La Gazzetta dello Sport

Leclerc-Sainz, patto mondiale per il titolo

Motori freschi, un team reattivo e Carlos alleato di Charles: così la Ferrari può crederci

- Di Andrea Cremonesi INVIATO A MONTREAL (CANADA)

Non è ancora finita, anche se la 6a vittoria su 9 gare consente a Max Verstappen di allargare il divario nei confronti dei ferraristi, che restano, al di là delle ambizioni personali di Sergio Perez, i veri ostacoli che separano l’olandese dal Mondiale. Ma le parole di Charles Leclerc dopo la gara di Montreal («sono sotto di 49 punti, in fondo sono due vittorie») dimostrano che a Maranello c’è ancora fiducia di poter dare una “strambata”, al campionato. Da questo punto di vista il mese di luglio con 4 GP in cinque settimane sarà un mese cruciale che misurerà le legittime ambizioni iridate della Ferrari. La fragilità emersa in Spagna ed esplosa a Baku, unita allo svarione strategico di Montecarlo, facevano immaginare di rivivere un film già visto: Ferrari forte all’inizio dell’anno per poi cedere lentamente ma inesorabil­mente il passo agli avversari. È successo in tempi recenti – nell’era ibrida tra il 2017 e il 2018 anche per responsabi­lità di Sebastian Vettel – e assai più remoti, ad esempio nel 2013, quando Fernando Alonso dopo le vittorie in Cina e Spagna, pareva in grado di lottare contro le Red Bull. La gara sull’isola di Notre Dame doveva essere una facile preda per Max Verstappen, anche alla luce della penalizzaz­ione di Leclerc, invece al muretto Red Bull sono rimasti col fiato sospeso sino alla fine, con Carlos Sainz minacciosa presenza negli specchiett­i di Max. Merito di una Ferrari reattiva, capace di rialzarsi a una sola settimana dalla duplice batosta di Baku. Ok, la vittoria è sfuggita ancora una volta (manca all’appello da inizio aprile) ma la rossa ha messo comunque sotto costante pressione i rivali, a dimostrazi­one che senza certi errori o contrattem­pi, in Spagna, ma anche in Azerbaigia­n, le cose sarebbero potute andare diversamen­te e forse oggi la classifica del campionato avrebbe una differente fisionomia.

Visione Un piano motori per il luglio caldo

Ammirabile la lucidità con cui Mattia Binotto e la sua truppa sono ripartiti dal disastro di Baku. Non si è esitato (e lo si è venuto a sapere solo a cose fatte) a impostare una strategia aggressiva sui motori, decidendo seduta stante sia di smarcare due esemplari per Leclerc, sia il terzo per Sainz. In modo da affrontare le prossime 4 gare, accoppiate due a due — Gran Bretagna e Austria, piste dove i cavalli e l’efficacia del sistema di recupero dell’energia hanno un ruolo fondamenta­le, e Francia e Ungheria — con power unit fresche. Segno evidente che a Maranello non si sono fatti prendere dal panico dopo i tre schiaffi consecutiv­i. «Aver introdotto due nuovi motori ci consente di respirare per un po’», è la convinzion­e di Binotto, che non può confermare al 100% che Baku per Leclerc sia stata una conseguenz­a della Spagna. «Purtroppo quando hai rotture di questo tipo, nel momento in cui apri il motore ti restano solo dei frammenti e l’analisi non è mai scontata».

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