Le feste di Milan e Roma, le tessere Inter Ai tifosi è tornata la voglia di calcio
C’è stata la stagione degli allenatori: il ritorno dei big della panchina, da Mourinho a Sarri, da Allegri a Spalletti. E tutti lì a chiedersi chi avrebbe portato le maggiori novità, chi avrebbe risposto subito alle attese. C’è stata poi la stagione degli svincolati: un fenomeno nuovo, comunque atipico, per il campionato italiano. Da Donnarumma a Calhanoglu, per dare solamente il via ad un effetto domino. In quanti, parliamoci chiaro, avrebbero mai pensato che Dybala o Insigne, per fare solo due nomi, si sarebbero messi o sarebbero stati messi sul mercato a parametro zero? Una tendenza fino a qualche anno fa solo europea, quella di impiegare un calciatore fino all’ultima giornata e poi tra le lacrime, a volte gonfie di rimpianti e altre di rimorsi lasciarlo partire. In Italia, potremmo citare parecchi casi, si aprivano piuttosto i contenziosi: non vuoi più giocare con noi il prossimo anno, non sei disposto a firmare un allungamento del contratto? E allora comincia
ad assaggiare la panchina, la tribuna, o impara ad allenarti da solo. Addirittura l’anticamera di velenose battaglie legali.
Dopo gli allenatori e gli svincolati, questo è invece il periodo - ed è un peccato dire che ci piace ancora di più? dei tifosi. Già, del pubblico.
Quello del Milan ha festeggiato lo scudetto con un incredibile trasporto e una partecipazione straordinaria: negli stadi e poi
in piazza, tutti lì a godersi un momento di felicità meritatissima. La stessa cosa è successa, sta succedendo, in queste ore nella Capitale. La vittoria della Conference, come è giusto, è stata salutata addirittura in due stadi, contemporaneamente: a Tirana e all’Olimpico, con un invisibile filo giallorosso a unire le due città. Prima della notte illuminata a giorno: a
Fiumicino per accogliere la squadra, a Trigoria per accarezzare insieme quella Coppa. Ma il successo è stato vissuto non solo in serie A - ad esempio a Lecce - con la stessa voglia di esserci, di partecipare all’adesione di un progetto: in quattromila agli allenamenti, quasi in trentamila - e potevano essere anche due, tre, quattro volte per le richieste arrivate in società - allo stadio. Ma anche in casa Lazio, per l’ultima partita, con prezzi finalmente popolari, la gente ha risposto alla grandissima: in cinquantamila - e anche più per la gara col Verona, un pieno di presenze che negli ultimi anni si era registrato solo nei derby o nelle sfide con le big.
Ma sembra quasi che il campionato, invece di essere finito, stia addirittura per ricominciare. All’Inter, ad esempio, l’apertura della campagna-abbonamenti è stata salutata con il botto: cinquemila tessere in pochissime ore. Così come nella stessa Roma, che appena dato il via - ha fatto registrare un record di adesioni. Verrebbe da dire insomma, e non è retorica, che non si veda l’ora di ripartire con il calcio. E forse non solo con il calcio: ma anche con la voglia di esserci, di partecipare, di vivere insieme un’emozione, di condividere una gioia e non solo una partita. Di non essere individui, ma una collettività. Una riscoperta che fa bene anche allo spirito e andrebbe davvero coltivata. Perché se il pubblico torna ad essere - mai come in questo momento protagonista e al centro della scena, bisogna anche pensare di dargli finalmente ciò che merita. In termini di attenzione - nel costo, dicevamo, dei biglietti - e di confort. Immaginando andando anche sul pratico stadi nuovi, moderni, al passo di altri campionati. Vogliamo coglierlo il segnale?