La Gazzetta dello Sport

QUADARELLA DI BRONZO «VOLEVO TORNARE A CASA ORA TUTTO SUGLI EUROPEI» Supersimo final Mente

Dopo il flop nei 1500 risorge negli 800 vinti della Ledecky «Un regalo per mia mamma che non è stata bene»

- Di Stefano Arcobelli INVIATO A BUDAPEST (UNGHERIA)

La serie va avanti. Non si spezza la continuità di Simona Quadarella “rinata”. Con una dedica speciale: a mamma Marzia, che proprio a Budapest nel 2017 dopo il suo primo bronzo mondiale le coniò il nickname “Veleno”. Tanto tranquilla fuori, quanto scatenata in acqua: ieri, forse come mai aveva bisogno di tornare sul podio. Perché aveva una promessa da mantenere e lo ha fatto con il solito generoso ardore, le frequenze micidiali per gestirsi nella prima parte e scatenarsi nella seconda. Nei secondi quattrocen­to, ha accarezzat­o sino agli ultimi metri l’argento ma da quella corsia numero uno è sbucato l’australian­a Melverton beffandola al tocco di 23 centesimi. Nulla, rispetto a come si sentiva al tocco dei 1500: quinta e distrutta. «Ma stavolta ho potuto fare il regalo promesso: mia mamma non è stata bene, passando momenti difficili. Questa è la medaglia del cuore, ci tenevo. Sì, lei ha inventato il soprannome Veleno, che a me non piace ma porta bene. Lei è la prima che sa capirmi. I miei sono in tribuna. Sempre in prima fila», dirà Simona che da Budapest 2017 a Budapest 2022 non è mai scesa dal podio e ha preso il testimone con Benedetta Pilato (ieri primo tempo nei 50 rana) da Federica Pellegrini.

Seconda opzione Simona può sbagliare una gara, due no. E questa era l’ultima occasione per dare senso a tanta fatica profusa in questa stagione intensa che avrà l’apice delle pressioni ed emozioni negli Europei ferragosta­ni in casa, a Roma. Gli 800 sono la specialità che la divertono di più - tra i 400 che domina solo in Europa e i 1500 di cui è stata campioness­a mondiale -: tra Olimpiadi e Mondiali, quelle trenta vasche si stanno rivelando nelle ultime due stagioni faticose e indigeste per la mezzofondi­sta capitolina che a Budapest s’è ripetuta esattament­e come all’Olimpiade: «Se quella di Tokyo è stata la più pesante, questa è stata molto importante: soprattutt­o per il morale».

Agonista

Una gara sofferta (con l’assenza dell’australian­a Pallister causa Covid) ma da agonista, completame­nte diversa da quel testa a testa del 2019 in cui fece tremare per tre quarti Katie Ledecky, che festeggia con la quinta prestazion­e più veloce di tutti i tempi (8’08”04) il quarto oro in questi campionati e il 19° con cui scavalca anche Ryan Lochte

(18) mettendo nel mirino delle prossime occasioni iridate anche il primo posto di Michael Phelps (26), l’unico con 5 ori nella stessa specialità (200 farfalla) ma non consecutiv­i, com’è riuscita a fare ieri negli 800 la venticinqu­enne marziana dello stile libero. Una Ledecky che dà 10 secondi alla seconda è qualcosa di sensaziona­le ai Mondiali: in questo confronto impari, Simona resta la prima delle umane, che ai Giochi salì sul podio dietro Ledecky e l’australian­a Titmus. Insomma una mezzofondi­sta di spessore che Christian Minotti allena all’Aniene con i fratelli De Tullio e Galossi. «È una medaglia pesante. Ora ho un mese e mezzo per poter lavorare, ci sono gli Europei. Avrei dovuto cercare uno stimolo nei prossimi giorni, invece l’ho trovato subito per fortuna». Reagire dopo una batosta, sta diventando un refrain? «Adesso mi è entrato bene in testa, forse non era successo alle Olimpiadi. Cercherò di non ripeterlo. I 1500 continuano a essere la mia gara». Simona comincia a realizzare il senso di questo metallo: «È stata una stagione strana, questo Mondiale è stato sudato. Mi conosco: l’esperienza ce l’ho. Però non pensavo così. I 1500 non mi hanno fatto perdere lo stimolo, perché me l’hanno dato negli 800. Dopo i 1500 ho pensato: “Basta, me ne torno a casa. Ci sono gli Europei”. Poi ho detto: “Proviamoci, vediamo quel che viene. I momenti così ci sono per tutti. Ho avuto tanti messaggi di incoraggia­mento, tra Fabio Scozzoli, Filippo Magnini, Federica Pellegrini: devo ringraziar­li mi hanno detto delle belle parole. Farselo dire da persone comuni è un conto. Ma da

grandi campioni come loro, che ci sono passati da queste situazioni, e sanno meglio di me cosa significa, è un altro. Sicurament­e anche questo mi ha aiutato».

Operazione Parigi Se pensa a Parigi, tra una Ledecky imbattibil­e e le giovani che sgomitano da dietro, questa Quadarella come si attrezzerà? «Due anni sono pochi ma neanche così tanti. Avremo tempo di pensarci. In due anni magari ritroverò la forma che avevo a Gwangju. Spero di ritrovarla anche prima. Christian mi ha detto che sono stata brava, e che dei tre decimi persi nel finale non fa niente. Sono sicura che dopo questa seconda volta non sbaglio più».

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GETTY Sul podio Simona Quadarella, 23 anni, e il bronzo
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