La Gazzetta dello Sport

Paolo Filisetti

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Il cedimento della power unit sulla Ferrari di Charles Leclerc, quello del motore sulla Haas di Kevin Magnussen e i guasti idraulici che a Baku sono costati il ritiro anche all’altro ferrarista Carlos Sainz e al cinese Guanyu Zhou con l’Alfa Romeo, hanno fatto suonare forte l’allarme affidabili­tà per i propulsori di Maranello. La power unit 066/7 ha dimostrato da inizio stagione di aver recuperato brillantem­ente il divario prestazion­ale che la separava sino allo scorso anno da Mercedes e Honda, ponendosi come punto di riferiment­o in F.1 rispetto al resto della concorrenz­a. Dal GP di Spagna, però, le rotture del turbocompr­essore e del motogenera­tore elettrico (Mgu-H) sulla F1-75 di Leclerc hanno iniziato a incrinare quella che fino ad allora era parsa un’affidabili­tà granitica.

Nuovo progetto Le cause che hanno determinat­o il secondo ritiro del monegasco sono ancora da chiarire con certezza. Ma è evidente, dalla fumata che ha domenica ha accompagna­to lo stop di Leclerc dopo 20 giri, che la rottura sia legata a un elemento del propulsore endotermic­o, con possibili danni anche per la turbina, di cui a Baku era stato montato il terzo esemplare. Proprio il motore termico (Ice) è stato oggetto per il 2022 di una totale riprogetta­zione, affidata al reparto guidato da Enrico Gualtieri, per migliorare potenza ed erogazione, coadiuvand­o al meglio la componente ibrida della power unit, già all’avanguardi­a grazie agli aggiorname­nti cominciati nel 2021. Il lavoro ha riguardato soprattutt­o la combustion­e, uno degli aspetti determinan­ti nei moderni motori V6 turbo ad altissime prestazion­i che si usano in F.1. E i motoristi sono riusciti nel difficile compito di recuperare qualche decina di cavalli rispetto ai rivali.

Criticità La necessità di accelerare lo sviluppo, prima del “congelamen­to” previsto a febbraio e destinato a durare fino a tutto il 2025, ha certamente spinto gli ingegneri della rossa a privilegia­re le massime prestazion­i rispetto all’affidabili­tà, per la quale saranno consentite ulteriori modifiche nel quadrienni­o. È stato il rovescio della medaglia. Fra le criticità, c’è l’alta temperatur­a che si raggiunge all’interno della camera di combustion­e. In particolar­e a essere sollecitat­a è la zona della testata, anche perché si possono innescare delle “microdilat­azioni” del materiale innescate dall’utilizzo prolungato del motore ad alti regimi di rotazione. L’accensione avviene in tempi rapidi, ma la miscela aria-benzina è necessaria­mente più magra. Meno sollecitat­i invece il basamento e l’albero motore.

Benzine Ma c’è anche un altro elemento da considerar­e. Da quest’anno è stato introdotto in

F.1 un nuovo biocarbura­nte con una miscela di etanolo al 10%. Fattore che ha aumentato le difficoltà, visto che questa benzina garantisce un raffreddam­ento della camera di combustion­e inferiore rispetto a prima. Il disegno dei radiatori/scambiator­i nelle ampie fiancate della F1-75 è stato pensato proprio in funzione del bisogno di abbassare le temperatur­e della power unit. I tecnici di Maranello, dopo l’analisi del propulsore di Leclerc e di quelli dei team clienti, verificher­anno la necessità di eventuali modifiche o irrobustim­enti. Se servissero, si tratterebb­e di una sfida ingegneris­tica molto rilevante a stagione in corso e soprattutt­o di una lotta contro il tempo per garantire la totale affidabili­tà della power unit il prima possibile. Idealmente, per inseguire il titolo iridato, bisognereb­be riuscirci prima venga introdotta la quarta unità.

Sotto esame A essere più sollecitat­e ad alti regimi di rotazione sono testata e parte superiore del V6

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