La notte dei sogni SPRINT «MERITO DI ESSERE LA PRIMA SCELTA DI QUESTO DRAFT»
A Brooklyn dalle 2 sfilano i nuovi talenti In ascesa le chance del 19enne con passaporto italiano: «Sono il migliore e l’ho dimostrato»
A
lla fine potrebbe avere ragione lui. «Penso che dovrei essere io la prima scelta assoluta di questo Draft» racconta sicuro Paolo Banchero guardando all’appuntamento di stanotte alle 2 (in tv su Sky Nba), quello in cui comincerà la sua carriera Nba e che potrebbe trasformarsi nel Draft più italiano della storia. Orlando, che ha la prima chiamata assoluta, non ha ancora deciso chi scegliere e le quotazioni del 19enne nato a Seattle che ha scelto l’Italia per la sua carriera internazionale sono in forte crescita. Uno tra lui, Jabari Smith Jr e Chet Holmgren sarà il primo nome ad uscire dalla bocca del Commissioner Adam Silver sul palco del Barclays Center, ma gli altri due saranno comunque inclusi nelle prime tre chiamate, con Oklahoma City prima e Houston poi pronti a raccogliere chi resta fuori. È un Draft profondo, con Banchero, Smith e Holmgren chiaramente migliori degli altri, Jaden Ivey chiaramente numero 4 e tante scommesse interessanti dalla 5 in giù. Banchero, dopo un anno passato a Duke alla corte di coach Mike Krzyzewski, però, non ha dubbi: il primo a stringere la mano al commissioner dovrebbe essere lui.
3Paolo, perché pensa di dover essere la prima scelta assoluta?
«Perché sono il miglior giocatore disponibile al draft e penso di averlo dimostrato durante l’anno a Duke: so fare la differenza anche con quello che le statistiche non dicono».
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pronostici la danno a Houston con la numero 3: come è andato l’incontro con i Rockets? «Molto bene. Non abbiamo parlato troppo di strategia, ma ho incontrato coach Silas, il general manager Stone, e qualche giocatore. Sono una squadra giovane e pensano che io, con le mie abilità, sarei perfetto per loro. Mi sentirei fortunato se mi scegliessero, ma anche se finissi in qualsiasi squadra che chiama tra le prime tre».
3 Il suo primo basket?
3La
ricordo di
«Ho 3 o 4 anni, sono in palestra a guardare mia madre che allena la sua squadra di basket. Ricordo quanto mi divertivo a bordo campo, quanto fosse bello guardarla. Poco dopo ho cominciato a giocare pure io».
madre Rhonda è una leggenda dell’Università di Washington e ha giocato anche in Wnba prima che lei nascesse: quanto l’ha aiutata?
«Tantissimo. Fin da quando ho preso in mano il pallone per la prima volta mi ha incoraggiato e seguito. Mi ha insegnato i fondamentali e crescendo si è sempre assicurata che io li conoscessi bene e continuassi a migliorare. Mi ha insegnato a usare il tabellone, ad affinare le mie abilità media punti al college con la sinistra, che non è la mia mano dominante, che comprendessi bene come si gioca in difesa e in attacco».
3L’ha mai vista giocare? «Crescendo, tutti mi raccontavano quanto fosse forte, ma non avendola mai vista non riuscivo proprio ad immaginarla. Poi, un paio d’anni fa, mi ha mostrato gli highlights di quando era al college: è stato bello vederla. Ha davvero dominato».
3Il basket è così presente nel Dna della sua famiglia che suo cugino Chris si sta facendo un nome nelle Filippine.
«Chris mi ha aperto la strada. È più grande di me, sono cresciuto guardandolo: ha giocato nel mio liceo e vinto prima di me, era davvero forte. Sono felice per lui. E per la famiglia Banchero».
3 Nell’ultimo mese ha fatto provini e incontrato squadre Nba: che cosa ha imparato?
«Quanto mi manca giocare, quanto mi manca competere. In questo periodo si lavora per migliorare e in campo si è da soli col preparatore. Non sono mai riuscito a giocare uno contro uno. Mi manca quella parte, mi manca competere e giocare per vincere, affrontare un’altra persona e cercare di batterla. Mi manca tanto quella parte del gioco, ma so che sta per tornare».
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Seattle, dove è nato e cresciuto, la comunità di giocatori Nba è molto forte: qualcuno le sta dando consigli?
«Dejounte Murray di San Antonio. Abbiamo parlato tanto, lo considero un fratello maggiore. Mi ha detto di godermi questo periodo perché al draft ci vai una volta sola. Poi però comincia la vita vera, e per avere successo devi concentrarti sull’Nba fin dall’inizio. È quello che ho intenzione di fare».