A casa Villeneuve «MONTREAL COMPLICATA FERRARI, MA QUALE CRISI F1-75 VELOCE E FAVORITA»
Il canadese figlio di Gilles e iridato 1997 «Rossa competitiva, i guasti capitano Progetto Mercedes sbagliato, ora il team vuole altre regole...»
omenica si corre a casa mia? Perché? Io vivo in Italia». Sorride Jacques Villeneuve alla vigilia della corsa che si disputa sull’isola di Notre Dame a Montreal, in mezzo al fiume San Lorenzo. Su una pista ribattezzata dal 1982 con il nome di papà Gilles Villeneuve. E dove lui ha corso dieci volte con un solo podio nel 1996, secondo alle spalle del compagno di squadra Damon Hill.
3Jacques,
domenica si corre su un circuito che porta il suo cognome: che cosa prova quando ne varca l’entrata?
«Quando correvo non ci pensavo, adesso sì. È un segno di quello che la mia famiglia ha fatto per il Canada e il Quebec, a partire da mio padre. Canadesi famosi che hanno avuto successo non ce ne sono poi così tanti!».
3 Quando il GP di è trasferito da Mosport a Montreal, suo padre ci ha vinto subito (era il 1978) lei invece non c’è mai riuscito. Ben strano il destino.
«Per mio padre quel successo costituì una svolta. Aveva avuto un sacco di incidenti prima di allora e tanti tifosi alla vigilia della gara, così come tanti giornalisti italiani chiedevano che fosse sostituito. Ferrari aveva resistito caparbio perché si era innamorato di mio padre. E la pressione a quel punto è svanita.
Senza quella vittoria, magari la sua avventura alla Ferrari sarebbe finita lì. Io ho vissuto qualcosa del genere: quando ho vinto la 500 Miglia di Indianapolis, la mia carriera è decollata».
3Il
muretto che si trova all’esterno della curva che immette sul rettifilo principale è stato ribattezzato dal 1999, il muro dei campioni. Anche lei ne fu vittima quell’anno insieme a Damon Hill e Michael Schumacher.
«Io sono stato il primo schiantarmi lì. Se dovesse accadere a qualcuno che non è ancora campione, consiglierei di prenderlo come un segno premonitore, vuol dire che lo sarà tra poco!».
3Se
dovesse descrivere Montreal con un aggettivo?
«Complicata. È diversa da tutte le altre, non è sufficiente arrivarci con l’assetto base. Hai tratti di alta velocità e zone di grandi staccate. Quindi hai bisogno di carico aerodinamico, poi ci sono cambi di direzione e curve lente, dove è necessario avere a disposizione buon grip meccanico come a Montecarlo. Infine c’è un asfalto da circuito cittadino perché quelle strade sono aperte tutto l’anno, quindi è scivoloso e pieno di cunette».
3 È la pista ideale per la Ferrari! «Vero ma la Ferrari quest’anno è andata forte dappertutto. Semmai è la Red Bull che soffre di più le caratteristiche delle piste, però è giusto sottolineare che ultimamente ha una velocità di punta micidiale e quello che perderà nel lento, lo riguadagnerà sul dritto. Sarà una bella lotta».
3Ammesso che le Ferrari arrivino sino al traguardo.
«Nel corso della stagione devi mettere in conto una uscita di pista del pilota, un guasto meccanico. Può accadere anche su macchine che non si rompono mai, ricorda Hamilton nel 2016 quando spaccò il motore in Malesia e perse il titolo contro Rosberg? Ora c’è da capire che cosa ha provocato le rotture della Ferrari: è legato al rettifilo così lungo di Baku? Ai rimbalzi che hanno creato vibrazioni anomale? Certo se fosse legato alle caratteristiche della pista, sarebbe un guaio perché anche a Montreal ci sono rettilinei lunghi con asfalto sconnesso. Però potrebbe anche essere stato causato dalle curve veloci prima del rettifilo dove hai tante forze laterali e queste in Canada non ci sono».
3In pochi giorni comunque è difficile rimediare.
«Dipende, perché se è legato al fatto che la macchina picchia troppo forte per terra, basta alzarla. Però vai più lento».
3Lei
ha accennato alle cunette sul dritto di Montreal, cattive notizie per Lewis Hamilton che pure ci ha vinto 7 volte.
«La Mercedes è la squadra che paga di più il fatto di dover viaggiare vicino al suolo. Ma loro vogliono tenerla così bassa per forzare la mano alla Fia e cambiare il regolamento, perché quando la alzano la Mercedes è quella che perde di più. I piloti si lamentano ogni secondi via radio, dicendo “stiamo morendo”. È un modo per forzare la mano alla Federazione. Ma è un problema di disegno, non di regole. Nessuno impone alla Mercedes di viaggiare così vicina al suolo. Ci sono squadre come la Ferrari che vanno forte malgrado i sobbalzi. La Red Bull non salta così tanto. Mi pare di essere tornato all’era in cui si giocava con la pressione delle gomme: era pericolosissimo ma lo facevano tutti. Poi ogni tanto scoppiavano
Il muro dei campioni? Se uno si schianta lì e non ha ancora vinto... È un buon segno!
le gomme come a Vettel a Spa». 3Lei
pare ancora ottimista sul futuro della stagione Ferrari.
«Perché no? È super veloce, lo sono i due piloti. L’unica differenza è che Leclerc e Sainz hanno compiuto qualche errore in più rispetto a quelli della Red Bull. Verstappen sinora non ha mai sbagliato, ha fatto solo una intraversata a Barcellona, però ha recuperato subito la macchina... E sappiamo che Max dalla prima all’ultima gara non soffre di cali di prestazione. È difficile da battere. Poi la Red Bull sa come si fa a vincere mentre la Ferrari è da tanti anni che non vince e dunque è sotto pressione. Poi tifosi e media italiani creano una attesa allucinante, basta un attimo di debolezza e partono le critiche. A Maranello purtroppo la parola tranquillità non c’è mai. A Baku con le Ferrari fuori l’audience è calata. Impressionante».
Il suo Canada è rappresentato in questo GP da Lance Stroll e Nicholas Latifi, non proprio due campioni...
3 «Il guaio è che non stanno crescendo, anzi stanno peggiorando le loro prestazioni. E dopo qualche anno che sei in F.1 non hai più scuse, devi accettare che non sono a livello dei migliori».
3Un altro pilota nel mirino della critica è il figlio di Michael Schumacher.
«Ci aspettavamo tutti un passo avanti che non si è verificato. L’anno scorso doveva confrontarsi con Nikita Mazepin, non aveva alcun valore. In più aveva una macchina vecchia senza pretese per cui il pilota non aveva bisogno di spingere. Eppure lui era riuscito ad andare anche allora a muro, però aveva la scusa che la Haas era difficile da guidare. Quest’anno è tornato Kevin Magnussen, dopo un anno di assenza, Mick avrebbe dovuto stargli davanti ma non è capitato. In più picchia. Poi il fatto che la Ferrari abbia fatto firmare Sainz per due anni è la dimostrazione palese che non lo considerano pronto per salire sulla rossa. E questo danneggia il morale».
3Considerato
ciò che è successo a Baku, lei punterebbe su una pole e una vittoria Ferrari per questo fine settimana?
«Sicuramente, però mi piacerebbe che la pole la facesse Sainz questa volta, anche se perché ciò accada serve una bandiera rossa che impedisca il secondo tentativo, perché lui va forte solo nel primo! È successo anche sabato scorso».
3Più
efficace Sergio Perez di Carlos almeno per ciò che riguarda il costruttori.
«Perez è un pilota esperto e non subisce la pressione. Se a Baku non avesse distrutto le gomme posteriori, cosa sorprendente perché lui normalmente è bravo nella loro gestione, avrebbe vinto il gran premio. Però è un’arma fortissima per la Red Bull, anche se potrebbe creare al team qualche problema perché se a Barcellona avesse vinto Sergio, ora sarebbe molto più vicino a Max. Oltretutto Perez mi sembra più a suo agio con questa macchina, mentre Max mi pare faticare un po’ di più». 5’58”