La Gazzetta dello Sport

Dionisi «IO, IL MIO SASSUOLO E UNA FIGLIA IN PIÙ SONO UN UOMO FELICE»

- L’INTERVISTA di G.B. Olivero INVIATO A INARZO (VA) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’allenatore di nuovo papà dopo 14 anni: «La famiglia è fondamenta­le, con i giocatori serve complicità Il mio rinnovo? Ne parliamo...»

Mia Grace è uno scricciolo di due chili. Si fa coccolare con soddisfazi­one e accenna un sorriso. Era attesa per il 20 giugno, è nata l’8: primo regalo per papà Alessio, che il 4 luglio inizierà la preparazio­ne estiva con il Sassuolo. Alessio Dionisi è un uomo felice, abbraccia la moglie Maila, si gode le smorfie di Mia Grace e ci racconta la sua gioia.

3Alessio, ha assistito al parto? «Sì ed è stata una bellissima esperienza. Giugno per me è il mese della famiglia: il matrimonio l’anno scorso, la nascita di Mia Grace adesso. La mia prima figlia, Giorgia, ha già 14 anni, ma è nata a ottobre».

Essere padre a distanza di così tanto tempo porta una consapevol­ezza diversa?

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«Penso di sì. Anche il fatto di essere diventato nel frattempo un allenatore mi porta a essere più riflessivo e non solo istintivo. Però per certi versi la vivo come fosse la prima volta ed è normale quando ci metti il cuore».

3 Grace era il nome di sua mamma.

«È stata una decisione di Maila. La bimba si sarebbe dovuta chiamare solo Mia, poi lei ha voluto aggiungere il nome di mia madre che è mancata dieci anni fa a causa di una malattia. Sembrava fosse guarita, poi purtroppo sì aggravò. Io giocavo ancora, non le sono stato vicino quanto avrei voluto per la distanza. Tornassi

indietro, farei qualcosa di diverso. Ho il rimpianto che non abbia visto crescere Giorgia, il matrimonio, la nascita di Mia. Io sono abbastanza fatalista, purtroppo le brutte cose accadono. Credo che la prima preoccupaz­ione di un genitore consapevol­e di essere alla fine del suo percorso sia quella di lasciare un figlio capace di cavarsela. E penso che sotto questo punto di vista mia mamma fosse serena. Io ho guardato avanti cercando di essere presente con mio papà. Anzi, il mi’ babbo. Sono figlio unico e ci siamo aiutati a vicenda. Però non sei mai pronto quando succede una cosa del genere: mia mamma aveva solo 53 anni. Adesso spero di essere quello che avrebbe voluto lei: un uomo corretto con le altre persone».

3Suo papà Luca ha giocato e allenato. Com’è il rapporto?

«Bello, intenso. Mi ha trasmesso la passione per il calcio, quando giocavo sentivo un po’ il peso della sua personalit­à. Adesso, però, gliela spiego io eh (risata, ndr). Scherzi a parte, il bello del calcio è che nessuno ha la verità. A volte la lettura di un tifoso al bar può essere quella migliore».

3Quanto

conta la famiglia? «È la cosa più importante, anche se spesso la sacrifico per il lavoro e un po’ lo chiedo anche ai miei collaborat­ori».

3Come ha conosciuto Maila? «Era il 2012, un camp estivo con i ragazzi, lei era una delle animatrici. Curava un laboratori­o di musica. Mi ha colpito l’altruismo».

3Lei è pochissimo social. Essere più che apparire?

«Sono riservato, i social li uso per aggiornarm­i: spesso danno le notizie in tempo reale». 3Con

i giocatori è un po’ un fratello maggiore?

«Cerco la condivisio­ne, non la confidenza: un po’ di distanza ci deve essere. Ma la complicità porta risultato. Nella costruzion­e di una squadra il primo obiettivo è creare l’empatia e poi dare un’identità».

3Riesce a staccare davvero? «Sempre meno. Ci sono riuscito nei giorni in cui è nata Mia Grace. In Serie A qualcosa cambia, ma devi valorizzar­e il tempo per gli amici oltre che per la famiglia. Gli amici te li scegli e sarebbe una sconfitta se pensassero che li trascuro. Sono una persona normale e mi realizzo nel mio lavoro in modo naturale».

Lei è anche il primo allenatore a vincere in casa di Milan, Inter e Juve dai tempi di Bernardini con la Fiorentina.

3 «Spero che tra dieci anni, parlando di me, si ricordino altre cose. Poi è il Sassuolo ad aver vinto, non io. E non amo parlare di ciò che si è fatto, preferisco concentrar­mi sulle cose che si possono migliorare».

3Per la prima volta dai tempi del Borgosesia si ferma per il secondo anno sulla stessa panchina. È un tipo inquieto?

«No, in passato mi sarebbe piaciuto dare continuità. Ma è anche vero che ho ricevuto proposte che mi davano l’occasione di migliorare. Adesso sono felice di continuare con il Sassuolo: al secondo anno puoi provare a incidere di più. Mi piacerebbe dare quell’equilibrio che abbiamo inseguito tutta la stagione raggiungen­dolo solo a tratti».

3Novità

sul rinnovo?

«Ho uno splendido rapporto col Sassuolo, abbiamo iniziato a parlarne: nessun problema».

Non le hanno ancora venduto nessuno. Contento?

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(ride) «Vediamo cosa succede. Ci sta che non vadano tutti via adesso, no? È arrivato Alvarez, un ragazzo del 2001, un centravant­i fisicament­e molto diverso da Scamacca. Intanto coccolo i miei con qualche messaggio anche quando sono in Nazionale».

3 La panchina è stata una vocazione?

«Quando giocavo non immaginavo di fare l’allenatore, ma i miei compagni mi vedevano già così. Ho studiato tanto e lo faccio ancora, vedendo partite anche di notte. Cerco le curiosità, le sfumature. Nel lavoro devi avere una certa consapevol­ezza, ma allo stesso tempo metterti in discussion­e. Così puoi crescere».

Essere diventato ancora padre e nel frattempo un allenatore mi porta a essere più riflessivo e non solo istintivo. Però per certi versi vivo la paternità come fosse la prima volta ed è normale se ci metti il cuore Alessio Dionisi Allenatore Sassuolo

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GETTY Un debutto eccellente Alessio Dionisi, 42 anni, nella prima stagione in A con il Sassuolo è arrivato decimo (a fianco del Toro) facendo 50 punti

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