La signora MotoGP
NADIA GRESINI SOGNA «NEL NOME DI FAUSTO HO FATTO UNA FOLLIA ORA VOGLIO IL TITOLO»
Da infermiera a capo del team del marito «Gli sponsor mollavano, io ci credevo»
Correre accovacciati su un serbatoio ai 300 all’ora non è l’unico modo per farsi venire i brividi, nel Motomondiale. A volte basta ascoltare qualche storia, come questa. «Il fatto è che io gliel’avevo chiesto più di una volta, a Fausto, di coinvolgermi nelle attività della squadra, ma lui mi ha sempre detto che preferiva tenere separate la famiglia e le corse». Nadia Padovani Gresini inizia a raccontare da quel paradosso. «Fausto mi ha sempre detto che questo è un mondo difficile. E che se gli fosse successo qualcosa avrei dovuto mollare tutto. Anche perché io non lo vivevo più da tanto: quando lui correva lo seguivo spesso, ma poi da anni andavo solo al Mugello e a Misano». Le altre gare erano un’eco lontana.
3Dopo quel maledetto 23 febbraio 2021 in cui il Covid si è portato via Fausto, però, la decisione di disobbedirgli, prendere in mano tutto, di diventare la prima donna team principal in MotoGP, l’ha presa d’impulso...
«Sì, perché la squadra era la sua vita e dunque anche la nostra, mia e dei miei figli. Dopo aver perso lui non potevamo sopportare l’idea di dover fare a meno di una parte così importante di noi. Mi sono detta: “Dimostriamo al mondo chi siamo”».
3Anche se alcune cose non le conosceva...
«Tante. Per esempio non avevo idea di come funzionasse l’hospitality, e neanche cosa significasse gestire di fatto quattro squadre, se non cinque, con la Moto2, la Moto3, la MotoE, il Civ...».
3Dall’inizio: alle gare andava già prima di conoscere Fausto?
«Sì, certo: sono di Imola. Più alle moto che alla Formula 1, da piccola con mio papà».
3 Ha studiato da infermiera...
«Ho lavorato in chirurgia generale al Bellaria di Bologna per undici anni, anche in terapia intensiva. Poi sono passata a Montecatone, dove sono specializzati in riabilitazioni per chi ha avuto lesioni spinali. E negli ultimi tempi ho fatto assistenza domiciliare».
3Poi all’improvvisto quest’avventura: in che cosa è diversa da come se l’aspettava?
«Sapevo che sarebbe stata dura perché Fausto era un accentratore, aveva tutto sotto controllo direttamente, anche la minima cosa. Noi in casa eravamo distrutti, disperati per la sua morte. Ma anche in azienda erano smarriti: era il riferimento di tutti. Quindi ero preparata a dovermi assumere tutte quelle responsabilità. E, come diceva lui, sapevo di entrare in un mondo complicato. L’ho fato con spirito puro, e ovviamente scopri che ci sono dinamiche meno pure, diciamo così...».
3 Chi l’ha aiutata di più?
«Tanti di quelli che sono sempre stati con mio marito: Carlo Merlini, Ilenia Valentini in amministrazione, i tecnici storici come Ivano Mancurti, Michele Masini che era con noi da quando aveva 18 anni, un vero “uomo Gresini”, e infatti adesso è direttore sportivo. E ancora Cristian Massa per la comunicazione. Tutta gente che non è qui solo per arrivare al 27 del mese... Poi qualcuno quando sono subentrata io ha deciso di andarsene, ma è così che va nella vita, no?»
3 E nelle famiglie...
«Infatti ho sempre detto che quasi non faccio più distinzione tra la famiglia vera e propria e il team. Ma non immaginatevi la famiglia del Mulino Bianco...».
3La prima gara in Qatar è stata una favola, all’esordio subito la vittoria di Enea Bastianini.
«È stata la dimostrazione che Fausto non c’è fisicamente, ma c’è. Sempre. Nei due mesi in cui è stato in ospedale abbiamo pregato, abbiamo acceso ceri. Adesso non credo più. Penso che ci sia la sua forza. E che ci sia vicino. Quel giorno a Losail l’ho sentito. I braccialetti che porto sono suoi, negli ultimi giri non dicevo neanche più “forza Enea”, dicevo “forza Fausto, forza Fausto”. Lo sentivo lì. Secondo me è rimasto talmente stupito che ha voluto proteggerci. Ha voluto aiutarci per tutto quello che abbiamo passato, per i casini con gli sponsor che se ne sono andati. E infatti mi aveva già dato anche un altro segno...».
3Quale?
«Quando c’è stato da scegliere la casa con cui correre. Avevamo già Fabio (Di Giannantonio, ndr), voluto da Fausto, e nel momento in cui l’abbiamo scelta, la Ducati ci ha mandato Enea. Ecco, per me anche quello è stato un segno. Fabio e Enea li aveva portati nel Mondiale Fausto, da compagni in Moto3. Rimetterli insieme è stato il suo modo di dirci che avevamo fatto la scelta giusta».
3 Enea ha troppa pressione ora?
«Con tre vittorie ha già dimostrato tantissimo. È il pilota che ne ha di più, e noi con lui. È chiaro che il mercato è aperto e può essere che sia un po’ distratto. Lui si dice certo di restare in Ducati, non so se con noi...».
3 Le alternative ci sono?
«Ma sì, la Suzuki si è ritirata, stiamo parlando... Con me c’è anche mio figlio Luca».
3 Per la stagione sarebbe contenta se...
«Se arrivassimo sempre nei primi cinque. Sarei felicissima se potessimo restare nei primi tre. Siamo stati i primi a presentare la squadra, i primi a vincere, e credo che Fausto sia contento, perché lui voleva sempre essere primo. Quindi anche noi abbiamo il nostro sogno...».
3 Che è?
Bastianini e Diggia doni dal cielo L’obiettivo? Lo stesso di tutti...
«Quello di chiunque partecipi al Mondiale». Vincerlo, tocca aggiungerlo, per essere sicuri che capiscano proprio tutti tutti.