Torna Lukaku, il 9 che è mancato all’Inter A Inzaghi sarà più utile di Dzeko e Correa
Inter, mi sei mancata: così Romelu Lukaku riabbraccia il popolo nerazzurro dopo l’anno a Londra. Scappato via la scorsa estate, ha sentito il richiamo dell’Italia dopo essersi intristito agli ordini di Tuchel, mai entrato in sintonia con lui. La sua intraprendenza nel mettere su il tavolo per tornare a Milano sembrava irreale, una pia illusione. Invece Rom ce l’ha messa tutta: per ora rieccolo nerazzurro in prestito, poi si vedrà. La carriera, anzi la vita, è una sola: il gigante belga non voleva buttare via un’altra stagione, per quanto ben retribuita. Avrà ripensato a quella telefonata a Simone Inzaghi: «Mister, mi dispiace… Sei il primo a saperlo, vado al Chelsea». Adesso ha la chance per farsi perdonare.
Anche lui è mancato all’Inter, eccome. Nel testa a testa con il Milan per lo scudetto, i nerazzurri sono stati battuti di un’incollatura, non di venti punti. È impressione diffusa che, con un simil-Lukaku, di certi strani risultati ce ne sarebbero stati di meno. Tutto il battage di Inzaghi con Zhang per riavere Lukaku nasce da un’esigenza elementare: l’Inter non ha bisogno di falsi nove, ma di un centravanti che giochi rivolto verso la porta. Nella Lazio più piacevole e redditizia di Inzaghi, l’uomo-chiave in avanti è stato Ciro Immobile, un altro a trazione più che verticale. Lo scorso anno l’Inter ha ingaggiato Edin Dzeko, sontuoso come tecnica e presenza scenica su tutto il fronte offensivo, ma non un vero e proprio nove. Mettiamoci che anche Lautaro Martinez non è il classico ariete: inevitabile perdere ulteriore profondità. È vero che, soprattutto nella prima parte della scorsa stagione, il bello dell’Inter è stato il riuscire a coinvolgere in costruzione e conclusione più giocatori. Il gruppo di Inzaghi dava l’idea di divertirsi e divertiva. Il progetto tattico nerazzurro ha messo a nudo i propri limiti quando si è attenuata l’intensità dell’azione a tutto organico e quando perciò sarebbe magari servito l’ariete per risolvere assedi complicati. Correa, altro fedelissimo di Simone a Roma, è ancore meno una punta di sfondamento. Si capisce perché Romelu viene accolto a braccia aperte e con tanto di tappeto rosso.
È una storia da libro «Cuore» ma – scusate – anche da libri paga. Eh sì, il rientro alla base del colosso di Anversa è indispensabile, ma crea un effetto a catena nel nuovo assetto interista: c’è qualcuno di troppo, è evidente. Continua a oltranza la trattativa per Dybala, ormai il conto alla rovescia per la chiusura è partito. Dato che Lautaro, almeno per ora, è considerato incedibile, nel gioco delle torri rischiano di diventare preziosi esuberi Dzeko e Correa, proprio i rinforzi della scorsa estate. L’Inter, più che cambiare faccia, cambia le facce. Lukaku avrà piedi meno raffinati rispetto agli altri compagni di reparto, però mantiene le qualità per rivelarsi ancora efficace. Nessuno mette in discussione Dzeko, ma tutti gli indizi portano a lui come destinato a salutare Milano, oltre al già epurato Sanchez e a Correa comunque in bilico. È un domino che può sbloccare in via definitiva l’affare Dybala. Da qui a immaginare subito in campo un tridente con tutti i crismi ce ne passa, però per Inzaghi ci sarebbe una soluzione in più. Lautaro, Lukaku, Dybala, oppure il Toro, Rom e la Joya, che fa più show-business: tre stelle per le due stelle. Il 3X2 tenta l’Inter: impone sacrifici, non è a buon mercato, ma è molto, molto intrigante. Provaci ancora, Rom.