La Gazzetta dello Sport

Ventura «MENTALITÀ, GIOVANI FILOSOFIA E CRESCITA IL TORO MERITA UN 7»

L’ex tecnico fa un bilancio: «Positivo il primo anno di Juric: all’inizio ci avrebbero messo tutti la firma. C’è stata una semina importante»

- Mario Pagliara

l Toro resta per sempre, e Gian Piero Ventura resterà per sempre nella storia granata: con lui in panchina il Toro ha scalato l’Europa League partendo dalla Serie B. Durante l’ultimo campionato, spesso la domenica lo si è potuto incrociare sulle tribune del Grande Torino. Dal vivo o in tv, forse non si è perso una partita. Insieme a lui si può rivivere la stagione e immaginare il futuro.

3Ventura, che cosa lascia il primo anno di Juric?

«Una sensazione bella e interessan­te di ripartenza, dopo gli ultimi due anni non esaltanti. Sono cambiate tante cose, si sono visti segnali positivi: da un primo anno non si doveva aspettare di più. Era fondamenta­le non tanto quanti punti il Toro facesse, ma quale mentalità e quale struttura di gioco riuscisse a impostare. Sotto questo aspetto è stato fatto un bel lavoro».

3Quale bilancio traccia?

«Credo che all’inizio ci avrebbero messo tutti la firma su un primo anno così, alla luce delle difficoltà alla partenza. È stato un anno estremamen­te positivo».

3Che voto dà alla stagione? «Al Toro do 7, per diversi motivi. Perché contro le grandi ha sempre fatto buone gare. Poi perché è partito da una situazione oggettivam­ente difficile: il punto non era fare meglio degli ultimi anni, ma fare qualcosa di diverso. Cioè dare una mentalità, un modo di essere, pensare, allenarsi, un’altra cultura del lavoro. Tutto ciò è stato centrato: ci sono i presuppost­i per sperare in un percorso che porti il Toro dove merita. Si è alla vigilia di un’annata che potrà essere più importante».

3Sono

le basi di cui parla Juric. «Anche io ho avuto questa sensazione. Il Toro ha seminato molto bene per il prossimo campionato: è chiaro ora aumenteran­no le aspettativ­e».

3Che cosa l’ha colpita di più? «Un insieme di cose. Quando parlo di mentalità intendo la voglia di essere aggressivi e protagonis­ti nella riconquist­a palla. Per farlo ci doveva essere una condivisio­ne da parte del gruppo. Quindi il secondo aspetto è aver coinvolto la stragrande maggioranz­a dei calciatori. Terzo, c’è stata una crescita globale e molti giovani sono sbocciati».

3A proposito di giovani, si può partire dalla maturità di Singo.

«Ha lanciato grandi segnali di futuro: non ha solo un’enorme affidabili­tà tecnica, sulla carta ha prospettiv­e straordina­riamente interessan­ti».

3A chi consegna il premio di migliore calciatore stagionale?

«A Bremer, ma lui è fuori concorso. Lui e Koulibaly sono i difensori più forti in Europa, è pronto a giocare in qualsiasi top team. Ha personalit­à ed è cresciuto terribilme­nte nell’uno contro uno: oggi andare via a Bremer è veramente difficile».

3Poi chi posiziona sul podio? «A ruota dico Lukic. Si è consacrato come centrocamp­ista di spessore: si è assunto le responsabi­lità, ha messo in pratica ciò che voleva Juric, si è reso disponibil­e pure in difesa. Rappresent­a l’emblema della rinascita del

nuovo corso del Toro. Ma faccio anche altri due nomi…».

3Quali?

«Zima e Buongiorno. Zima è cresciuto notevolmen­te, ha un futuro roseo. Come Buongiorno, dalle potenziali­tà estremamen­te interessan­ti. Zima è un 2000, Buongiorno è 99: sono lo zoccolo duro del futuro. Ecco perché condivido ciò che è stato fatto: si è seminato non tanto per vincere una partita ma per costruire un gruppo che ti permetta di arrivare dove una società come il Toro merita, intorno alla zona Europa».

3 Cosa pensa Brekalo?

della scelta di

«Dispiace che sia voluto andare via perché ha qualità. Lo ha deciso lui, la società non poteva farci niente e ha fatto bene a non riscattarl­o: non si trattengon­o calciatori controvogl­ia».

3Si aspetta da mesi che Belotti annunci la sua decisione: quale consiglio può dare al Gallo?

«Se a oggi Belotti non ha mai accettato il rinnovo, rifiutando le proposte, parto dal presuppost­o che una decisione l’avrà già presa da tempo. Questa telenovela è durata fin troppo. Se dici no a prescinder­e dai contenuti economici, è il segnale che vorrà andare altrove. Non deve restare solo perché è il capitano: gli auguro di fare ciò che si sente per il suo bene e per il bene del Toro. Se resta, è un affare straordina­rio. Se restasse

solo per una questione economica, non so quale sia tutto questo vantaggio».

3Un flash su Vojvoda?

«È stata la più bella sorpresa: non è più uno da plusvalenz­a, ma di sostanza e rendimento».

3Un altro su Ricci?

«Mi ha stupito. Quando è stato preso mi sono chiesto: ‘abituato a muoversi su spazi più ristretti, come si calerà con Juric? La risposta me l’ha data sul campo: ha cancellato le vecchie abitudini e si è inserito nelle nuove, ha personalit­à e cattiveria che prima non aveva. Il prossimo anno sarà un protagonis­ta, è un patrimonio del calcio italiano».

3C’è

un tratto che unisce il suo Toro al progetto Juric?

«Sono mondi diversi, perché quando arrivai era tutto diverso. Ho fatto i compliment­i al presidente Cairo e al direttore Vagnati perché c’è stata una strategia condivisib­ile: dalla scelta di Juric agli acquisti alla crescita. Il Toro ha puntato su calciatori di prospettiv­a per costruire il futuro. Ci sono due modi per andare dove il Toro merita: primo, acquistand­o giocatori importanti; secondo, attraverso la crescita dei giovani. L’ultima è la strada giusta, il Toro la sta percorrend­o bene».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? LAPRESSE-ANSA ?? Ricordi degli anni granata
A sinistra il presidente del Torino Urbano Cairo con Ventura: è la coppia che costruì il Toro europeo che fece l’impresa a Bilbao in Europa League nel 2015. A destra Ventura durante un allenament­o granata
LAPRESSE-ANSA Ricordi degli anni granata A sinistra il presidente del Torino Urbano Cairo con Ventura: è la coppia che costruì il Toro europeo che fece l’impresa a Bilbao in Europa League nel 2015. A destra Ventura durante un allenament­o granata
 ?? League LAPRESSE ??
League LAPRESSE

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy