La primavera di Ricci Talento, testa e carattere: alla conquista di Toro e Italia
La valorizzazione a Empoli, l’inizio difficile in granata: ma poi è arrivato il decollo
La Primavera per Samuele Ricci non è iniziata esattamente il 21 marzo, ma qualche giorno dopo cioè il 2 aprile. Questo perché il turno di fine marzo era dedicato alle partite internazionali. Dunque ripresa del campionato ed ecco il ventenne scendere in campo a Salerno, in una sfida che si preannuncia rovente a causa della precaria classifica in cui si trova l’altra squadra granata. Fino a questo match il centrocampista prelevato in gennaio dall’Empoli, dove era stato lanciato in orbita da Aurelio Andreazzoli, aveva dovuto portare pazienza, come si dice. Molte panchine di... apprendimento, poi debutto di appena 5’ contro il Cagliari, la prima soddisfazione col Bologna (90’ interi, ma nel reparto di centrocampo c’erano delle defezioni), annacquata la settimana dopo da un contentino di 8’ contro l’Inter, scesa all’Olimpico da capolista.
Ambientamento Insomma, il ragazzo è arrivato alla stagione in cui si fiorisce, con giustificata preoccupazione: a Empoli era subito diventato un intoccabile, cosa sta succedendo qui al Toro? Niente di misterioso, semplicemente Ivan Juric ha dovuto trasmettergli i codici (celebre definizione di Walter Mazzarri) per calarsi in un centrocampo a quattro laddove a Empoli giocava a tre (cinque). Finita la fase di erudizione, il pupo si è rapidamente affermato come mediano di fianco a Lukic. E quindi dopo i 67’ di Salerno ci sono tre partite da 90’, intense, difficili per tutta la squadra, nelle quali Ricci offre una interpretazione del ruolo assai vicina ai desiderata dell’allenatore croato. Si comincia col Milan, si passa dalla Lazio e si arriva allo Spezia. Buone sia le prestazioni del Toro sia i risultati (5 punti in saccoccia). Ricci così gioca un’ora anche nel pirotecnico recupero del 27 aprile con l’Atalanta (4-4) e si arriva all’appuntamento magari per lui più “sfizioso” cioè la trasferta al Castellani. Per il Toro si tratta del terzo impegno settimanale, Juric fa turnover, Ricci finisce di nuovo in panca, tra la sorpresa generale e forse un pizzico di amarezza personale.
Rimonta Ma ecco che col Toro sotto di un gol, Juric decide di ricorrere a forse fresche e Ricci fa il suo ingresso in campo per venti minuti conclusivi nei quali è fra i principali protagonisti della rimonta: il Toro si impone 3-1.
Azzurro È il primo maggio, mese delle rose. Il ragazzo non conosce più la panchina, si batte con crescente sicurezza contro Napoli, Verona e Roma meritandosi la sorpresona del c.t. Roberto Mancini. Prima la convocazione per conoscersi, poi il debutto tra i grandi contro la Germania. Pochi minuti, d’accordo, ma farsi largo tra centrocampisti affermati come Barella, Cristante, Locatelli... insomma la gioia è grande e legittima. Il nostro Samuele dimostra comunque di saperla gestire con grande intelligenza. Pubblica un post di stampo minimal, dice poche cose ma fondamentali. «Prendo l’esordio in nazionale come un punto di partenza. Sono molto grato agli allenatori che mi hanno portato fino alla maglia azzurra. Andreazzoli mi ha dato subito tanta fiducia lanciandomi già a inizio torneo: mi sono sentito sempre apprezzato. Con Juric c’è voluto del tempo in più però accettando il trasferimento al Toro sentivo dentro di me che avrei fatto la scelta giusta». Giova ricordare che il club granata ha puntato su questo toscano di Pontedera, tosto e orgoglioso come sanno esserlo i pisani, una cifra superiore ai dieci milioni. Non è stato un salto nel vuoto perché le relazioni giunte sulla scrivania di Cairo erano concordemente positive, però è stata comunque una iniezione di fiducia per il giocatore. Che poi ha concluso alla grandissima questa indimenticabile Primavera (toh, proprio la Vespa di maggior successo prodotta a Pontedera) dei suoi vent’anni curando la regia della Under 21 targata Nicolato, trionfalmente approdata a Euro 2023. Con i gol di un altro giovanotto granata, Pietro Pellegri, su cui Ivan Juric fa molto affidamento. Ma questa è una storia di attaccanti.
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