Italia, notte d LA GERMANIA CE NE FA 5 AZZURRI TROPPO BRUTTI È LA LEZIONE PIÙ DURA
I tedeschi dominano, che botta per la nostra Nazionale A segno Gnonto e Bastoni, ma la partita era già finita
L’analisi M
amma che botta. Cinque lattine in testa a Moenchengladbach dalla Germania che non ci aveva mai battuti in una partita ufficiale nei 90’. Abbiamo fatto storia. Cinque gol dopo i tre beccati dall’Argentina nella Finalissima di Wembley: 8 gol in due partite, noi i maestri della difesa. Due batoste che ci costringono a riconsiderare le cose buone viste nelle tre partite che stanno in mezzo. La delusione, al confine della vergogna, non deve farci buttare via il bambino con l’acqua sporca. Le cose buone viste restano tali: giovani di valore, un nuovo spirito, un’idea di gioco valida. Ma la lezione tedesca serve per non volare troppo alto con le aspettative. I giovani. Non basta tirar fuori un Gnonto dal nulla per credere di avere già in casa il nuovo Messi. Bastoni è uno dei talenti più limpidi, ma è sballottato da galattiche valutazioni di mercato, incompatibili con i 3 errori sui primi 3 gol di ieri. Scamacca e Raspadori sono solo all’inizio di un percorso di formazione. La lezione tedesca serve a ricordarci che non abbiamo un futuro già apparecchiato. I giovani andranno educati e aspettati. Lo spirito. Nelle partite precedenti l’onda verde ha riportato entusiasmo. In due stadi italiani e uno chiuso, però. In una cornice diversa, calda, molti azzurri si sono sciolti e, soprattutto, quando sul 2-0 c’è stato da combattere per evitare la goleada sono mancati la rabbia e l’orgoglio. Questa è stata la nota più deludente.
Serie B Gli alibi non mancano. La stanchezza di tante partite ravvicinate ha imposto rotazioni obbligate. Forse, in queste emergenze, poteva essere giustificato un maggior realismo tattico. Bello far esordire tanti giovani, con i 3 di ieri Mancini è arrivato a 50, ma è anche giusto metterli nelle condizioni di non sfigurare. Vedi Scalvini, esposto sul 2-0, in ruolo che può fare, ma che non è il suo: al centro della mediana, contro la Germania. Ora, scavalcati anche dall’Ungheria, non siamo più padroni del nostro destino in Nations League. Dovremo battere Inghilterra e Ungheria a settembre per rincorrere il secondo posto nel girone, prezioso per il sorteggio delle qualificazioni all’Europeo. Senza dimenticare il rischio di scivolare nella Serie B di Nations League.
K.o. storico La Germania non ci aveva mai battuti al 90’ in una partita ufficiale
Le scelte Bello far esordire i giovani, ma è anche giusto metterli in condizione di non sfigurare
L’illusione Primo tempo amaro come un’illusione. C’è Frattesi e non Locatelli, forse per ragioni di stanchezza, ma anche per educazione tattica. Alla vigilia Mancini aveva spiegato: «Voglio una mediana che attacchi di più. Ne basta uno fermo dietro». Frattesi è più portato ad «andare» che a «fermarsi». Mancini
ha spiegato che sta cercando «un’Italia più dominante», sta lavorando soprattutto alla squadra del futuro e quindi l’educazione spirituale ha un valore non inferiore al risultato del momento. Quindi, con Frattesi e il tridente piccolo, ci aspettiamo questa Italia «dominante». Per una decina di minuti ci sembra addirittura di riconoscerla. Le linee restano alte, il pressing è coraggioso e la prima vera palla gol è nostra. Ottimo taglio di Politano che trova Raspadori solo a centro area. Il guizzo è buono, la freddezza per angolare la deviazione al volo: no. La palla viene risucchiata da Neuer in uscita (8’). L’illusione muore qui. Due minuti dopo aiutiamo la Germania a passare in vantaggio.
Calabria concede troppa aria al cross di Raum, Bastoni stecca la chiusura e Kimmich, come a Bologna, raccoglie nel cuore dell’area e fa 1-0. Non abbiamo imparato nulla dalla gara d’andata, quando avevamo sofferto a ripetizione gli inserimenti centrali.
Bastonate I tedeschi gestiscono senza dannarsi. Non siamo sotto solo per errori individuali, siamo sotto perché atleticamente stiamo peggio dei tedeschi e peggio di quanto pensavamo di stare. La spia sono Barella e Spinazzola, che nelle partite precedenti sono stati la nostra corsa migliore. Stasera faticano a partire. Senza una squadra che li appoggi, Raspadori e Gnonto diventano accessori inutili. Servirebbe
di più la fisicità di Scamacca per mettere giù palla, difenderla e far salire la truppa. Intanto Mancini pensa a tappare le falle dietro. Sané, il peggiore a Bologna, stasera è il migliore perché trova sempre lo spazio sulla trequarti per concludere (sfiora il 2-0) o per rifinire: lo sfiora anche Werner su sua assistenza. Mancini gli toglie ossigeno già prima dell’intervallo: dentro Luiz Felipe per Politano e difesa a 3 (3-5-2). Un rigore ingenuo causato da Bastoni e firmato da Gundogan a fine tempo (49’) e un altro scarabocchio dell’interista che apre la porta a Muller a inizio ripresa (6’) uccidono le nostre velleità di rimonta.
Cinque lattine Timo Werner infierisce in due minuti (23’, 25’), con la collaborazione del finora ottimo Donnarumma. Il gol di Gnonto è il giusto premio per il ragazzo che ci ha messo il cuore in queste partite, ma non addolcisce nulla. Neppure il raddoppio di Bastoni. Fino a ieri il calcio era lo sport inventato dagli inglesi in cui la Germania non batteva mai l’Italia. Non possiamo più dirlo. Ma soprattutto, oggi, dopo due Mondiali mancati e 8 gol presi in due partite, non sappiamo dire chi siamo. E questo fa molto più male delle 5 lattine di Moenchengladbach.