La Gazzetta dello Sport

Azzurro prezioso SINNER PAPERONE LA NIKE LO BLINDA FIRMA DA 150 MILIONI PER DIECI ANNI

Maxi contratto per Jannik che si aggiunge a quelli degli altri sponsor: ne guadagnerà 20 a stagione. È nella top ten dei più pagati

- Di Federica Cocchi

annik Sinner è molto più che il futuro del tennis italiano. Jannik Sinner è il futuro del tennis. O almeno è questa la logica a cui si è ispirata la Nike che ha voluto il giocatore italiano con sé per i prossimi 10 anni a una cifra da capogiro. Si parla di oltre 150 milioni di euro, 15 circa per ogni stagione, che lo pongono tra i primissimi giocatori al mondo in termini di guadagni da sponsorizz­azioni. La notizia è uscita a Roma, durante gli Internazio­nali, dove Jannik è stato battuto ai quarti di finale, miglior risultato a Foro Italico della breve ma vincente carriera.

Valore commercial­e

Con questo contratto Sinner arriverà a guadagnare poco meno di 20 milioni di euro a stagione di soli endorsemen­t, consideran­do anche gli introiti che derivano dall’altro sponsor tecnico, Head, e dai numerosi partner: Lavazza, Rolex, Technogym, Parmigiano Reggiano, Alfa Romeo, Fastweb, Gucci, Intesa San Paolo e Panini. Un valore commercial­e che arriva a circa 19 milioni e lo inserisce nella top 10 dei tennisti più pagati al mondo. Subito dietro Nadal, ma molto avanti rispetto al russo Daniil Medvedev, attualment­e numero 2 del ranking con circa 7 milioni e mezzo all'agosto 2021. Serena Williams e Naomi Osaka sono le più pagate dagli investitor­i, mentre il re dei paperoni tennisti rimane Roger Federer. Presto poi, questione di settimane, uscirà sul mercato anche un merchandis­ing con il logo della volpe, il suo simbolo, mentre per il momento non è ancora prevista una collezione Nike con il marchio di Sinner. Pochi giorni fa sono usciti un fumetto, “Il manuale illustrato di Jannik Sinner”, e una collezione di cartoleria per la scuola a lui dedicata. Segno che Sinner piace, ed è un traino importante anche per il pubblico più giovane che in lui si identifica.

In principio fu Jordan

Il primo a chiudere un contratto così a lungo termine con Nike è stato un certo Michael Jordan. Alzi la mano chi non ha indossato un paio di Air nella sua vita: «Quello di Jordan è un caso di scuola - spiega Giovanni Palazzi, presidente di Stage Up, società leader nei servizi di ricerca marketing -. Jordan è stato preso appena uscito dal college, e su questo l’azienda ha costruito gran parte delle sue strategie e fortune. Quando è stato chiuso questo accordo, Nike era assolutame­nte secondaria, come marchio rispetto ad Adidas e anche grazie a questo contratto è riuscita a invertire la rotta diventando dominante nell’ambito sportivo». Quando Jordan ha firmato con il “baffo”, infatti, Adidas assorbiva il 50 per cento del mercato, mentre Converse era il preferito delle star Nba come Magic Johnson Larry Bird e Julius Erving. L’arrivo di Air ha letteralme­nte ribaltato il mercato. Se con le Jordan si compra anche l’aspirazion­e a saltare come MJ,

anche chi acquisterà la maglietta di Sinner, o il suo completo da gioco, vorrà sentirsi un po’ come lui, veloce e potente: «Un tempo, come ad esempio nel 1984, anno a cui risale l’accordo di Nike con MJ - prosegue Palazzi il business dello sport non aveva la valenza sociale di oggi. Le marche sportive non avevano la dominanza che hanno attualment­e, anche al di fuori del campo».

Prospettiv­e I dieci anni di contratto sono anche una strategia per evitare che i personaggi debbano rinegoziar­e dopo poco o rischino di essere attirati da altre aziende: «Oltre a questo ci sono analisi che diventano specifiche: è vero che gli atleti hanno risonanza globale, ma è altrettant­o vero che ogni atleta porta valenze di carattere territoria­le. Nel caso di Sinner, ad esempio, essendo lui altoatesin­o, ha anche un impatto importante su tutto il pubblico di lingua tedesca». Con Federer che non ha rinnovato, passando a Uniqlo per 10 anni e 300 milioni di dollari, e Rafa Nadal che si sta avviando verso la fine della carriera, puntare su un ventenne è un investimen­to anche per il futuro: «A questa età per l'atleta è quasi più importante essere preso da un'azienda di questa portata, che non il contrario. Sinner diventa però, in questo caso, parte della strategia del brand, un vero e proprio elemento del marchio. Puntando su di lui Nike, evidenteme­nte è tornata a puntare sul tennis, si assicura una lunga permanenza all'interno di questo ambiente».

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