Jai, estasi e orgoglio «La maglia più bella E adesso ce l’ho io»

Non aveva mai parlato così di quel giorno. Mai, prima di ieri. «Al Giro di due anni fa, non mi aspettavo di arrivare in maglia rosa all’ultimo giorno. Ma poi l’ho persa, e la cosa mi ha devastato. Ci ho pensato a lungo, tutti i giorni. Stavolta darò tutto sulla bici, fino a “morire”, per non perderla». Jai Hindley è lucido ed emozionato quando si confronta con i cronisti dopo aver ritrovato il primato del Giro d’Italia: si interrompe solo quando arrivano i compagni della Bora-Hansgrohe, tra cui Aleotti e Benedetti, e corre ad abbracciarli. «Vengo da Perth e mio padre aveva corso in bici, in Australia guardavamo assieme Giro e Tour».

3Jai, si aspettava il momento di debolezza di Carapaz?

«No. Quando ho visto che perdeva terreno ho capito che era il momento giusto. Dovevo spendere ogni energia. Kamna è stato decisivo. Cosa posso dire della squadra, se non che sono stati tutti fantastici».

3Che

emozione è la rosa? «Per me è la maglia più bella, e adesso ce l’ho io. Ho sentito l’incitamento di tutti in strada, un’atmosfera straordinaria. Avevamo un piano e l’abbiamo eseguito alla perfezione. Non avevo mai fatto la Marmolada però si era capito che sarebbe stato il punto decisivo del Giro, l’ho attesa per l’azione giusta».

3Perché dopo quel Giro 2020 non si era più ripetuto?

«Ero determinato a fare un grande 2021, ma mi sono ammalato un paio di volte a marzo, poi ero caduto al Tour of the Alps ad aprile. Ho avuto problemi a un ginocchio, al Giro dell’anno scorso avevo lasciato per un fastidio al sottosella (un igroma ischiatico, ndr). Avrei voluto fare la Vuelta, ma la squadra (la Dsm, ndr) non mi ha portato. Un anno frustrante».

3Quanto conta ora avere tra i d.s. Enrico Gasparotto?

«Ha smesso da poco. Ha avuto una carriera di successo, sa leggere la corsa e ti dà i consigli giusti. Avere la sua esperienza nelle orecchie è cruciale».

ci.sco.