Il Cavaliere grigiorosso
LA FORMULA ARVEDI «GIOVANI E CREATIVITÀ COSÌ LA CREMONESE È TORNATA GRANDE» Il re dell’acciaio tra promozione e futuro «A Como la mia emozione più grande La Serie A? Non abbiamo pozzi di petrolio»
egli anni in cui la Cremonese lasciava la Serie A per l’ultima volta (1996), il cavalier Giovanni Arvedi sviluppava e brevettava tecnologie che l’hanno fatto diventare il re dell’acciaio. Oggi, a 84 anni, non c’è dettaglio delle sue aziende che gli sfugga, o movimento in Borsa che non lo interessi. Non ci sono nemmeno iniziative utili alla sua Cremona che lo lascino indifferente, dalla musica all’istruzione o alla ricerca, oltre ovviamente allo sport. Nel 2007 Arvedi ha rilevato la Cremonese, l’ha portata dopo dieci anni in B. Tra tutti gli investimenti fatti per la sua città, forse era quello che gli dava meno soddisfazione. Poi, all’improvviso, ecco la Serie A. Inattesa, costruita pian piano, maturata cammin facendo, gestita sulla lezione di qualche errore del passato. Anche per lui, una grande emozione. Tale da fagli rompere la proverbiale riservatezza per raccontare la sua gioia.
3Cavaliere, il 6 maggio 2022 è una data storica per lei e la Cremonese: quali altri momenti come questo conserva nel cuore?
«Ce ne sono stati molti altri di momenti “memorabili” nella mia vita, ma nessuno è stato emozionante e coinvolgente come questa promozione. Una grande e bella soddisfazione. Speriamo possa essere anche una positiva opportunità per la città di Cremona».
3In Serie A dovrà confrontarsi anche con fondi statunitensi e sceicchi: come immagina questa sfida fuori dal campo? «Certo, è vero: noi non abbiamo pozzi di petrolio. Alla mia tenera età non posso non essere anche riflessivo. È bene considerare con la dovuta saggezza i doni della Provvidenza e il rispetto che si deve avere per gli altri».
3L’ultima Cremonese in A era una squadra “pane e salame”, questa è “d’acciao”. Concorda? «L’uomo supera sempre se stesso e, anche nel mondo dell’acciaio, è la creatività che vince. Quindi quello che conta è lo spirito. In questo campionato combattuto fino alla fine, il “pozzo di petrolio” della Cremonese è stato lo spirito di squadra».
3Avete
vinto con una squadra giovane e italiana: che messaggio è?
«Il mio pensiero e la mia operatività industriale e sportiva sono stati indirizzati verso la crescita dei giovani: è stato così nel calcio, nell’atletica e nel ciclismo».
3In
15 anni ha cambiato tanti allenatori e manager: come è diventato vincente questo gruppo di lavoro, formato dal d.g. Armenia, il d.s. Giacchetta, il consulente Braida e gli altri?
«È vero, è stato uno dei miei limiti di conoscenza e mentalità. Poi finalmente ho avuto la fortuna di condividere i miei programmi ed obiettivi con persone con cui ci siamo capiti bene e fino in fondo. Tutti molto bravi, loro come i giocatori».
3Lei non segue le partite, ma con i giocatori ha un rapporto diretto molto paterno: chi sono quelli a cui è più affezionato? «Il mio rapporto con i giocatori è stato professionale e non presenzialista. L’esempio, la correttezza, la serenità, la costanza e l’umiltà aiutano a farsi capire ed apprezzare vicendevolmente».
3Come vive le partite da casa? Guarda la tv o pensa ad altro per non soffrire troppo?
«Vedo e rivedo le partite a casa in tranquillità. Eppure, anche quando guardo le repliche, ben sapendo già il risultato finale, le rivivo con una certa apprensione: i colori grigiorossi sono un’emozione».
3C’è una partita speciale in Serie A della Cremonese che non si vorrà perdere?
«Io credo che il finale dell’ultima partita con il Como sia stata la più emozionante. L’anno prossimo in A saranno tutte gradite, non faccio differenze».
3Dal
suo arrivo la Cremonese è migliorata come strutture, vedi centro sportivo nuovo e stadio ristrutturato: pensa di crescere ancora?
«Abbiamo le strutture importanti per fare bene, miglioreremo secondo le prescrizioni della Lega il nostro sistema di accoglienza. Questa è una società storica, più che centenaria e gli ambienti storici ci piacerebbe fossero conservati».
3 Con la promozione è ancora di più nella storia della città: è soddisfatto o aspira ad altro?
«La gioia è stata grande anche nel vedere giovani, meno giovani ed anziani con entusiasmo attendere fino alle tre di notte la squadra al rientro da Como e festeggiare poi insieme ai giocatori. Quelle immagini rimarranno nel mio cuore».