Barella a soli 25 anni è già un senatore La rivoluzione continua
Punto fermo a centrocampo, goleador e guida dei debuttanti: stasera pronti Scalvini, Luiz Felipe oltre a Caprari
Aparte Donnarumma ma lui fa storia a sé: lui c’è sempre - è quello che ha giocato di più in Nazionale. E stasera potrebbe diventare anche quello che ha segnato di più. Ovviamente fra chi c’è. Se non si trattasse di Nicolò Barella, si parlerebbe di paradosso. Un po’ come chiamare giovane vecchio un ragazzo di 25 anni, che di questo gruppo si può definire già guida, leader, “accompagnatore”: normale, per uno che contro la Germania giocherà la sua partita azzurra numero 39. Provando a mettere la freccia del sorpasso: bersaglio, il gol personale numero nove, perché in azzurro è come se la porta fosse un’attrazione ancora più fatale. Diventerebbe il miglior marcatore dell’era Mancini: con il c.t., Immobile e Belotti ne hanno segnati otto. E diventerebbe il terzo miglior centrocampista goleador nella storia dell’Italia del calcio: Capello si fermò a 8, Pirlo (13) non sarebbe irraggiungibile, De Rossi (21) invece ancora molto lontano.
Cifra tonda Un capocannoniere che non fa l’attaccante: la doppia faccia di Barella è la stessa di questa Nazionale, il tormento e la gratificazione del c.t., che non si dà pace per il digiuno delle punte, anche se è ben felice che segni chi arriva da dietro. Cosa che Barella continua a saper fare bene. In questo non è cambiato: semmai nel temperare certi spigoli del carattere che lo portavano a farsi del male da solo. Di sicuro sta cambiando l’Italia: più giovane, più aperta alle novità. Così ha deciso Mancini, e chi avrà voglia di seguirlo lo seguirà. Il c.t. non si aspetta particolari grazie dai club per questa ventata di aria fresca che promette buon tempo, semmai che venga mantenuta la promessa di rendere abitudine più o meno consolidata gli stage per giovani emergenti: il laboratorio per le sue prime scelte di rottura. «Conoscere i giocatori vedendoli da vicino è fondamentale», ha ripetuto ieri. Ai 38 già lanciati in passato, nelle ultime due settimane ha aggiunto altri nove debuttanti (età media: poco più di vent’anni), ovvero Gnonto, Ricci, Frattesi, Pobega, Cancellieri, Di Marco, Zerbin, Gatti, Esposito. Fanno 47 e stasera si arriva alla cifra tonda: quando promette, il c.t. poi mantiene e ha già annunciato la prima anche per Scalvini («Tecnica, fisico e può giocare in due ruoli: ha un futuro da grandissimo»), Luiz Felipe («Può diventare importante per la nostra difesa») e Caprari, che giovane non è più, ma aspetta da tanto questo momento e ha fatto tanto per meritarlo.
L’esempio di Raspa Ieri Mancini non aveva ancora certezze su chi far giocare subito e chi dopo; se dare un’altra chance a Esposito, a Gatti, a Gnonto che proprio contro la Germania, dieci giorni fa, spalancò la prima porta di quelle aperte dal c.t., che ieri invece non aveva dubbi su Raspadori: un altro bel poster di questa squadra. I suoi 22 anni sono pochi per non sentirsi pure lui fra quelli che a Barella devono guardare come un faro, ma sono abbastanza per pensare alla gara di stasera come alla chiusura di un cerchio lungo un anno: era il più sbarbato dei 23 dell’Europeo, la beata gioventù benedetta già allora da Mancini. Giocò poco, quasi niente, ma gli servì tanto: alla scuola calcio Nazionale fece quaranta giorni da frequentatore con posto in prima fila. I prescelti del Mancio stavolta ne hanno fatti una ventina, «ma questi ritiri - ha detto ieri Raspa - ti danno l’occasione per inserirti, per capire i valori di questo gruppo trasmessi dai più grandi con la passione di lasciarti qualcosa, soprattutto per giocare. E sbagliare, che è ancora più importante».