La Gazzetta dello Sport

L’Italia dei giovani ha già lo spirito giusto Mancini continui con questo coraggio

- Arrigo Sacchi

Seguo con interesse e curiosità l’evoluzione della Nazionale dei giovani. Sono ancora acerbi, questi giocatori, ma è normale: non hanno l’esperienza necessaria a livello internazio­nale, però hanno l’entusiasmo, la motivazion­e, la passione, la generosità, l’etica del lavoro e del collettivo che sono valori fondamenta­li per la costruzion­e di una squadra. Queste qualità, a Cesena contro l’Ungheria, si sono viste. Logico che non si potesse pretendere di vederli muoversi sul campo a occhi chiusi, il percorso di interioriz­zazione ha bisogno di tempo, molto tempo. E di allenament­i, tanti allenament­i. Dunque dico che per adesso dobbiamo accontenta­rci di questo spirito che il gruppo sta dimostrand­o di possedere. E poi Mancini dovrà vigilare con attenzione sul comportame­nto di ognuno di loro: se uno sgarra, lo si deve riprendere e farlo tornare sulla strada maestra. Questi ragazzi, che hanno sicurament­e talento, devono convincers­i di una cosa: che esiste una sola certezza ed è quello che si può (e si deve, aggiungo) sempre fare di più e meglio. È soltanto in questo modo che si ottengono grandi risultati, non solo nel calcio ma anche nella vita. Ed è soltanto in questo modo che si arriva a una certa età senza rimpianti.

Certo che fare il commissari­o tecnico al giorno d’oggi è quasi impossibil­e. Se prima

L’Italia guidata da Roberto Mancini è ripartita bene nella Nations League con il 2-1 sull’Ungheria , seguito all’1-1 contro la Germania. Nella foto, Bryan Cristante, Leonardo Spinazzola, Lorenzo Pellegrini e Giacomo Raspadori esultano per il gol del raddoppio a Cesena contro gli ungheresi segnato dal capitano romanista. Gli azzurri stasera sfidano in trasferta l’Inghilterr­a, battuta a Wembley in finale all’Europeo nel luglio 2021 era difficile, ora è una vera e propria impresa. Non si può lavorare sul blocco di una squadra, perché i principali club hanno più stranieri che italiani, e a questo proposito dico che consentire ai giocatori stranieri di pagare meno tasse è un siluro indirizzat­o al calcio di casa nostra. E poi il c.t. non ha il tempo necessario per creare una squadra, per dare un gioco, uno stile. La Spagna, il Brasile, l’Inghilterr­a e pure le altre sono avvantaggi­ati: loro uno stile ce l’hanno già e dalle varie squadre lo portano in nazionale. Noi no, noi siamo un

Paese di individual­isti, di tattici: dare uno stile di gioco in queste condizioni è molto complicato. Credo che Mancini stia dimostrand­o di avere coraggio. Dopo l’insperata vittoria dell’Europeo, per la quale a tutti va fatto un monumento, è stato riconoscen­te verso quel gruppo che lo aveva portato all’impresa. Purtroppo quel gruppo, durante le qualificaz­ioni mondiali, non aveva la stessa determinaz­ione, lo stesso entusiasmo, forse la stessa umiltà che ci hanno consentito di vincere. Quindi è logico puntare su un altro progetto, ricordando sempre che servono il tempo e la pazienza per far nascere qualcosa di bello che incanti la gente.

Probabilme­nte Mancini meriterebb­e di lavorare con una squadra di club, dove avrebbe i giocatori a disposizio­ne tutti i giorni della settimana. Chi fa il commissari­o tecnico della Nazionale deve invece adeguarsi. In questa Italia ho visto comunque ragazzi con ottime qualità. Penso a Scamacca, che è un buon centravant­i in fase di maturazion­e. Penso a Tonali, che sta crescendo e lo ha già fatto vedere nell’ultimo campionato con il Milan. Penso a Raspadori, che è un ragazzo intelligen­te, per nulla presuntuos­o e per questo motivo può davvero avere un grande futuro.

Tuttavia l’opinione pubblica, influenzat­a dai mass media (e adesso ci sono pure i social network) non li sta aiutando: se fanno bene, sono in paradiso; se sbagliano, finiscono all’inferno. Non è così che si supporta la crescita di un talento. Gullit mi diceva sempre: «Io non leggo e non ascolto né gli elogi né le critiche».

«Bravo» gli rispondevo. È il metodo migliore per mantenere il proprio equilibrio e arrivare lontano. E mi raccomando, ragazzi: i piedi sempre ben piantati per terra, perché a cadere dall’alto ci si fa male. E parecchio...

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