Quel gioco pericoloso delle frenate sui riscatti
Vorrei, ma non posso. Ieri si è chiusa la prima fase delle cosiddette opzioni di riscatto. In molti hanno preferito farsi da parte, senza dare seguito agli impegni presi un anno fa. Tra le tante vicende c’è quella di Federico Bonazzoli e la bella stagione salernitana in cui è andato in doppia cifre di reti in campionato (10), più 2 in Coppa Italia. Peccato che il suo riscatto costi 6 milioni di euro e il presidente granata Iervolino ha preferito passare la mano. Ovviamente non è un segno di sfiducia verso il giocatore, ma il tentativo di strappare un prezzo meno oneroso. Non ha fatto i conti, però, con il Bologna. E non è da escludere che nei prossimi giorni si facciano avanti altri pretendenti per l’attaccante di 25 anni di proprietà della Samp. Insomma, il rischio concreto è che le aspettative ribassiste poi non vengano confortate dal mercato. E i blucerchiati ci contano per tenere alto il costo di quest’operazione.
Sono i rischi inevitabili del mestiere. E comunque in tutti questi passi indietro c’è sempre una ragione economica. Le norme sui diritti di riscatto e controriscatto, infatti, impongono che i pagamenti siano effettuati nell’esercizio in corso (senza rate). E molti club, in questo momento alle prese con il giallo sull’indice di liquidità, evidentemente hanno in cassa i soldi contati. Perciò tutti provano a rinviare il problema, confidando nella benevolenza altrui. Ma i trabocchetti sono spesso dietro l’angolo. A fine giugno c’è sempre la vera svolta del mercato e, con i raduni alle porte, ci sarà sempre meno spazio per il bluff. Dove giocherà allora Bonazzoli? Si accettano scommesse.