Gara-5: Milano sia fredda E Bologna non guardi avanti
Match ball. Se Milano sbanca Bologna oggi è campione d’Italia. Come sappiamo, la serie finalissima è al meglio di sette partite. Visto che Milano è 3-1, manca una sola vittoria. Allora tutto su gara-5. L’Olimpia come deve affrontare una situazione tale? Be’, spreco parole qui perché Gigi Datome ha chiarito tutto subito: «Bisogna avere quattro vittorie per festeggiare; noi abbiamo solo tre». Ha ragione, al mille per cento. Perché se i giocatori di Milano pensassero «Be’, che ci importa di gara-5? Intanto abbiamo gara-6 in casa, dove siamo imbattuti quest’anno» sarebbe fatale. Se perdi quella grande concentrazione che ti ha portato a un passo dallo scudetto, è difficile riprenderla. Anzi, arrivi a gara6 dicendo: «Oddio! Dobbiamo vincere oggi o si torna a Bologna». Quindi non esiste questa possibilità.
Poi qualcuno mi ha detto: «Anche se perde gara-5 il club farebbe un incasso-record in gara-6 con altri 12.000 tifosi». Mi dispiace per chi pensa così, ma nessun giocatore e nessun allenatore lo farebbe. L’istante che la palla a due iniziale va su, si gioca alla morte. Non gli importa nulla dell’incasso. Non gli importa nemmeno di festeggiare davanti al proprio pubblico. Se è necessario, bene, è così.
Ma se possono evitare un’altra partita, ben venga. Ettore Messina, allenatore dell’Olimpia, è pure presidente. Ma non va in panchina in gara-5 facendo calcoli per l’incasso!
Allora, come deve l’Olimpia affrontare questa partita? Prima cosa, non avere fretta. Giocare con una freddezza polare. Anche se la Virtus va in testa, non cercare una soluzione troppo affrettata. Giocare come sempre. Giocare la propria partita. Non strafare. Non guardare il tabellone. Guardare il campo, gli avversari, la situazione. Cioè, leggere l’altra squadra, leggere la difesa. In queste situazioni, io dicevo ai miei: «Anche se tu
hai fretta, la partita dura 40’ lo stesso».
Ettore Messina è superveterano di queste partite di chiusura. Lui sa che ogni partita è diversa da ogni altra ma, allo stesso tempo, è simile. Lui non avrà un piano partita pieno di novità. Lui dirà, come dicono in America, «Ultimo ballo. Allora, danziamo con la ragazza che abbiamo portato alla festa». Vuol dire: stiamo con le cose che conosciamo a memoria anziché cercare
qualcosa più spettacolare. Lui sarà pronto a chiamare un time-out dopo pochi secondi se non vede l’atteggiamento che vuole.
Capitolo Virtus. Prima, sgomberiamo una piazza molto scomoda! Qualcuno dice questo: «Ehi, la Virtus perde gara-5. Non vorranno sputare sangue per vincere e poi dover ritornare a Milano per essere spazzati via di nuovo e subire la festa dei tifosi dell’Olimpia. Meglio fare bella figura in gara5, perdere con dignità, salutare i tifosi di casa con un applauso e chiudere la stagione così». Credetemi, Sergio Scariolo, coach della Virtus, anche lui veterano di mille battaglie, è un grande psicologo e capirebbe un atteggiamento così in un’istante.
Cosa deve fare la Virtus? Semplice: giocare una partita sola! Cioè, non pensare a doverne vincere tre in fila, anche se quella è la realtà. Non pensare a gara-6. Nella psicologia, si chiama compartimentalizzare. Cioè, pensare in piccolo. Quindi, per la Virtus, il calendario è stato cambiato radicalmente: gara-5 è diventata, per loro, gara-7. Per loro è davvero vincere o andare a casa.
Allora, troppo peso? Troppo stress? No. Anzi, in queste situazioni, gli allenatori diventano più lucidi che mai! Poi, i giocatori danno il massimo in ogni azione difensiva e in ogni possesso in attacco. Ognuno della Virtus deve solo fare la sua parte! No, non sarà una partita facile. Forse nemmeno bella. Le gare per gli scudetti sono giocate con sangue, non acqua di rose.