GRINTA, LAVORO, GAVETTA NEL MILAN CON CALABRIA, È FASCIA PROTETTA Capitan presente
È arrivato bambino, da luglio sarà leader, con Hernandez come vice Rinnovando una tradizione resa unica da Baresi e Paolo Maldini
L
e storie della vita sono come le favole di Esopo: girano intorno a quattro-cinque grandi temi, lezioni che mandiamo a memoria da bambini e ritroviamo da adulti lungo il percorso. Il riscatto sociale, la predestinazione, il potere della saggezza. La biografia di Davide Calabria, per dire, è un inno alla perseveranza. Davide Calabria non è il giocatore del Milan con più talento, non è il più rapido, non è il più grosso, non è il più tecnico, eppure dal 13 agosto sarà stabilmente il primo della fila, all’entrata in campo. Farà delle grandi sfide a testa o croce con l’arbitro come spettatore. Sarà il capitano del Milan. E Theo Hernandez, se il numero di presenze resterà come criterio guida, il suo vice.
Lilla e appendicite La sua parabola dice che nella vita non tutto è scritto. Calabria negli Allievi B era una riserva e una volta, racconta qualcuno, è arrivato vicino a restituire la borsa, che sta al settore giovanile come la spugna alla boxe. Calabria alla prima manifestazione internazionale della vita, il Mondiale Under 17 del 2013, si è dovuto fermare per un’appendicite: operato per direttissima negli Emirati Arabi e addio ottavi di finale. Calabria è andato per la prima volta a San Siro nel 2006, per un Milan-Lilla di Champions che non solo non contava nulla, ma è pure finito malissimo: 0-2, con il Lilla avanti dai primi minuti. Non sono segnali di un predestinato. Eppure...
Buon compleanno Eppure Davide Calabria dalla Virtus Adrense, piccola squadra della provincia di Brescia, ha avuto più grinta di tutti, ha resistito ai colpi e in qualche modo è andato avanti. Il suo percorso è un bigino di quello del Milan: all’inizio e alla fine, lui c’è. La sera di AtalantaMilan 5-0 - nei momenti in cui il Milan toccava il fondo e boom, da lì risaliva spinto da una forza non completamente spiegabile - Davide pubblicò sui social le foto della sua festa di compleanno, attirando comprensibili reazioni di molti tifosi, che gli risposero e non per fargli gli auguri. A Reggio Emilia, due anni e mezzo dopo, Calabria è stato il capitano del Milan nella partita scudetto e, bonus, ha quasi segnato al Sassuolo. Come il Milan, è migliorato così tanto da trasformarsi, diventare un altro calciatore agli occhi della gente e degli appassionati. Calabria ora è più sicuro tecnicamente, crossa meglio, sbaglia meno.
Stasera sarà in Germania con una maglia azzurra e no, non era prevedibile.
Da 0 a 30 Calabria viene da una famiglia di lavoratori e questo probabilmente spiega qualcosa. «Mio nonno aveva i campi e produceva il vino», ha detto Davide una volta. Papà invece faceva il muratore, poi ha aperto un bar. La mamma, impiegata, lo accompagnava a scuola, gli preparava il pranzo, lo portava agli allenamenti e tornava a casa con lui per cena. Dalla provincia di Brescia a Milano, sono quasi cento chilometri: se un ragazzo non impara la resilienza con un esempio così, non la impara mai. Davide in quegli anni ha sviluppato un carattere particolare - anche spigoloso - ed è cresciuto a poco a poco. Zero partite da titolare in campionato nel primo anno di Milan, 3 nel secondo, 11 nel terzo, 18 nel quarto, poi 22, 16, 30. Una crescita continua. Il vino e Morata Il Milan, in fondo, c’è sempre stato. Calabria è milanista e rinnova la tradizione dei capitani cresciuti nel settore giovanile: Paolo Maldini, Franco Baresi, Fulvio Collovati, Aldo Maldera, Francesco Zagatti, Omero Tognon. È arrivato per gli Esordienti, quindici anni fa, e ha giocato in tutte le categorie fino alla prima squadra, senza dimenticarsi di voltarsi per dire grazie a Pippo Inzaghi, a Brocchi, a chi ha creduto in lui. Lungo la scalata, ha trovato il tempo di appassionarsi al vino e non alla PlayStation - ha anche iniziato una scuola per diventare enologo, forse in omaggio al nonno - e ha usato quel carattere particolare per affrontare gli ostacoli.
Quando l’Inter ha perso col Bologna dando al Milan il vantaggioscudetto, Davide ha pubblicato una foto di Kobe Bryant che, per chi conosce KB24, chiamava una frase: «Job is not finished». Il nostro lavoro non è finito. La stessa
L’anima Perseveranza e applicazione: è il simbolo dello spirito casciavit milanista
durezza mentale vista per la finale di Coppa Italia 2016, giocata da titolare dopo mesi di panchina. Vinsero Morata e la Juve ma Calabria fu uno dei migliori.
Casciavit La prossima sfida è guidare un Milan che senza mezzi termini punta a fare un salto di qualità. Da Lilla, questa volta, dovrebbero arrivare nuovi amici Renato Sanches probabile, più difficile Botman - e il Milan nel gruppo di Champions non vuole solo fare bella figura: vuole qualificarsi. La squadra avrà nuove gerarchie di spogliatoio perché Ibra sarà inevitabilmente meno presente, Kessie a Barcellona, Romagnoli chissà dove, ma Davide dovrà fare quello che fanno i capitani: camminare davanti agli altri, dare l’esempio. Come andrà, non si sa. La certezza è che ci proverà a modo suo, con quel milanismo casciavit, operaio e mai snob, che manda i tifosi alle stelle, dal terzo anello al settimo cielo.
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