La Gazzetta dello Sport

Wimbledon Ti prendo

CARICA «TESTA, CUORE, GIOCO ADESSO METTO PAURA» Il via lunedì: Matteo in tabellone dalla parte di Nadal e dopo la finale 2021 vuole vincere: «Tanta energia»

- Di Riccardo Crivelli

C’

è un grande prato verde dove nascono speranze. Matteo Berrettini, un anno fa, le ha coltivate fino alla soglia del paradiso, prima di vederle infrangere contro quel satanasso di Djokovic. Era diventato il primo italiano di sempre a giocare una finale nel sacro tempio di Wimbledon, e dunque si era già ritagliato un ruolo incancella­bile nel mito. Ma quella di Berretto con l’erba è una storia di passione infinita, una corrispond­enza d’amorosi sensi che numeri alla mano ne fa attualment­e il più forte giocatore del mondo sulla superficie, anche se per i bookmaker Nole resta il favorito dello Slam londinese dall’alto dei suoi sei titoli a Church Road. Subito dietro, però, c’è il Martello del Nuovo Salario, che arriva all’appuntamen­to sull’abbrivio di due vittorie su due nei tornei di avviciname­nto, maturate tra l’altro dopo uno stop forzato di 87 giorni per l’intervento alla mano destra. Insomma, ormai Matteo sui prati è un padrone di casa.

3Prima il trionfo a Stoccarda, poi la conferma al Queen’s: se voleva allentare un po’ la pressione per Wimbledon, il tentativo non è proprio riuscito.

«Però ho fatto il pieno di fiducia e soprattutt­o ho reagito con grande forza mentale ai dubbi che mi portavo dietro dopo l’infortunio: sai, ti operi per la prima volta, e per di più alla mano dominante. Alla fine, mi sono sorpreso di me stesso e adesso mi ritrovo con una grande energia».

3Ha dato un’occhiata al tabellone? Pensa sia stato meglio evitare Djokovic fino all’eventuale finale?

«Come sempre ci butto un occhio, ma più che altro per avere idea dei giorni delle partite e di quelli di riposo. Alla fine tutto è così casuale, soprattutt­o in un torneo difficile come questo, che la cosa importante è tenere fissa la concentraz­ione su una partita per volta. Anzi, su un punto per volta a cominciare dal primo. E comunque credo siano gli altri a dover avere un po’ di paura, a preoccupar­si di me e da quale parte sia finito».

Wimbledon resta Wimbledon, ma sono deluso che non dia punti Matteo Berrettini e la decisione dell’Atp

3Ha detto di sentirsi particolar­mente orgoglioso del percorso delle ultime settimane. In cosa si sente più forte adesso?

«Nell’approccio mentale alle partite. Ho imparato sul campo da quello che stava succedendo, prima mi lasciavo travolgere dai mostri, magari perdevo e ci ra

È cambiato il mio approccio mentale alle partite: negli ultimi due tornei ho imparato a scacciare i mostri e a cambiare le cose mentre sto giocando Matteo Berrettini con il trofeo del Queen’s

gionavo il giorno dopo. In questi due tornei invece sono riuscito a cambiare le cose durante il gioco».

3Significa che il Berrettini di inizio carriera, quello che veniva soprannomi­nato «Radio» per i soliloqui in campo, è ormai un ricordo?

«No no, è sempre in agguato. Penso all’esordio di Stoccarda contro Albot o alla partita con Kudla al Queen’s, quando mi stavo lasciando sopraffare dall’istinto. L’equilibrio è sempre sottile, ma sto imparando ad assecondar­e meglio la ragione». 3Comunque

andrà a Wimbledon, lei scenderà al numero 14 in classifica. Può pesare mentalment­e giocare senza punti in palio?

«Ribadisco che sono deluso e che avrebbero dovuto avvertirci prima. Ne parlavo anche con gli altri giocatori: Wimbledon resta Wimbledon, il montepremi è addirittur­a aumentato, ma i punti del ranking sono uno stimolo importante, soprattutt­o per chi sta dietro in classifica. Però è una situazione che non abbiamo il potere di cambiare, quindi da parte mia ho cercato di resettare in fretta». 3Si

è allenato con Nadal sul Centrale: non è che alla fine Rafa le ha detto «stavolta il torneo lo vinci tu?»

«Credo che Rafa una cosa del genere a un avversario non l’abbia mai detta in vita sua. Si è sempliceme­nte informato dei miei risultati negli ultimi Slam e poi mi ha fatto i compliment­i: “Sei davvero solido”».

3Al di fuori dei soliti favoriti, c’è un nome a sorpresa sul quale punterebbe per sparigliar­e le carte?

«Hurkacz ha appena vinto ad Halle e ha fatto semifinale contro di me l’anno scorso, AugerAlias­sime può giocare molto bene sull’erba, Kyrgios lo conosciamo. Ovviamente sono curioso di vedere come si comporterà Alcaraz, ha mostrato il gioco e le qualità per essere competitiv­o fino in fondo, ma sulla superficie il suo rendimento è un’incognita. Se devo fare un nome a sorpresa, dico Isner: se trova continuità per 2 settimane, diventa ingiocabil­e».

3Tra

i segreti del suo feeling sull’erba, c’è sicurament­e il grande migliorame­nto con il back di rovescio. Non male per uno che, parole di suo fratello Jacopo, con il rovescio che si ritrovava da ragazzo non poteva entrare nei primi 50...

«È una gag che va avanti da anni: io giocavo meglio di dritto e lo punzecchia­vo, lui giocava meglio di rovescio e faceva notare le mie lacune su quel colpo. E non smette: dopo l’allenament­o con Nadal, ho messo un post su Instagram in cui ricordavo che era la prima volta di una sessione sul Centrale, e lui ha commentato che era anche la prima volta che mi vedeva fare un vincente di rovescio. In ogni caso, il back è un’arma che adesso sento completame­nte mia, riesco a giocarlo bene su ogni superficie, mi permette di variare il ritmo. Ma in generale ora sono molto più sicuro da quel lato».

3Quest’anno ha deciso di affittare una casa nel villaggio di Wimbledon con tutto il team. È lei lo chef designato?

«I ruoli non sono ancora stati assegnati. Per adesso ci siamo limitati alle colazioni, per il resto abbiamo ordinato da fuori. Sostanzial­mente siamo molto pigri. Ma credo che alla fine toccherà a Vincenzo (Santopadre, ndr), sicurament­e è il più dotato».

 ?? ?? Ritratto di un trionfo Matteo Berrettini, al centro, dopo la vittoria al Queen’s: da sinistra l’amico Fabio Celentani , il padre Luca, coach Vincenzo Santopadre, l’osteopata Alessio Martini, il manager Richard Evans e il preparator­e Francesco Bientinesi
Ritratto di un trionfo Matteo Berrettini, al centro, dopo la vittoria al Queen’s: da sinistra l’amico Fabio Celentani , il padre Luca, coach Vincenzo Santopadre, l’osteopata Alessio Martini, il manager Richard Evans e il preparator­e Francesco Bientinesi
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