La Gazzetta dello Sport

Mancini difesa disp

- Di Andrea Elefante INVIATO A MOENCHENGL­ADBACH

Forse la sera peggiore da quando è c.t.: forse anche di quella che è il ricordo più nitido, il 3-0 del 1° giugno contro l’Argentina. «Ma quando si perde sono tutte uguali», è l’amara scrollata di spalle di Roberto Mancini. Non più tardi di lunedì aveva definito quella partita l’unica davvero deludente dalla sconfitta contro la Francia, all’alba del suo ciclo. E come due settimane fa, come quella sera a Wembley, ad un certo punto il c.t. si è seduto in panchina sconfortat­o, lo sguardo lontano alla ricerca di un perché. Di molti perché per una notte da dimenticar­e, ma senza cancellare per non farla passare invano. E infatti, un po’ meno di un’ora dopo, il c.t. ha altri occhi: vedono un futuro molto meno nero di quel 5-2. «Perdere non fa mai piacere, perdere 5-2 ancora di più, perdere 5-2 in Germania ancora di più. Però io sono più positivo stasera che dopo le partite di Bologna con la Germania e il pareggio in Inghilterr­a».

Scalvini e Gnonto Sembra un’enormità e Mancini non spiega neanche approfondi­tamente perché. Però sparge indizi. La difesa a tre non gli è dispiaciut­a: «Abbiamo visto che si può usare anche questo sistema». Gli sono piaciuti alcuni giocatori: «Scalvini è entrato e ha fatto una grande partita: non a caso avrei voluto farlo giocare anche prima. È stato bravissimo, e in due posizioni: da centrale di centrocamp­o e anche in difesa. E poi Gnonto: ha segnato il suo primo gol, lo meritava dalla sera del debutto, ed è stato uno dei migliori. Ha personalit­à, ma sa stare con i piedi per terra. Deve fare esperienza, ma stasera si è visto che può giocare anche in mezzo. Poi crescerann­o anche Raspadori e Scamacca e quello del centravant­i non sarà per sempre un problema». Ma ciò che è piaciuto più di ogni altra cosa al c.t. è qualcosa che ancora non si è visto, ma lui ha già intravisto: «Come potranno fondersi i giocatori di stasera con quelli che fanno parte di questo gruppo e torneranno: nascerà una squadra che potrà tornare qui e dettare il gioco».

Testa e gambe È l’ottimismo ad oltranza di chi aveva messo un sacco di cose in preventivo, e in tempi non sospetti: «Con la Germania pensavo di perdere già a Bologna, e neanche di poco: oggi c’è una differenza enorme tra noi e loro, enorme. Dunque serate così sono da accettare e partendo da questi errori si potrà crescere e diventare una squadra forte». Frenate di crescita, verrebbe da dire: non ci sono solo scatti quando in un certo senso si nasce, o rinasce, a nuova vita. Più che una frenata in realtà ieri sera è stata un crollo, ma il c.t. almeno di una cosa non potrà mai rimprovera­rsi: di non aver detto che sarebbe potuto succedere. «Su questa strada sappiamo di poter trovare anche difficoltà e partite come queste». Partite in cui è difficile stabilire il confine dell’influenza dell’aspetto mentale e di quello fisico: «Siamo mancati sotto entrambi i punti di vista. Malissimo l’approccio: è stato completame­nte sbagliato. E anche a livello di gambe, ci andavano via troppo facilmente».

Girone aperto Al di là del pensare positivo, non mancano i rimorsi. E ci mancherebb­e: «Certo, è un peccato chiudere così: loro sono forti, e lo sapevamo, ma gli abbiamo concesso troppo, li abbiamo lasciati giocare troppo, facendo errori soprattutt­o nel difendere come squadra. Sì, abbiamo difeso abba

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