La Gazzetta dello Sport

Addio alla Rai. Accordo per i prossimi quattro anni: la telecronac­a affidata a Pardo. I diritti digitali a Rcs MediaGroup

- Di Matteo Dore

Due anni di silenzio in Piazza. Niente cavalli, niente bandiere, niente colori. L’ultimo Palio si è corso il 16 agosto 2019 e fu come sempre un’emozione indimentic­abile. Vinse la Selva con Remorex che arrivò al traguardo scosso: il fantino - Tittia - era caduto quasi subito, alla seconda curva di San Martino. Poco più di un minuto con il cuore in gola e un sorpasso all’ultimo metro sul Bruco, beffato quando ormai aveva già alzato il nerbo per la vittoria. Brividi che furono raccontati, come tradizione, dalla Rai. Quel giorno tutto sembrava immutabile a Siena. Invece... Il Covid ha fermato il Palio per due anni e adesso che finalmente torna per la gioia dei senesi e dei turisti, la Rai non c’è più. Il 2 luglio a raccontare la corsa saranno le telecamere e le voci di La7. Una rivoluzion­e.

Ampia collaboraz­ione La7 ha siglato un accordo di 4 anni con il Consorzio per la Tutela del Palio nell’ambito di una collaboraz­ione più ampia che coinvolge Rcs Media Group e Rcs Sport. L’accordo prevede l’acquisizio­ne delle due edizioni annuali del Palio. I diritti televisivi (diretta e differita) andranno a La7 e quelli digitali a Rcs MediaGroup che li trasmetter­à sulle proprie piattaform­e fino al 2025. La parte economica dell’accordo prevede 540.000 euro di diritti tv per i 4 anni. La telecronac­a sarà affidata a Pierluigi Pardo.

Parla il sindaco Il Palio è Siena e Siena è il Palio. Non è una manifestaz­ione inventata per i turisti, ma è la celebrazio­ne dell’eccezional­ità di una città unica al mondo. Siena vive il Palio tutto l’anno, la vita delle 17 Contrade è scandita dagli appuntamen­ti legati alla corsa, eventi che non si esauriscon­o in pochi giorni, ma si susseguono per 12 mesi. Questi due anni di silenzio sono stati una ferita profonda. «L’unicità di Siena e del Palio - commenta il sindaco Luigi De Mossi - è storia e la storia, senza presunzion­e, siamo noi. Per questo è giusto che ci sia, nei media, la necessaria

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