La Gazzetta dello Sport

Ringhio già ringhia Gattuso rilancia «Vengo dal Sud Valencia, per te sarò un leone»

Rino e il primo giorno in Spagna: «Il club farà tante cessioni? No»

- Di Filippo Maria Ricci INVIATO A VALENCIA

Più lotta che governo. Ed è lecito attendersi proteste, più o meno violente. Questo l’ambiente che trova Rino Gattuso a Mestalla. Terzo italiano ad allenare il Valencia dopo la grande esperienza di Claudio Ranieri e quella fugace di Cesare Prandelli, il campione del mondo è l’undicesimo connaziona­le a provare fortuna in Liga.

Apertura social Lo aspetta un compito assai delicato. Perché il

Valencia attuale non solo è un lontanissi­mo parente di quello che all’inizio del secolo è arrivato due volte in tre anni alla finale di Champions, ma da mesi è alle prese con un incendio che da Singapore non riescono a spegnere. Peter Lim guida il club dall’Asia: «Sa che il 99% dei tifosi è contro questa gestione?» chiedono a Gattuso. Per dare l’idea del livello di attrito che c’è tra proprietà e tifosi ieri prima di presentare il nuovo allenatore il direttore generale, Sean Bai, ha annunciato che dopo 400 giorni di chiusura il club ha deciso di riaprire i commenti sui social nei propri post: da oltre un anno per non ricevere insulti il Valencia comunica a senso unico.

Difesa accorata «So tutto», dice Rino. Che si presenta pieno di ilusion, parola chiave che è un misto tra speranza, voglia ed entusiasmo e ha iniziato a fare il pompiere per spegnere fiamme che avvolgono Lim e anche se stesso: «È surreale che debba difendermi da accuse di razzismo e di machismo, la mia vita parla per me». Gattuso ieri nel cuore di Mestalla, stadio dove non era mai stato, ha parlato quasi per una partita: 75 minuti rallentati dalla traduzione e variamente composti, tra risate, unghiate, frecciate e buoni propositi. Visti i tanti temi delicati Rino ha deciso di parlare in italiano, ma il suo spagnolo costruito a Marbella «Il posto dove più mi sento a mio agio» - ogni tanto emergeva da solo e Gattuso si lasciava trascinare dalle sensazioni, un po’ come quando giocava. Con ottimi risultati.

Gayà, Soler, Guedes: ci parlo, magari restano Gattuso sulle scadenze

Vendite obbligate Il punto dolente è economico. Il Valencia entro il 30 giugno deve incassare 70 milioni di euro. Per farlo ha messo in vendita i suoi pezzi migliori: Carlos Soler, Gonçalo Guedes e Jose Luis Gayà. Gattuso ha preso una strada che non ha convinto la platea: «No, Peter Lim a Singapore non mi ha detto che dobbiamo vendere per forza». Mormorio della sala, che fa notare al nuovo allenatore che i suoi 4 predecesso­ri hanno tutti accusato Lim di averli ingannati: «No, io non mi sono sentito ingannato. Sono abituato ad andare a sensazioni e sono state positive. Poi già un anno fa mi erano state dette delle cose e quando ho capito che la realtà era diversa sono tornato a casa – ha detto in riferiment­o al breve matrimonio con la Fiorentina, senza nominarla –. I casi di Gayà, Soler e Guedes sono determinat­i dal fatto che hanno il contratto in scadenza tra un anno e nessun club si può permettere di perdere tre giocatori così a parametro zero. Voglio parlarci, magari troviamo una soluzione. E se se ne andranno, ripeto, se, troveremo il modo di sostituirl­i». Il fatto che Lim non abbia menzionato a Gattuso il tema dell’obbligo di far cassa ovviamente a Mestalla ha generato un certo sconcerto. E una provocazio­ne: «Con Lim sarà un leone o un gattino?». «Tu cosa pensi?» ha sibilato Ringhio. «Leone», ha detto il collega. Ecco. Gattuso nella giungla di Mestalla dovrà tirar fuori gli artigli.

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