Un’Inter che pensa in grande Milan e Juve restano bloccate
Un anno fa, in giorni caldi come questi, l’Inter stava smobilitando. Via Antonio Conte, il tecnico del salto di qualità, e via Hakimi e Lukaku, due dei giocatori tra i più decisivi nello scudetto appena conquistato. Sembrava che i nerazzurri stessero radicalmente scendendo d’abito e che – per ragioni di bilancio – anche le ambizioni sportive dovessero ridimensionarsi. C’era questa pressione, evidentemente, per le ricadute della pandemia e per i problemi legati alla proprietà cinese. La permanenza di Beppe Marotta, allora, era stata la garanzia di una continuità di risultati che si sono visti anche nell’ultima stagione: c’è il titolo perso sul filo di lana, okay, ma restano i successi in Supercoppa e Coppa Italia, oltre ai progressi fatti in Champions, col traguardo degli ottavi e il successo in casa del Liverpool pur non sufficiente per la qualificazione.
Il mantra del rinnovarsi-vendendobenissimo-per-crescere, che una volta apparteneva alle squadre di provincia, oggi nel calcio è un filo rosso che muove le big. A un anno di distanza dalla smobilitazione nerazzurra molte cose sono cambiate.
In questi primi sussulti di mercato l’Inter si è portata avanti prendendo il largo, con idee chiare e obiettivi precisi, rinforzandosi in quasi tutti i reparti. In porta è arrivato Onana dall’Ajax, come alternativa ad Handanovic. Il giovane Bellanova – scuola Milan – valorizzato dal Cagliari può crescere nel solco di Dumfries. Asllani, albanese di vent’anni in arrivo dall’Empoli, si muoverà sulle orme di Brozovic. Mkhitaryan, liberato dalla Roma, aggiungerà personalità ed esperienza. Il ritorno di Lukaku,
un piccolo capolavoro economico della gestione Marotta, garantisce qualità, peso in attacco e soprattutto gol, almeno sulla carta. Il bomber belga ne aveva segnati rispettivamente 23 e 24 nei primi due campionati giocati con l’Inter. Bisogna tener conto anche della media super registrata nelle coppe europee, Champions ed Euroleague, con 13 gol in 16 match, quasi uno a partita. In ballo c’è ancora Dybala, che potrebbe trovare posto appena si libererà qualche casella nello spazio attaccanti tra Sanchez, Dzeko e Correa. Restano da sistemare un po’ di cose in difesa, attorno alla probabile partenza di Skriniar e al possibile arrivo di
Bremer, ma la sostanza non cambia. Qualcosa scricchiola, certo. L’intervista di Calhanoglu, all’emittente turca in cui critica Inzaghi, ci parla anche dei sintomi di un leggero malessere legato ai nuovi arrivi che ridisegnano le gerarchie dentro al gruppo. In ogni caso, adesso l’Inter è la squadra più forte e attrezzata che propone il calcio italiano, la candidata numero uno per il prossimo scudetto nonostante il calendario asimmetrico, che è stato compilato ieri, le riservi un finale con cinque match leggermente in salita (Roma, Napoli, Torino in trasferta, Sassuolo e Atalanta a San Siro). Ma siamo ancora tremendamente lontani da quel traguardo. Molte cose possono accadere, c’è ancora tutto lo spazio per rimescolare le carte. Eppure è evidente che Milan e Juve hanno un passo diverso. Per ora sono indietro, più bloccate sul mercato. Da mesi si parla di Botman e Renato Sanches in rossonero, come sostituti di Kjaer e Kessie, però la loro è una storia apparentemente circolare, come la tela di Penelope non ce la fa a completarsi. È curioso che il Milan non abbia ancora rinnovato il contratto a Paolo Maldini, in scadenza giovedì prossimo. Non a caso evidentemente, date le frizioni con Elliott. Questo è lo snodo decisivo.
Ai campioni d’Italia servono quattro rinforzi compreso un attaccante da 20 gol che difficilmente può essere l’Origi scartato dal Liverpool, eterna riserva nel Belgio di Lukaku. La Juve riporta a casa Pogba, ma intanto ha perso Chiellini, Dybala, Morata e non è chiaro cosa accadrà con De Ligt. I Di Maria, Berardi e Zaniolo sono ipotesi.
Molte cose vanno avanti sotto traccia, è chiaro. L’estate è lunga, eppure sulla linea dell’orizzonte, per ora, si vede solo l’Inter. È una foto di fine giugno. Prima o poi le altre arriveranno.