Assetto e CdA Gli scenari tra Elliott e RedBird
L’Equipe apre il dibattito: il club in mano al fondo dei Singer pure dopo il closing o solo un prestito?
Èun po’ come un lungo prepartita, anche se alla fine manca relativamente poco: il match, “indirizzato” dal contratto preliminare firmato lo scorso 1° giugno da Elliott e RedBird per l’acquisizione del Milan da parte del fondo statunitense fondato da Gerry Cardinale, si chiuderà più avanti, con il fischio finale del closing che farà di RedBird Capital Partners il nuovo proprietario del club rossonero a tutti gli effetti. Nel frattempo, però, impazza una sorta di toto-formazione: quale sarà l’assetto societario e finanziario del club? Come sarà il CdA del Milan di Cardinale? Non si tratta di dettagli, perché attraverso lo “schieramento” del nuovo Diavolo, per qualcuno, è possibile leggere manovre ben più ampie della compravendita di un club. In particolare, le indiscrezioni giunte dalla Francia sulle pagine dell’Equipe lasciano intuire uno scenario che vedrebbe il fondo della famiglia Singer sostanzialmente ancora al comando del Milan, anche a passaggio di proprietà concluso. Secondo altre fonti informate sulla questione, invece, la partecipazione finanziaria di minoranza di Elliott resterebbe nei confini del “vendor loan”, ovvero il prestito concesso dal venditore. Il fondo dei Singer non avrebbe quote di equity nel capitale. E, a closing ultimato, nominerebbe due membri del nuovo consiglio di amministrazione: tutt’altra struttura rispetto a quella ipotizzata dal quotidiano francese, secondo cui nel Cda del Milan di RedBird i consiglieri in quota El
liott potrebbero arrivare a cinque su nove totali. Una sorta di cessione solo sulla carta, insomma, per permettere a Elliott di aggirare il pressing dell’Uefa sui possibili legami con il Lilla (probabile che siano stati chiesti chiarimenti sulla questione).
La tesi dell’Equipe Secondo la ricostruzione del quotidiano francese, Elliott sarebbe intenzionato a mantenere una quota di capitale del Milan, minoritaria ma neanche troppo: dal 30 al 49%. Oltre ovviamente al prestito concesso a RedBird. Semplificando, Elliott finanzierebbe una parte dell’acquisizione – prestando alla società di Cardinale una somma tra i 200 e i 550 milioni di euro a un tasso tra il 7 e 8% – e manterrebbe una presenza significativa da azionista del club, arrivando a controllare potenquale zialmente – tra quote nel capitale, prestito e garanzia di coperture – il 75% del prezzo di vendita (valutazione a 1,2 miliardi). Un controllo che si rifletterebbe nel CdA rossonero: Elliott potrebbe nominare il presidente, l’a.d. e 2-3 consiglieri. Altra ipotesi avanzata dall’Equipe: il Tolosa, di proprietà di RedBird e appena promosso in Ligue 1 dalla B francese, potrebbe essere dato in pegno per garantire il prestito.
L’altra ricostruzione Niente di più lontano da quanto fanno sapere altre fonti vicine alla vicenda. Per prima cosa, Elliott non avrebbe quote nel capitale del Milan che verrà: nessuna partecipazione azionaria è prevista. La partnership annunciata al signing si concretizzerebbe sotto forma di “vendor loan”, ovvero il prestito del venditore che il fondo dei Singer concederà a quello di Cardinale. Il avrebbe raccolto già circa 600 milioni di equity e confida di aggiungerne altri entro il closing di settembre, in modo da arrivare a circa 200-300 milioni di prestito, con un tasso di interesse del 7-7,5%. Senza peraltro impegnare il Tolosa in garanzia. Quanto all’assetto societario, a definire i margini di manovra di Elliott sarebbe lo stesso accordo siglato con RedBird nell’ambito del “vendor loan”: i proprietari del Milan diventato campione d’Italia sotto la loro gestione avranno facoltà di nominare non più di due membri del CdA di via Aldo Rossi. Il resto spetterà al nuovo proprietario, ovvero a Gerry Cardinale.