Gli eroi della HINDLEY IL GIRO È TUO CARAPAZ SCHIANTATO COVI GRANDE IMPRESA
Tra le Dolomiti, uno stadio a cielo aperto, l’australiano gli infligge 1’28”: oggi apoteosi a Verona. Fuga vincente del varesino
occa rivolgersi al vocabolario: alla lettera ‘e’, come eroi. Sono Alessandro Covi e Jai Hindley. Tocca pensare a un paragone per una salita meravigliosa come la Marmolada, nell’incanto delle Dolomiti: quello giusto è uno stadio entusiasta a cielo aperto – strabordante di pubblico - per una giornata di grande ciclismo al Giro d’Italia chiusa in maniera memorabile. Così: a trionfare per distacco nel tappone con anche San Pellegrino e Pordoi (Cima Coppi, 2.239 metri) è Alessandro Covi, uno dei talenti più fulgidi del nostro ciclismo. A indossare la maglia rosa è Jai Hindley, che nel tratto più duro della Marmolada ha sferrato il colpo del ko ai danni di Richard Carapaz: partito staccato di 3”, gli ha inferto 1’28” e oggi nella crono finale di Verona (17,4 km) scatterà 1’25” di vantaggio sull’ecuadoriano. Salvo cataclismi, diventerà il primo australiano a vincere la corsa della Gazzetta, all’edizione numero 105.
Capovolto Chi mai sia stato, il regista di tutto questo stavolta è stato parecchio bravo: avendo anche la capacità di sorprendere con cambi mozzafiato di scenario in pochi istanti. Prendi la cavalcata di Covi, emerso dalla fuga a lunga gittata già solitario sul Pordoi, perfetto in discesa, sunella gestione dello sforzo: sembrava che lo sloveno Novak si stesse avvicinando - il distacco era sceso da 2’ a 30” ai meno 3 chilometri – sembrava che Alessandro da Taino dovesse arrendersi, e invece no. Suo il quarto successo di tappa azzurro in questo Giro, il più prestigioso. Ma prendi pure la lotta per il primato, che non si è scatenata da lontano: sulla Marmolada era Sivakov a scandire il passo per il leader Carapaz, e poco lasciava presagire cosa sarebbe successo. Nell’ordine: Hindley trova il compagno Kamna, che era in fuga, e ai meno 3 km dal traguardo – proprio nel tratto più duro, dove la Marmolada ti fa urlare di fatica – lascia sul posto Carapaz che sulle prime sembra tenere botta. Invece no: Jai ha le ali, Richard una zavorra sulla bici al punto da essere rimontato e scavalcato pure da Mikel Landa (ora a 1’51” e a 26” da Carapaz).
Resa Carapaz – oggi 29 anni tira dritto all’arrivo, poi torna in zona podio per l’antidoping, ma non parla. «Era demoralizzato e non ha detto quasi niente neanche a me – racconta il direttore sportivo Matteo Tosatto -. Però non ci sono da raccontare problemi fisici o malesseri improvvisi. E errori, neppure. Ha provato a tenerlo ma non poteva seguirlo, bisogna fare i complimenti a Hindley che è stato il più forte». Sconfitta per Carapaz, re nel 2019, e sconfitta per IneosGrenadiers, che al Tour da due anni ha vita grama contro Pogacar e stavolta non metterà il Giro in bacheca, a differenza dei 3 centri nelle ultime 4 edizioni. Carapaz l’aveva detto alla vigilia - «Non arriveremo assieme sulla Marmolada» – e ha avuto pieperbo
BETTINI namente ragione ma non nel senso che immaginava, che sognava, che sperava.
Ragazzo Dal canto suo Hindley – che aveva già vinto in salita sul Blockhaus: è l’unico dei primi 5 della generale con tappe conquistate a bilancio – ha scelto il momento giusto per tornare grande dopo l’eclissi sportiva che lo aveva travolto in seguito al secondo posto al Giro 2020, tra caduta, infortuni e incidenti. Il ragazzo di Perth, 26 anni, è anche il simbolo della scommessa vinta della Bora-Hansgrohe che da quest’anno non ha più Peter Sagan e ha investito per trasformarsi in una squadra capace di vincere i grandi giri: poco dopo le cinque della sera, oggi a Verona la missione sarà compiuta. Avrà il volto di un ragazzo che conosce bene l’Italia perché ci è arrivato alla vigilia della stagione 2015: sbarcò a Cappelle sul Tavo, in Abruzzo. Un australiano che viveva in Italia lo aveva segnalato a Umberto Di Giuseppe, tecnico della formazione giovanile Aran Cucine e storico riferimento per il ciclismo di quella regione: Hindley spiccava per educazione e voglia di fare. E a chi ancora non credeva nelle sue possibilità in questo Giro, lunedì scorso aveva dedicato una notevole espressione in slang australiano: «Non sono venuto qui per mettere i calzini ai millepiedi», l’equivalente in italiano del “pettinare le bambole”, insomma del non avere intenzione di perdere tempo. No davvero, Hindley si era presentato a Budapest con la missione di vincere il Giro. Ora è chiaro a tutti.