Leclerc-Sainz, patto mondiale per il titolo
Motori freschi, un team reattivo e Carlos alleato di Charles: così la Ferrari può crederci
Non è ancora finita, anche se la 6a vittoria su 9 gare consente a Max Verstappen di allargare il divario nei confronti dei ferraristi, che restano, al di là delle ambizioni personali di Sergio Perez, i veri ostacoli che separano l’olandese dal Mondiale. Ma le parole di Charles Leclerc dopo la gara di Montreal («sono sotto di 49 punti, in fondo sono due vittorie») dimostrano che a Maranello c’è ancora fiducia di poter dare una “strambata”, al campionato. Da questo punto di vista il mese di luglio con 4 GP in cinque settimane sarà un mese cruciale che misurerà le legittime ambizioni iridate della Ferrari. La fragilità emersa in Spagna ed esplosa a Baku, unita allo svarione strategico di Montecarlo, facevano immaginare di rivivere un film già visto: Ferrari forte all’inizio dell’anno per poi cedere lentamente ma inesorabilmente il passo agli avversari. È successo in tempi recenti – nell’era ibrida tra il 2017 e il 2018 anche per responsabilità di Sebastian Vettel – e assai più remoti, ad esempio nel 2013, quando Fernando Alonso dopo le vittorie in Cina e Spagna, pareva in grado di lottare contro le Red Bull. La gara sull’isola di Notre Dame doveva essere una facile preda per Max Verstappen, anche alla luce della penalizzazione di Leclerc, invece al muretto Red Bull sono rimasti col fiato sospeso sino alla fine, con Carlos Sainz minacciosa presenza negli specchietti di Max. Merito di una Ferrari reattiva, capace di rialzarsi a una sola settimana dalla duplice batosta di Baku. Ok, la vittoria è sfuggita ancora una volta (manca all’appello da inizio aprile) ma la rossa ha messo comunque sotto costante pressione i rivali, a dimostrazione che senza certi errori o contrattempi, in Spagna, ma anche in Azerbaigian, le cose sarebbero potute andare diversamente e forse oggi la classifica del campionato avrebbe una differente fisionomia.
Visione Un piano motori per il luglio caldo
Ammirabile la lucidità con cui Mattia Binotto e la sua truppa sono ripartiti dal disastro di Baku. Non si è esitato (e lo si è venuto a sapere solo a cose fatte) a impostare una strategia aggressiva sui motori, decidendo seduta stante sia di smarcare due esemplari per Leclerc, sia il terzo per Sainz. In modo da affrontare le prossime 4 gare, accoppiate due a due — Gran Bretagna e Austria, piste dove i cavalli e l’efficacia del sistema di recupero dell’energia hanno un ruolo fondamentale, e Francia e Ungheria — con power unit fresche. Segno evidente che a Maranello non si sono fatti prendere dal panico dopo i tre schiaffi consecutivi. «Aver introdotto due nuovi motori ci consente di respirare per un po’», è la convinzione di Binotto, che non può confermare al 100% che Baku per Leclerc sia stata una conseguenza della Spagna. «Purtroppo quando hai rotture di questo tipo, nel momento in cui apri il motore ti restano solo dei frammenti e l’analisi non è mai scontata».