La Gazzetta dello Sport

CORVINO: «IO AMO TESTARE DAL VIVO I MIEI TALENTI MA USO WYSCOUT»

«I giovani vanno visti di persona. Se non avessi fatto così, forse avrei perso Vlahovic»

- Sebastiano Vernazza

antaleo Corvino ha cominciato a fare mercato negli anni Ottanta, quando i telefonini erano di là da venire e lui era d.s. del Casarano: «Avevo tanti gettoni in tasca perché ogni cabina telefonica poteva essere utile per chiamare un collega o un calciatore. Oggi è cambiato tutto, con smartphone e internet, ma non dovrebbero mutare i criteri di scelta. Per me vale il solito detto: le pelli bisogna toccarle con mano. Occorre valutare i piedi. Soppesare la testa è più difficile, quello lo puoi fare quando il giocatore ce l’hai nel tuo spogliatoi­o». Corvino ha appena riportato in Serie A il “suo” Lecce e degli algoritmi si fida, ma non troppo: «Oggi pare che la modernità sia far vedere che i giocatori si scelgono attraverso valutazion­i algoritmic­he. Se usi soltanto questo criterio rischi di alterare il giudizio. L’algoritmo è utile, ma il giovane va visto dal vivo».

3Lei usa Wyscout, il database che permette di analizzare giocatori e partite nei dettagli?

«Sì. Mi aiuta a scandaglia­re ogni gara. È un supporto. Ce ne siamo serviti durante la pandemia quando non potevamo viaggiare. Mi chiamano “il ferroviere” per i continui viaggi, ma il lockdown mi ha bloccato. In quel periodo molte scelte le ho fatte al computer, però su giocatori conosciuti. Il ragazzo ignoto devi osservarlo sul campo».

3Quali

sono i parametri per la scelta di un giocatore?

«Ci si innamora di un giocatore come ci si innamora di una donna. C’è chi ama le bionde, chi le more. Soggettivi­tà. Ciascuno di noi è convinto che la strada scelta sia giusta e che porti a Roma, ma non è sempre così».

3Sì,

ma lei che cosa guarda per prima cosa in un calciatore?

«Su quelli già affermati le sensibilit­à variano a seconda delle esigenze. In un ragazzo sconosciut­o ricerco la destrezza tecnica, l’abilità nel trattare il pallone, poi la fisicità e la velocità».

Gli affari che le hanno dato più soddisfazi­one?

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«Sono stati tantissimi. Miccoli, Vucinic, Pellé, Chevanton, Lucarelli ... E poi Boijnov, Toni, Jovetic, Pulgar, Diawara. E Vlahovic, è chiaro. E mi scuso per quelli che dimentico. Io però mi ritengo più un contadino, un produttore d’olio (sorride, ndr). Il godimento ce l’hai quando scovi giocatori a poco prezzo, li rivendi a tanto e poi vedi che sfondano».

3Vlahovic come l’ha scoperto e portato alla Fiorentina?

«A Belgrado per una partita del Partizan avevo Milenkovic nel mirino. Poi l’allenatore fece entrare questo ragazzo sotto età e Vlahovic mi rubò l’occhio. Mi mossi subito con la famiglia, perché Dusan aveva già attirato l’attenzione di alcuni grandi club. Strinsi delle mani, parlai di persona con gli uomini giusti. Se fossi rimasto al computer, non sarei stato così tempestivo».

3Si

avvale di una rete di collaborat­ori e osservator­i?

«Sfrutto il capitale di conoscenze e di esperienze accumulato in quasi mezzo secolo di calcio. So a chi telefonare e chi vedere».

3 Si sente antico o moderno? «Cerco di rimanere sempre me stesso, fedele alla passione. Bisogna essere felici, contenti di quello che si fa, amare il lavoro».

I giovani colleghi?

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«Non mi piace giudicare gli altri. Ognuno ha il diritto di percorrere la strada che ritiene migliore per sé e la sua carriera. Ho cominciato a fare mercato negli anni in cui c’erano le botteghe e i laboratori dell’arte come nel Rinascimen­to. Sono cresciuto alla scuola di Mimmo Cataldo, di Riccardo Sogliano, di Piero Aggradi (tre grandi d.s. del passato, ndr). Quando li frequentav­o, li ascoltavo in silenzio. Oggi a volte vengo avvicinato da giovani che parlano molto, mentre io resto zitto».

3Alle

commission­i ai procurator­i andrebbe messo un tetto?

«Allora dovremmo mettere un limite alle cifre per gli acquisti e agli ingaggi. Io penso che il libero mercato non si possa limitare, sennò non sarebbe più libero. Chi ha i soldi può spenderli come crede, chi ne ha pochi o non ne ha deve essere bravo a fare mercato lo stesso. È giusto che ci siano delle regole e che si rispetti l’etica, ma non dobbiamo fare i moralisti. Sono liberista».

3Cremonese,

Lecce e Monza promosse in A grazie a tre “volponi” del mercato, Braida, Corvino e Galliani.

«Quando ho cominciato, al Casarano, Galliani e Braida stavano costruendo il Milan che avrebbe vinto tutto. Quando bussavo alla loro porta, mi facevano sempre entrare. Poi ci siamo conosciuti meglio e la fiducia era tale per cui mi affidavano i bolli in bianco per i trasferime­nti (i bolli nel gergo sono i moduli, ndr). Persone squisite. Oggi sono felice di condivider­e con loro la Serie A».

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Oggi alla Juve Dusan Vlahovic, 22 anni, è stato scoperto da Corvino e portato alla Fiorentina

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