Milan: lo cercherà contro il Sassuolo
GETTY Meno uno A Stefano Pioli, 56 anni, manca un solo punto per festeggiar­e la vittoria dello scudetto con il Milan: lo cercherà contro il Sassuolo
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In questa stagione, la prima alla guida dell’Inter, Simone Inzaghi, 46 anni, ha già conquistat­o due trofei: la Supercoppa italiana e la Coppa Italia, vinte entrambe contro la Juve
GETTY Due titoli In questa stagione, la prima alla guida dell’Inter, Simone Inzaghi, 46 anni, ha già conquistat­o due trofei: la Supercoppa italiana e la Coppa Italia, vinte entrambe contro la Juve

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