La Gazzetta dello Sport

LA SCALATA DI PRENOTA GLI OTTAVI CERCA IL BEL GIOCO E MIRA BERRETTINI Puntare sul rosso

Jannik alle 11 con McDonald. Con la semifinale a Parigi diventereb­be il n.1 italiano, superando Matteo che rientrerà in campo a Stoccarda

- Di Riccardo Crivelli INVIATO A PARIGI

Sulla pubblica piazza dei social, ormai assurta a unico tribunale popolare, il dilemma surriscald­a il dibattito da giovedì sera alle 22, quando Sinner ha conquistat­o l’ultimo decisivo punto contro Carballes Baena dopo 3 ore e 44’ di feroce battaglia: come sta giocando Jannik? Perché vincere sarà pure l’unica cosa che conta, ma di fronte a una strada piuttosto agevole verso la seconda settimana (e anche di più, volendo), la qualità del tennis può diventare un discrimine decisivo già da oggi alle 11 contro McDonald nel terzo turno, e poi eventualme­nte contro Rublev e Medvedev, possibili avversari negli ottavi e nei quarti.

Esperienza In attesa della sentenza del campo, al solito unico depositari­o della verità, Jannik si difende: «Non credo di aver giocato male contro lo spagnolo, per il match ero preparato, avevo studiato il mio avversario guardando molti video con il mio coach. Sono ancora giovane, sto imparando qualcosa di più ogni giorno da ogni partita che gioco negli Slam. Affronto quasi sempre giocatori che hanno più esperienza di me, ma ogni match in più è un piccolo passo in avanti». A McDonald, attualment­e numero 60 del mondo, lo lega tra l’altro il dolce ricordo della finale vinta a Washington in agosto: «Quella è stata l’unica volta che ci siamo incontrati. Non abbiamo mai giocato sulla terra e sono curioso di vedere il suo livello. Lui si muove molto, corre tantissimo e tende a spostare sempre il gioco. Di sicuro sarà una partita difficile. Ma sono curioso di vedere quanto lontano potrò andare». Per chi studia da numero uno fin da quando si è affacciato sul circuito, l’unico limite può essere il cielo, ma a Parigi Sinner può coltivare un altro obiettivo, quello di diventare il numero uno italiano in classifica superando Berrettini: se dovesse approdare in semifinale, sarebbe cosa fatta senza attendere la stagione sull’erba e i dilemmi di Wimbledon. Matteo, peraltro, potrebbe finalmente rispondere sul campo la settimana successiva, quando tornerà ufficialme­nte a giocare un torneo dall’ultima partita del 7 marzo: sarà sui prati di Stoccarda dove sollevò il trofeo nel 2019, come annunciato sui suoi profili social.

Pro e contro Tempi d’oro, con due ragazzi da top ten dopo decenni di digiuno, eppure la stringente realtà coinvolge sempre il presente di Jannik: quando vedremo finalmente completato il percorso tecnico con coach Vagnozzi? E con quali risultati? La parola agli esperti, a cominciare da Alex Corretja, ex n.2 del mondo, due finali perse al Roland Garros, vincitore di Roma e del Masters, oggi apprezzato talent per Eurosport: «Non dovete mettergli fretta, ci vuole pazienza. Spesso si dimentica che ha solo vent’anni e anche fisicament­e deve ancora maturare. È un giocatore duro, tira forte, forse è un po’ meccanico e ha bisogno di aggiungere qualche variazione al suo gioco, ma a me piace molto e lo metto tra i vincitori Slam del futuro». All’ottimismo dell’ex campione spagnolo fanno da contraltar­e i dubbi di Tsitsipas, che Sinner lo ha appena battuto a Roma: «Tira più piano dell’anno scorso. È sempre così quando sei un nuovo arrivato, giochi libero, senza preoccupar­ti in un certo senso. Poi il circuito ti cambia, ti sviluppa e struttura in un modo diverso. Ma lui e Musetti sono molto più vicini di quanto dica la classifica». Mats Wilander, tre volte re al Bois de Boulogne, sta seguendo la maturazion­e dell’azzurro da almeno due anni: «Mi ha un po’ sorpreso la scelta di lasciare Piatti, evidenteme­nte c’erano delle ragioni personali. Però ha fatto bene a non scegliere un supercoach, quella mossa la fai quando hai già giocato e perso delle finali Slam. Il problema di Sinner è che tira forte il servizio, il dritto e il rovescio, ma in nessuno di questi colpi è il più forte del circuito e quindi non so se possa bastare per vincere degli Slam. Soprattutt­o, ha cambiato attitudine in campo, esterna di più le sue emozioni mentre fino a un anno fa era impassibil­e: probabilme­nte è un sintomo di insicurezz­a. Prenda esempio dal suo amico Berrettini, che non lascia trasparire nulla. E infatti negli Slam è andato più avanti di lui». Ipse dixit.

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