La Gazzetta dello Sport

«ABBIAMO GIOCATO MEGLIO DEL PREVISTO MA QUANTI ERRORI: DOBBIAMO SEGNARE»

Il c.t.: «Sbagliamo occasioni clamorose Giovani promossi: Gatti era un po’ teso, poi ha fatto bene come Esposito e Gnonto»

- Di Andrea Elefante INVIATO A WOLWERHAMP­TON © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ndici luglio, undici giugno: 334 giorni dopo, è ancora più dura pensare a cosa succederà fra altri cinque mesi, quando staremo a guardare il mondo che giocherà. Ma è anche più lieve vedere che la ripartenza è stata meno dura di quanto immaginato. Diciamo pure temuto. Un timore che aveva sfiorato, toccato, anche i pensieri di Roberto Mancini e non è disonorevo­le dirlo. Semmai è gratifican­te accorgersi di essere stati troppo pessimisti, persino lui che non lo è mai: «Sinceramen­te ero convinto anch’io che questa ripartenza sarebbe stata un po’ peggio: non pensavo che la squadra avrebbe fatto come invece sta facendo. Invece sta andando tutto discretame­nte, diciamo pure bene».

Il problema del gol Eppure il compito non era facile neanche stavolta: ricopiare in bella copia quanto già scritto negli elaborati a tema Germania e Ungheria. Perché l’Inghilterr­a non era solo una rivale che si sta preparando ad un Mondiale da vivere da protagonis­ta. L’Inghilterr­a era il ricordo dell’apice della nostra arrampicat­a europea, dunque un parametro attendibil­e - se non altro a livello emozionale - per chiederci di quanto siamo scivolati indietro. O invece quante tappe del nuovo cammino abbiamo già scollinato. Buona la seconda: questa è stata l’impression­e più netta, anche ieri sera. Ma Mancini è tornato ancora più indietro, a quando la sua Italia vinceva spesso e non perdeva mai, e lui aveva già visto il film europeo in anticipo: «Possiamo ancora migliorare tanto», insisteva. Lo ha ripetuto anche dopo questo 0-0: «Buona gara, e non era semplice. Però dobbiamo crescere ancora molto: ad esempio in uscita facciamo errori per approssima­zione che sono pericolosi, anche se fanno parte del percorso di crescita. Ma soprattutt­o dobbiamo migliorare quando attacchiam­o. Arriviamo lì spesso: dobbiamo fare gol, lavorare tanto per questo. Sono ormai sei mesi che abbiamo questo problema, e non va bene. Nel primo tempo abbiamo costruito almeno tre occasioni, anche clamorose, sicurament­e più di loro: non possiamo e non dobbiamo sbagliare. Se Frattesi avesse segnato dopo pochi minuti, sarebbe stata tutta un’altra gara. Ma l’importante è che ci si sia trovato, la prossima volta lo farà».

I debuttanti «Sarà necessario prendersi del tempo, e non solo qualche mese», aveva detto

Mancini all’inizio della scarpinata della ricostruzi­one. Aggiungend­o però che il calcio è particolar­e, a volte succedono cose strane. Resta da decidere se definirle strane, ma stanno succedendo. Però il c.t. si è affrettato a frenare ulteriorme­nte: «La strada è lunga e piena di insidie. L’importante è non cambiare il modo di giocare, anche devo cambiare per forza formazione da una all’altra, visto che giochiamo ogni tre giorni». In vista della Germania, martedì, per cambiare spartito non avrà Tonali

e Florenzi, che nelle prossime ore lasceranno il gruppo: il primo è stato ammonito e sarà squalifica­to, il secondo «ha un piccolo intervento programmat­o da tempo». Ma ieri il c.t. ha ricevuto ulteriori messaggi da giocatori su cui ha puntato senza riserve. A cominciare dai debuttanti: «Se ho fatto giocare Gatti è perché penso che in futuro possa diventare un bravissimo difensore. Era un po’ teso prima della partita, poi si è rilassato. Ma ha fatto bene anche Esposito, e Gnonto quando è entrato ha da

to grande vivacità».

Giovani vecchi Poi ci sono i giovani veterani del centrocamp­o. Di Tonali dice proprio così: «Ha 22 anni, ma gioca come un old player, un “vecchio”». Locatelli gli è piaciuto anche da regista davanti alla difesa: «Non è vero che non lo vedo in quel ruolo, in futuro può diventare un buon play: sempliceme­nte, visto che sente molto il gol, da mezzala oggi può essere più decisivo. E comunque l’ho tolto solo perché era stato ammonito». E Pellegrini

gli piace così tanto da chiedergli sempre qualcosa in più: «Ho sentito paragoni che non ci stanno: Lorenzo ha un suo stile di gioco, non è né Giannini né Totti. Può diventare molto più bravo di quello che è, perché sa fare entrambe le fasi: interditor­e, costruttor­e, e fa pure gol. Se migliora nel non perdere alcuni palloni pericolosi, può diventare un giocatore strepitoso».

 ?? ??
 ?? ??
 ?? LAPRESSE ??
LAPRESSE
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy