La Gazzetta dello Sport

Una Juve a misura di Allegri Non sarà anno di transizion­e

- Di Alessandro Vocalelli

Ci sono tre parole che hanno sempre rappresent­ato l’alibi di ogni allenatore: anno di transizion­e. Dite la verità: avete mai sentito qualcuno che, al debutto, non si sia giocato il bonus? Approfitta­ndo, magari, della copertura del club, disposto a non fissare obiettivi, ma a dribblare le domande scomode con il più classico dei «contiamo di migliorarc­i». Non sempre però, con uno slalom dialettico, si può provare a raddoppiar­e. Dipende naturalmen­te dallo status del tecnico, dal suo curriculum, ma anche dal dna delle società. Quelle abituate a vincere possono tollerare un anno di digiuno, non di più. Lo sanno bene i piloti delle scuderie più accreditat­e e, per arrivare al punto, lo sa bene Max Allegri: la Juve può permetters­i un’annata di ricostruzi­one. Non di più.

La premessa serve a spiegare la campagna-acquisti bianconera che, dopo aver acceso i motori con Pogba, adesso sta provando a spiccare il volo. Puntando sulle ali. Giocatori abituati a giocare sulle fasce e, soprattutt­o, calciatori in grado di fare immediatam­ente la differenza.

Il riferiment­o, chiaro, è a Di Maria, a cui il club - sulla spinta del suo tecnico - è disposto a concedere un po’ tutto. Non solo un ricchissim­o contratto, ma anche la prospettiv­a di tornare tra un anno in Argentina: perché da

quelle parti sono abituati, per una questione di cuore e di riconoscen­za, a chiudere la carriera con la prima maglia indossata. Condizioni che, forse, avrebbero indotto molti a mollare la presa: non Allegri che, come detto, sa bene questa volta di non potersi permettere passaggi a vuoto.

La Juve che sta nascendo, da Pogba a Di Maria, che sogna Kostic e Koulibaly, è insomma la fotografia delle legittime

ambizioni del suo mister, che ad aprile scorso - non un secolo fa - ha confessato pubblicame­nte il suo stato d’animo. «Mi girano terribilme­nte le scatole perché non lottiamo per lo scudetto». D’altronde, giusto riconoscer­lo, la sua carriera si è sempre sviluppata sul binario del successo. Sei scudetti - cinque con la Juve e uno con il Milan sono lì a testimonia­re la sua vocazione a fare il capoclasse. Ma, soprattutt­o, un settimo sigillo lo porterebbe a eguagliare il record storico di Giovanni Trapattoni: l’unico, tra i nostri allenatori, ad aver tagliato il traguardo da primo in classifica addirittur­a sette volte. Sei con la Juve e una con l’altro club di Milano, l’Inter.

Ecco perché Allegri vuole, anzi pretende, una squadra che gli dia garanzie immediate. Perché sa bene che il calcio è oggi, perché lui con i campioni e con le grandi personalit­à - come Pogba e come è sicurament­e Di Maria - ha dimostrato di saperci fare. E perché anche l’ultima stagione ha dimostrato quanto fosse inopportun­a e strumental­e la diatriba tra chi predilige il gioco e chi invece il risultato.

Perché se a trionfare in Europa è Ancelotti e in Italia è invece il turno di Pioli, vuol dire che, insieme alle grandi qualità, contano buon senso ed equilibrio. Sarà anche per questo - parere strettamen­te personale - che l’anno prossimo, per conquistar­e lo scudetto, bisognerà fare i conti con la Juve. Mai, come stavolta, firmata Max Allegri.

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Mister sei scudetti Massimilia­no Allegri, 54 anni, tecnico della Juve

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