La Gazzetta dello Sport

Clear, “l’angelo” di Charles «Un talento prodigioso Così l’ho aiutato a crescere»

Il driver coach di Leclerc ha lavorato con Hamilton e Schumi «Salito di livello rispetto al 2019, ed è migliorato come leader»

- Di Luigi Perna INVIATO A MONTECARLO

Se cercate chi possa scrivere un manuale sui piloti, allora Jock Clear è la persona giusta. Pochi nel paddock hanno un curriculum più lungo dell’ingegnere britannico della Ferrari, che in oltre trent’anni di F.1 ha ricoperto moltissimi ruoli in altri squadroni come Benetton, Lotus, Williams, Brawn e Mercedes, lavorando accanto ai campioni del mondo Jacques Villeneuve, Jenson Button, Nico Rosberg, Michael Schumacher e Lewis Hamilton. Ecco perché Mattia Binotto, il team principal del Cavallino, ha voluto che si occupasse di Charles Leclerc fin da quando il monegasco è approdato a Maranello nel 2019, diventando il suo “driver coach”.

In cosa consiste il compito?

3

«Non dico a Charles come guidare la macchina. Il mio compito è diverso. Nella Formula 1 attuale, tutto è puntato sulla prestazion­e della vettura, ma chi bada ai piloti? È una domanda che Mattia si è fatto. Serviva qualcuno che restasse staccato dal resto e pensasse solo a loro, sotto l’aspetto fisico, mentale e tecnico, stando attenti a quello di cui hanno bisogno soprattutt­o in gare come Montecarlo, dove le giornate sono pienissime di impegni. Nel calcio, nel tennis o nel ciclismo, questo è normale per un allenatore. Ma i piloti del passato non hanno mai avuto un coach, credendo di non averne bisogno, mentre sarebbero stati migliori».

Perché il coach è importante? «Oggi la Formula 1 è molto complicata a livello tecnologic­o. Il pilota è circondato da decine di ingegneri

3

e deve interagire con loro. Io, provenendo da quella formazione, posso aiutarlo. Senza cattiveria, gli ingegneri a volte tendono a essere chiusi, preferendo rapportars­i con le macchine anziché con le persone, con cui si trovano a disagio. Ma il pilota è una persona. L’ho imparato con Villeneuve alla Williams. La psicologia fece una grande differenza e riuscimmo a sfruttarla a nostro favore sia nei confronti del compagno di squadra sia del rivale Michael Schumacher. Ma Patrick Head lo abborriva. Per lui Jacques doveva andare forte solo perché la macchina, l’assetto e l’utilizzo delle gomme erano i migliori».

3Come è cambiato Charles dal 2019 a oggi?

«È cresciuto esattament­e come ci aspettavam­o. Era inesperto, giovane e commetteva errori prevedibil­i. Ma aveva un talento prodigioso. Il suo controllo della macchina era eccezional­e. Tutte le superstar dello sport sono state brillanti a ogni età. E già allora Charles era sbalorditi­vo. Però gli mancava ancora la capacità di sapere reagire nelle situazioni difficili, gestendo la pressione, e penso che la perdita prematura del padre abbia avuto un grande impatto su di lui. Ha dovuto affrontare quel momento ed è maturato tantissimo, imparando a superare le avversità. Inoltre è riuscito a sviluppare negli anni le sue doti facendo in modo che quel talento naturale si esprimesse al meglio».

Il segreto di Leclerc?

3

«Ha una enorme autostima e fiducia in se stesso, ma non è arrogante. Questo fa la differenza, perché quando sei presuntuos­o ottieni di meno dalle persone intorno a te. Invece Charles non esita a chiedere un aiuto o un’informazio­ne in più, se sa di averne bisogno per migliorare. Non dice mai: “Lasciatemi stare, non mi interessa”. Quest’anno guida a un livello superiore rispetto al 2019 e le sue capacità di leader sono molto cresciute. È davvero entrato nel ruolo di uomo squadra. La sua preparazio­ne e forza mentale hanno fatto un salto notevole dalla scorsa stagione».

3Che cosa hanno in comune i grandi che ha conosciuto?

«Quasi niente. Prendete Schumacher e Hamilton, che hanno vinto sette Mondiali, ma sono persone diversissi­me. Però loro due, Rosberg, Villeneuve e lo stesso Leclerc, hanno lavorato fin da molto giovani su certi aspetti, pur non avendo un coach, facendosi consigliar­e da persone esperte. Inoltre ho capito che tutti i grandi, per dare il meglio, devono trovarsi in un contesto dove si sentono valorizzat­i e circondati dalla fiducia. E tutti hanno l’abilità di condiziona­re positivame­nte quel contesto, dando una spinta positiva, come è stato per Michael alla Ferrari, per Lewis alla Mercedes e come può essere ora da noi con Charles e con Carlos, altro pilota con doti carismatic­he da leader, con cui c’è mutuo rispetto».

3 Leclerc le chiede degli altri?

«No, mai. I piloti in generale non amano imparare dagli altri piloti, tantomeno da quelli del passato. È ancora un tabù. Allo stesso modo, con Michael non ho mai parlato di quello che era successo nel Mondiale 1997 contro Jacques. Neppure una volta».

Ha enorme autostima e fiducia in sé, ma non è arrogante E come tutti, non chiede mai dei campioni venuti prima di lui Jock Clear driver coach di Charles Leclerc in Ferrari

 ?? GETTY ??
GETTY

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy