La Gazzetta dello Sport

Come Baggio e Recoba: la fantasia torna al potere

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Fantasia, dribbling, imprevedib­ilità, tutti ingredient­i necessari per accendere l’entusiasmo dei tifosi: quanto è mancato un giocatore così nel primo anno dell’Inter di Inzaghi. Nella testa di allenatore e staff tecnico, Paulo Dybala è il profilo che serve per poter compiere un ulteriore step di crescita, tecnica e pure mentale. L’apriscatol­e nelle gare più complicate, l’uomo dal tocco magico che sappia inventare ed esaltare il gioco negli ultimi venti metri. Un po’ quello che è stato Luis Alberto per la Lazio di Simone, ma ovviamente con caratteris­tiche diverse. Nella storia dell’Inter si sono alternati tantissimi numeri 10 dal piede magico e la giocata sublime: certo, non tutti hanno lasciato un segno indelebile o hanno portato trofei, ma fa tutta la differenza del mondo avere o non avere un generatore di qualità nel motore.

Becca, Baggio e Chino

Il calcio moderno ha cancellato il numero di certificat­o di garanzia: una volta bastava indossare la maglia numero 10 per spiegare il tipo di giocatore. Come ai tempi di Beccalossi, seconda punta tutto dribbling e fantasia che ha scritto un pezzo di storia nerazzurra a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta. Un funambolo mancino, micidiale nell’uno contro uno e devastante nella rifinitura. In epoca recente, invece, è stato il talento del Chino Recoba a fare innamorare più di una generazion­e di interisti. Alvaro è forse il giocatore della storia dell’Inter che in assoluto ricorda di più Dybala: mancino, sudamerica­no, piede sopraffino per punizioni e calci d’angolo. Ma il 10 per eccellenza che ha conquistat­o più cuori resta Roberto Baggio, il Divin Codino che ha strappato applausi interisti, milanisti e juventini senza che nessuno si soffermass­e sul suo passato da nemico.

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