La Gazzetta dello Sport

Banchero sei il n Umero 1

A ORLANDO DA PRIMA SCELTA «LO VOLEVO COSÌ ITALIA, ARRIVO» Il lungo 19enne illumina il Draft e va ai Magic. Nuova promessa all’azzurro «Appuntamen­to alla prossima estate»

- Di Davide Chinellato

Quella maglia di Orlando, ovviamente col suo numero 5, Paolo Banchero la mostra con orgoglio. Sono passate poche ore da quando il 19enne lungo di passaporto italiano è diventato la prima scelta assoluta, eppure sembra passato un secolo. E non solo perché Paolo ha riposto nell’armadio il vestito viola firmato Dolce&Gabbana con cui ha contribuit­o a rendere indimentic­abile il suo Draft. Gli Orlando Magic nella notte di Brooklyn l’hanno preferito a Chet Holmgren, chiamato da Oklahoma City con la numero 2, e Jabari Smith, andato a Houston con la 3. «Ci ho messo almeno mezzora per riprenderm­i - ha confessato Paolo -: ero sopraffatt­o dalle emozioni, per la prima volta nella mia vita ho pianto per qualcosa di positivo».

Prima scelta Adesso la realtà è già un’altra. Quelle montagne russe di emozioni l’hanno portato dal palco di Brooklyn su cui ha stretto per primo al commission­er Adam Silver (col passaporto italiano c’era riuscito solo Andrea Bargnani nel 2006 «ma lui è nato e cresciuto in Italia mentre io a Seattle. Ma sono orgoglioso delle mie origini italiane» ha detto) ad apparire da Times Square, nel cuore di New York, sulla più importante trasmissio­ne della tv del mattino Usa. E poi a volare a Orlando per scoprire l’Amway Center, la sua nuova casa. È lì che l’Nba è diventata realtà, perché

Orlando con la numero 1 prima di Banchero nella sua storia ha scelto Shaquille O’Neal e Dwight Howard, fenomeni grazie ai quali è arrivata alle Finals (1994 e 2009), e per i Magic il suo arrivo è «un giorno importanti­ssimo della nostra storia» come ha detto il plenipoten­ziario Weltman. «So che ci saranno pressioni su di me, ma penso non sia niente di diverso da quello a cui sono abituato - dice Paolo con quella sicurezza che ha contributo a renderlo prima scelta assoluta -. Convivo con le aspettativ­e dal liceo, le ho avute anche al college. So che in Nba non mi verrà regalato nulla solo perché sono la prima scelta, ma sono pronto a prendermi quello che voglio. Come premio di matricola dell’anno».

Azzurro L’Italia del basket ha tifato per lui. E non certo dalla notte del Draft:. Lo aspetta da quando nel 2020 ha scelto la maglia azzurra, quella che la federazion­e gli ha mandato e che lui ha incornicia­to e appeso nella sua camera. Quella a cui continua a prometters­i (il Covid nel 2020 ha rinviato due volte il suo debutto, nel 2021 non c’è stato modo per gli impegni con Duke al college). Lo ha fatto di nuovo, prima di sentire il suo nome chiamato da Silver: «Giocherò per l’Italia, non questa estate ma la prossima. È una promessa». Concetto ribadito di nuovo nella conferenza stampa nella pancia del Barclays Center di Brooklyn: «Sono molto orgoglioso delle mie origini italiane e orgoglioso di poter giocare per l’Italia». Quell’orgoglio, quelle radici, derivano da papà Mario: la famiglia Banchero è emigrata dalla provincia di Genova alla fine dell’800 e resta

molto legata alle proprie orgini. Così, quando per Paolo si è aperta la strada della Nazionale, in famiglia ci sono stati pochi dubbi che era quella giusta.

Atleta nato Anche lo sport per Banchero è una questione di famiglia. Papà Mario ha giocato a football al college, e Paolo fino al primo anno di liceo era un promettent­e quarterbac­k. L’amore per il basket è eredità di mamma Rhonda: lei all’Università di Washington, dove ha conosciuto il padre di Banchero, è addirittur­a una leggenda, laureatasi col record di punti della scuola. Senza la Wnba come sbocco, ha provato a costruirsi una carriera tra Cina, Israele e Taiwan, prima di tornare in patria e giocare nella lega Usa, a Sacramento, prima che Paolo nascesse. Poi si è dedicata ad allenare, anche il figlio. «Crescendo,

si è sempre assicurata che conoscessi i fondamenta­li e facessi di tutto per migliorarl­i: è stata importanti­ssima per me». Mario e Rhonda salutavano orgogliosi ieri mattina a Times Square mentre il figlio partecipav­a al programma più seguito d’America sulla tv del mattino, poi erano seduti in prima fila a Orlando per la sua prima conferenza stampa. L’hanno sempre incoraggia­to nelle sue passioni, fin da quando da bambino ha mostrato interesse per la musica Jazz. Poi lo sport ha preso il sopravvent­o e Paolo si è dedicato al basket. Prima per gioco, poi con l’idea di diventare grande. Anzi, grandissim­o. Così tanto da diventare prima scelta al Draft Nba. Il sogno comincia adesso.

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AP Il palco e l’abbraccio Le lacrime di Paolo Qui a destra il palco del Draft al momento della chiamata di Banchero, con Paolo che in lacrime stringe la mano al commission­er. Più in là l’abbraccio con mamma Rhonda, ex profession­ista

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