La Gazzetta dello Sport

LA PENSIAMO Play e pivot Con i due “Poli” è possibile vincere tutto

- Di Dan Peterson

La domanda è: «Che cosa deve fare l’Olimpia per vincere l’Eurolega l’anno prossimo?». Domanda legittima perché l’anno scorso hanno perso la semifinale delle Final Four contro Barcelona per un tiro da tre di Kevin Punter che non è entrato. Poi, quest’anno, fuori nei quarti contro l’Efes che poi ha vinto il titolo anche quest’anno. Sono dell’idea che gli occhi di un grande allenatore mi dicono molto di più di una pagina di numeri su un computer. Ettore Messina ha vinto quattro Eurolega e sa

esattament­e cosa serve (chi arriva) e non serve (chi parte). Ha anche uno staff per lo scouting molto organizzat­o che conosce ogni giocatore nel mondo. E lui li ha presi da ogni parte del mondo: Ginobili dall’Argentina, Danilovic dalla Serbia, Rigaudeau dalla Francia: 47 dei suoi giocatori in Europa hanno poi giocato nell’Nba. Polo Sud Leggo che Sergio Rodriguez lascia l’Olimpia. Lui è stato il Polo Sud del mondo dell’Olimpia in questi tre anni. Lui è un “vero” playmaker. O, come dicono negli USA, un play “puro”. Cioè, pensa prima a

coinvolger­e i compagni e poi pensa alla soluzione propria. Ecco dove Messina comincerà. Con uno così hai sempre un gioco e mai un blackout. Lui è stato per l’Olimpia di questi tempi ciò che era Mike D’Antoni nel passato: leader tecnico, mente fredda, trasmettit­ore di fiducia, visione del gioco, genio e spettacolo. Quindi, sicurament­e l’Olimpia avrà un nuovo grande playmaker in squadra. Infatti, Ettore Messina, come ogni grande allenatore, ha sempre avuto un play super: Brunamonti e Rigaudeau (Virtus), Papaloukas (Cska).

Polo Nord Parlo del lungo. Almeno un lungo. Il perno della squadra. Anche qui, il passato di Ettore Messina è un libro aperto: Zoran Savic (Virtus) e David Andersen (Cska), solo per nominarne due. Chi trova uno così ha fatto bingo. La mia fortuna in Italia si riassume in due nomi per il Polo Nord: Terry Driscoll (Virtus) e Dino Meneghin (Olimpia). Sono personaggi che trasmetton­o questo messaggio agli avversari: «Quest’area di tre secondi è casa mia. E a me non piacciono gli intrusi e gli ospiti indesidera­ti». Loro dettano legge. Loro non si lasciano sfuggire un rimbalzo importante. Loro non permettono all’avversario a prendere un rimbalzo in attacco. Loro danno fiducia ai compagni, all’allenatore, al pubblico, a tutti.

Per concludere: pensare in grande sia in Eurolega sia in campionato. Bisogna far capire al mondo che la partita più importante è la prossima. Così si evitano gli alti e i bassi, le crisi e i momenti magici. Così la squadra non fa nessun pit stop come in F.1 e va avanti come un Tir.

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