Haaland, Tchouameni, Nunez e gli altri La Serie A perde sempre più competitività
Il Manchester City ha ufficializzato l’acquisto di Erling Haaland. A 21 anni l’attaccante norvegese ha alle spalle cifre personali mostruose, tipo 23 gol in 19 partite di Champions. Pep Guardiola deve essersi stufato della sua antica teoria sulla maglia numero 9. «Il centravanti è lo spazio», diceva una volta, parole originali che ancora scaldano i cuori dei guardiolisti, ma che non sempre fanno risultato. Guardiola si è forse stancato dell’intermittenza di Gabriel Jesus e si è fatto comprare un centravanti verissimo per rivincere la Champions League, trofeo che gli manca dai tempi del Barcellona di Leo Messi e del centravanti “spaziale”.
Le cifre dell’affare sono fuori portata per noi umani della Serie A. Haaland ha firmato un quinquennale da 30 milioni netti a stagione, il Borussia Dortmund incasserà 40 milioni di clausola di rescissione, altri 20 circa andranno al Salisburgo, il club precedente. In più ricchissime commissioni per i procuratori - l’agenzia dello scomparso Mino Raiola - e un bonus di ingresso per la famiglia. Un diluvio di milioni. Di che cosa stiamo parlando? Di qualcosa che la Serie A non può più permettersi, per noi sono compensi irreali e destinati a scavare un abisso di competitività. Fosse soltanto Haaland, poi. Il Liverpool ha investito 75 milioni più altri 25 di eventuali bonus nell’acquisto di Darwin Nunez, 22enne attaccante uruguaiano emerso nel Benfica. Il Real Madrid ha puntato 100 milioni centrocampista olandese Ryan Gravenberch dall’Ajax per 35 milioni, una somma che qualche club del nostro calcio potrebbe concedersi. La realtà rimane chiara, la Serie A non può sedersi ai tavoli più ricchi del mercato. Possiamo guardare e gettarci su ciò che viene scartato oppure sguinzagliare i nostri Indiana Jones dello scouting in remoti campi e campetti, a caccia di potenziali talenti non ancora noti. Mentre a Madrid, a Parigi e in Inghilterra sbocciano champagne e ingurgitano ostriche, le nostre società scandagliano il risparmioso mare dei parametri zero. L’Inter è su Dybala, la Juve su Pogba e Di Maria, la Roma ha preso Matic lasciato libero dal Manchester United. In Premier League sono così ricchi che possono concedersi di dilapidare un investimento monstre dell’estate 2021. Ci riferiamo a Romelu Lukaku e alla possibilità che il belga lasci il Chelsea per ritornare a Milano. La storia ci racconta per l’ennesima volta di quanto il denaro sia importante e inutile allo stesso tempo, la felicità non si può comprare: sì, non ci rimane che la filosofia per attenuare il senso di invidia. C’era una volta la Serie A che ingaggiava Maradona e Platini, Zico e Rummenigge, Gullit, Van Basten e Ronaldo il Fenomeno. C’era e non c’è più. Tocca arrangiarsi e reinventarsi. Non è detto che sia un male assoluto o un limite. Il più ricco non vince sempre, come dimostra il caso Psg, ancora digiuno di Champions, nonostante gli investimenti degni del Pil di un Paese del G7.