Tutto aperto senza re Marquez Bagnaia prova la grande rimonta
qui, tra le tante strette curve a sinistra del circuito della Sassonia, che si avverte più che mai la mancanza di Marc Marquez. In questi giorni di celebrazioni per l’ottantesimo compleanno di Giacomo Agostini, è stato lui stesso, il leggendario Ago, a indicarlo come unico possibile suo erede, se non rivale per gli almanacchi. Il solo della generazione attuale. Poi, un domani, chissà, un Quartararo, un Acosta, auspicabilmente qualcuno dei nostri ragazzi: ma per ora sono solo supposizioni o speranze. E allora il gran premio di Germania — che oggi apre il weekend con le prime Libere — riassume quel senso di incertezza, di smarrimento, che sottende alla MotoGP di questi tempi, orfana di Marquez e di conseguenza senza un vero padrone. Perché è qui, al Sachsenring, che il suo dominio sull’ultimo decennio aveva assunto caratteristiche persino imbarazzanti, inverosimili, probabilmente senza pari in tutto lo sport.
Dittatore di sinistra Rapido riassunto, per rendere l’idea: nelle ultime tre stagioni nelle serie minori, una in 125 e due in Moto2 tra 2010 e 2012, Marquez al Sachsenring ha sempre conquistato la pole a cui ha puntualmente fatto seguire la vittoria. Dopodiché, dal 2013 al 2019, in sette edizioni corse qui in MotoGP ha messo insieme altrettante partenze dalla prima piazzola, tutte coronate da successo. In una parola: era imbattibile. Poi è arrivato il 2020, la caduta di Jerez e il conseguente calvario: ma il Sachsenring quell’anno è saltato per via del Covid19, cosicché non solo la sua media di 25 punti a GP tedesco è rimasta immacolata, ma nessun altro ha potuto provare a fare il kaiser, nemmeno pro-tempore. E siamo al 2021, in cui Marc ha ricominciato timido, non sembrava lui, non era più quel tiranno sorridente che aveva regnato indisturbato per sei dei precedenti sette Mondiali. Quando si è presentato qui veniva da un settimo, un nono posto e tre ritiri di fila. Al sabato, per la prima volta in 12 anni, non è in pole, che va a Johann Zarco, è solo quinto. Facile immaginare che la magia sia finita. E invece – wunderbar – la domenica, a 581 giorni dall’ultima vittoria, la sua pista fa il miracolo. Marquez è di nuovo davanti a tutti. Sempre con la medesima spiegazione trovata nel senso di marcia antiorario, di conseguenza con netta (in nessun altro posto come qui) prevalenza di curve a sinistra: «Nelle quali, forse per il tanto allenamento nel dirttrack, mi trovo meglio», ha sempre detto Marc. Facile l’ironia sul suo regime di sinistra, giacché la città più vicina al circuito è Chemnitz, negli anni del comunismo Karl-Marx-Stadt: tuttora vi campeggia un gigantesco monumento all’autore del Capitale.
Chi sarà l’erede? E allora qui e da oggi più che mai si avrà la sensazione di trono vacante. Con la curiosità di sapere chi saprà ereditarlo. Curiosità e incertezza, anche, visto che a parte Maverick
Viñales, terzo in rimonta nel 2018 e secondo nel 2019, nessuno è mai stato capace di andare sul podio almeno due volte. Gli altri specialisti erano Dani Pedrosa, Cal Crutchlow e Valentino Rossi che nel 2018 strappò uno degli ultimi podi, fu secondo, confidando di aver studiato l’impresa dell’anno precedente di Jonas Folger, sorprendentemente unico a tenere la scia di Marquez. Tra gli attuali protagonisti della griglia in tanti qui hanno vinto nelle serie minori: Alex Rins, Jack Miller, Joan Mir e Jorge Martin in Moto3; Zarco, Franco Morbidelli, Brad Binder, Alex Marquez e Remy Gardner in Moto2. Nessuno – ovviamente – nella massima serie. «Di sicuro non è tra i miei circuiti preferiti – ammette Pecco Bagnaia – ma penso lo sia di pochi piloti. Perché è tecnico, molto molto difficile. Tanti non lo amano perché ci sono solo due vere curve a destra. E poi perché è stretto, mentre le nostre moto diventano sempre più veloci e sempre più grandi, e questo non ci aiuta. Ma più di tutto non piace a tanti perché ci sono trenta giri». Troppi, parere quasi unanime. «È una pista veramente strana – dice Aleix Espargaro – e di sicuro non è tra le mie preferite, perché praticamente non puoi mai davvero dare full gas, non ci sono curve veloci, quelle dove noi ci divertiamo. Però io vado forte, e mi sento che posso vincere...».
Qui dal 2013 in MotoGP ha vinto sempre lo spagnolo, ora ko Ducati e Aprilia all’assalto con Pecco e Aleix Espargaro Da oggi le Libere