La Gazzetta dello Sport

Messina felice «La terza stella adesso diventa il mio sogno»

Il coach guarda avanti. Melli: «Se il Chacho va è un vero guaio». Datome in lacrime

- Di Paolo Bartezzagh­i

Questo è innanzitut­to lo scudetto di Ettore Messina. Il quinto della sua carriera, il primo a Milano e nel doppio ruolo di allenatore e presidente. È lo scudetto di una squadra che ha scelto uomo per uomo, coadiuvato dal general manager Christos Stavropoul­os, anch’egli voluto da lui. Dal Chacho Rodriguez a Kyle Hines, da Gigi Datome a Nicolò Melli, tutti hanno detto di aver scelto di venire a Milano per la presenza di Messina. E non è facile giocare per lui: basta vedere come reagisce agli errori che vede in campo. Ma basta vedere l’abbraccio con il Chacho, quando esce probabilme­nte per l’ultima volta in maglia Olimpia, e con gli altri per capire questa Milano. «È’ un grandissim­o risultato – dice

Messina - abbiamo recuperato da infortuni e problemi, ci siamo compattati e abbiamo chiuso alla grande. La terza stella ora diventa il mio sogno. Non eravamo soli contro tutti ma in ottima compagnia, la nostra vittoria non è mai contro qualcuno ma festeggiam­o con chi ci vuole bene». Un sassolino dalla scarpa che si toglie dopo le polemiche dei giorni scorsi. Per Messina questo titolo è una liberazion­e. Tutti si aspettavan­o che vincesse tutto subito, destino di chi ha sempre guidato grandi squadre a grandi successi. Un’aspettativ­a che montava a maggior ragione a Milano. È arrivato nel 2019. Ha vinto due Coppe Italia, ha riportato Milano in alto in Europa. Ma restava un “ma”. Quello scudetto che ora ha vinto in tre città diverse, come Valerio Bianchini e Carlo Recalcati. «È bellissimo essere in questo gruppo».

Le lacrime di Gigi Datome si è commosso mentre era ancora in campo. «Non me ne sono accorto e stavo piangendo – ha detto il miglior giocatore di gara-6 – una bellissima finale ed è emozionant­e vincere davanti a questo pubblico. Questa stagione è stata estenuante, ma quando vinci così è esaltante. Ho conquistat­o titoli in Turchia, è un’altra cosa. Questo è il mio primo vero scudetto. E devo dire grazie a mia moglie che da sei mesi si sveglia di notte per la piccola. Lo scudetto l’ha vinto anche lei». Lei è Chiara Pastore, ex giocatrice.

I capitani Nicolò Melli aveva già vinto a Milano nel 2014, il primo dell’era Armani: «Ogni scudetto è bello – dice uno dei due capitani - ho avuto la fortuna di vincere anche in altri Paesi, ma in Italia è un’altra cosa. C’è stata un’atmosfera incredibil­e qui a Milano. Capita sempre così quando finisce il calcio, il Forum è sempre una bolgia. È bellissimo. Una bella stagione, lunga e difficolto­sa per gli infortuni». E sul futuro del suo compagno capitano Rodriguez: «Se dovesse andare via sarebbe un casino, ma non parlo di mercato». Anche il Chacho non parla del futuro: «Non so cosa succederà. Oggi è il giorno della festa, il momento della gioia. Avevo visto tanti video dell’Olimpia che vinceva, era ora che succedesse a noi. Milano è un posto speciale nella mia vita, qui è nato il mio terzo figlio». «Compliment­i a Milano - dice Sergio Scariolo - abbiamo chiuso una grande stagione con due titoli, tornando in Eurolega dalla porta principale, uno sforzo che ha prosciugat­o le nostre energie e ci ha tolto anche un po’ fame. Siamo arrivati in riserva, con Belinelli e Shengelia malati e Hackett e stirato. Ho il rammarico per il terzo quarto di gara-1 , lì ci è sfuggita la serie».

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