La Gazzetta dello Sport

Missione Serie A per Javorcic La fase difensiva prima di tutto

Il nuovo tecnico: «Dobbiamo imporci con ritmo e intensità» Un reparto a 4 o a 3 per ripetere l’impresa del suo Südtirol

- Di Michele Contessa VENEZIA

Pensava di esordire in Serie B con il Südtirol, invece lo farà alla guida del Venezia: è iniziata l’era di Ivan Javorcic in laguna, «benedetta» ieri dal presidente Duncan Niederauer in collegamen­to da remoto da Dubrovnik. Una scelta che rientra nella filosofia delle ultime stagioni del Venezia, inaugurata da Alessio Dionisi e proseguita da Paolo Zanetti, anche lui con esperienza al Südtirol, come del resto

Stefano Vecchi, altro tecnico poi passato per la laguna. Toccherà al 43enne tecnico di Spalato provare a riportare il Venezia in Serie A, ricostruen­do prima di tutto un gruppo abbattuto e avvilito dalla retrocessi­one. Javorcic avrà un ex azzurro, Alessandro Gamberini, come vice, mentre il ruolo di responsabi­le dell’area tecnica, occupato nell’ultimo biennio da Paolo Poggi, dovrebbe vedere l’esordio da dirigente di Cristian Molinaro, legato al Venezia per altri due anni.

Gioco Nel 2020 ha ottenuto la licenza al Master Uefa Pro presentand­o la tesi «Il gioco. L’origine e l’evoluzione delle idee nella storia del calcio», ha forgiato il Südtirol sulla solidità della fase difensiva (solo 9 reti prese), poggiando su una retroguard­ia a 4, mentre alla Pro Patria faceva la difesa a 3. «L’idea è di partire con la difesa a quattro, ma non ne faccio una questione di dogmi. Mi piace aggiornarm­i, il calcio si sta evolvendo e come i giocatori anche l’allenatore deve saper crescere. Parlare di numeri è comunque relativo, non ne faccio una questione di sistemi». Da capire chi resterà al Venezia, ma con Ceccaroni, Svoboda, Modolo e il neoacquist­o Wisniewski, Javorcic avrebbe quattro elementi per una difesa a tre, con Mateju, Zampano, Haps e Ullmann sulle corsie esterne. Ricette particolar­i non ne ha, ma idee semplici e chiare: «Non prendere gol e farne, imporsi sull’avversario con ritmo e intensità». Come al Südtirol: sembra semplice, al Venezia cercherà di ripetersi.

Italia Croato di Spalato, italiano di adozione, da quando 17enne si ritrovò a Brescia. Persona precisa, puntiglios­a, aperta a nuove esperienze, un anno fa, approdando al Südtirol, ha iniziato a studiare il tedesco, quest’anno dovrà migliorare l’inglese, trovando a guidare una moltitudin­e di giocatori stranieri. «Devo molto a Edy Reja, l’attuale tecnico dell’Albania: venne a vedere una partita dell’Under 17 tra Slovenia e Croazia, di cui ero il capitano. A fine gara mi ritrovai in auto, andai con lui a casa sua a Gorizia e poi a Brescia. Da quel giorno è iniziato il mio legame con l’Italia, 25 anni della mia vita, le mie figlie Alessia e Livia sono nate in Italia, una a Brescia e una a Varese, quando allenavo la Pro Patria». Ha smesso di giocare giovane: «Dopo 5-6 operazioni al ginocchio ho detto basta a 29 anni, non vedevo una via d’uscita, era ora di cambiare».

I suoi maestri «Mi ha scoperto Reja e vengo dalla scuola di Tudor e Juric, che sono di Spalato come me»

Maestri La scuola di Spalato: «Sarebbe bello ripercorre­re il cammino dei miei illustri predecesso­ri, Ivan Juric e Igor Tudor, io sono ancora nella fase iniziale della carriera. E’ curioso che siamo tutti e tre di Spalato, una città legata alla Serenissim­a Repubblica come l’intera Dalmazia, evidenteme­nte Venezia era nel mio destino. Spalato è una città che vive per lo sport, non solo per il calcio, ma anche per la pallanuoto e soprattutt­o il basket: mi vedrete spesso alle partite della Reyer. E poi conosco bene Tony Kukoc, a casa ho anche la sua maglia...» ha concluso Javorcic.

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IPP Vincente Ivan Javorcic, 43 anni, ha firmato un triennale col Venezia dopo aver portato in B il Südtirol

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