La Gazzetta dello Sport

Il Bosco Verticale, City Life e il... market Tutti i luoghi di Rom

L’attaccante belga ha lasciato la città da re, dopo la festa scudetto in strada tra i tifosi

- Di Vincenzo D’Angelo

Il re sta tornando, tutto vero. E la Milano nerazzurra ha già cancellato la delusione per la fuga della scorsa estate, quando Romelu Lukaku scelse il Chelsea a poche settimane dal via della stagione, costringen­do Inzaghi a reinventar­e un’Inter senza l’uomo che l’aveva riportata sul tetto di Italia a suon di gol e cavalcate travolgent­i. La regia dell’operazione “ritorno” è tutta sua e conferma la teoria che da sempre muove e infiamma il calciomerc­ato: se un giocatore vuole andare via, non c’è modo di impedirgli­elo. Così, neanche dodici mesi dopo un addio che aveva lasciato nella bocca dei tifosi l’amaro sapore del tradimento, Lukaku è pronto a sbarcare nuovamente a Milano. Stavolta senza mini-trolley, consolle sotto braccia e portabagag­li pieno di peluche come in quella prima notte milanese del 2019, quando una folla di tifosi corse ad abbracciar­lo a Malpensa chiedendog­li di riportare l’Inter dove doveva. Perché Milano è ancora la sua città, malgrado tutto. E perché il legame con il nerazzurro non si è mai interrotto, è rimasto speciale. Nell’anno del Mondiale, dopo una stagione tribolata e costellata da delusioni in Blues, non c’era altro posto dove Romelu poteva immaginare di riprenders­i il tempo perduto. Manca poco, pochissimo. Ma intanto Romelu ha già allertato gli amici italiani ed è pronto a riaprire la sua casa a City

Life, da dove dominava Milano. E pure a ricomincia­re a fare la spesa notturna nel market sotto casa.

Le scuse Galeotta fu quell’intervista a fine 2021, dove Lukaku anticipò di qualche ora i botti di Capodanno. «Chiedo scusa ai tifosi dell’Inter: la maniera in cui me ne sono andato sarebbe doveva essere diversa. Spero davvero nel profondo del mio cuore di tornare all’Inter». Parole fortissime e non interpreta­bili, che adesso hanno un significat­o ancora più profondo. Quella stessa sera, con la tristezza negli occhi e la delusione nel cuore per un’avventura a Londra che stentava a decollare, Lukaku per la prima volta si mostrò fragile davanti alle telecamere. E pentito per la scelta fatta. Con Tuchel i rapporti erano già tesi, da quella sera sono crol

lati. Con quell’intervista, Romelu non ha rotto solo con il suo allenatore o col Chelsea, ma anche con il suo vecchio entourage. La strappo definitivo con Pastorello (regista del primo sbarco all’Inter) è diventata ufficiale al tramonto della stagione, quando Rom ha deciso di affidare all’avvocato Sebastien Ledure il compito di forzare la mano col Chelsea, per tornare all’Inter. Al resto ci ha pensato Romelu, mandando messaggi continui al club e mostrandos­i pronto a tutto: la proposta di tagliarsi l’ingaggio – condizione necessaria ma non sufficient­e per la buona riuscita della trattativa – è stata immediata. Perché ora non è una questione di soldi, che ti fanno vivere bene ma non danno la felicità. E questo Romelu ora lo ha capito.

La festa da re In due stagioni in nerazzurro, Lukaku era diventato un tutt’uno col mondo Inter. Mai visto un giocatore scendere in strada a festeggiar­e un titolo con la sua gente, con i suoi tifosi: nei caroselli per lo scudetto, tra le vie di Milano, Romelu partecipò alla festa seduto sul tetto della sua macchina, lanciando baci e sorrisi a chi incrociava lungo il cammino, sventoland­o la sua maglia a mo’ di bandiera. Chissà quante volte ci avrà ripensato, chissà che nostalgia. Ora il peggio è alle spalle, Milano lo sta aspettando. In fondo, nessun posto è come casa.

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Re della città Lukaku al Bosco Verticale con lo skyline di Milano alle spalle, il murale che gli era stato dedicato a San Siro e la festa scudetto per le vie di Milano

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