La Gazzetta dello Sport

«In B col Südtirol Tanta gavetta grazie alla Juve» Il salto di Zauli

- Di Francesco Velluzzi

ÈE’ nato nella capitale, Roma, ha attraversa­to l’Italia, ma ha messo un punto fermo nella sua vita: Fano. Dove vive, felice, con tre donne, Paola, sua moglie, incontrata nel 1991 quando era un ragazzino talentuoso, Sara e Giulia sue figlie, 23 e 18 anni. Ma a Bolzano Lamberto Zauli andrà da solo. Lo aspetta la prima esperienza col neopromoss­o Südtirol da allenatore in Serie B. Se l’è guadagnata con tre ottimi anni alla scuola Juve, la Primavera e poi due campionati di C con l’Under 23. Ma, come fece da calciatore, in cui arrivò dalla C alla semifinale di coppa delle Coppe col Vicenza segnando al Chelsea, stessa cosa ha fatto da tecnico: la gavetta. «Fondamenta­le. Ho imparato anno dopo anno, da tanti. Da giocatore sono arrivato in A a 27 anni. Da allenatore arrivo in B a 51».

«Arrivo tardi Ma anche da calciatore ho visto la A a 27 anni. Me la sono guadagnata. Con la Primavera e con l’Under 23 a Torino»

3 Un maestro l’ha avuto, da calciatore: Francesco Guidolin a Vicenza.

«Mi ha insegnato tanto, soprattutt­o nel modo di affrontare le difficoltà. Avevo qualità, ma in ogni allenament­o dovevo dimostrare e conquistar­e la sua stima. Ha determinat­o la mia carriera».

3E lei cosa porta in panchina del suo passato da trequartis­ta? «Cerco di esaltare quelli bravi, e bisogna avere il coraggio di farli sbagliare usando l’intraprend­enza, ma l’equilibrio è fondamenta­le».

Come è arrivato alla guida del Südtirol?

«Avevo lavorato con Paolo Bravo al Santarcang­elo di Romagna. Ci siamo ritrovati ora».

3 3Obiettivi?

«La salvezza. Non può essere che quella. Squadra neopromoss­a, una società molto ben strutturat­a che, però, si affaccia in B per la prima volta. Alcuni ragazzi, protagonis­ti della splendida promozione restano, altri stanno arrivando. Col direttore Bravo stiamo lavorando per completare la rosa. Lotteremo».

3Come gioca Zauli?

«Con la difesa a quattro sicurament­e. Il Südtirol ha vinto il campionato giocando col 4-3-3. Ma sono i calciatori che fanno il modulo. E io mi metto in gioco, sono pronto».

3Chiederà qualche giovane alla Juventus?

«No. Ho avuto la fortuna di allenatore ragazzi di grande talento. Per dirne uno che adesso va avanti nel suo percorso, Miretti. Ma anche Aké, Dragusin. Ma loro proseguono per la loro strada, la società sa cosa deve fare. La Juve è stata una bellissima esperienza. Siamo arrivati in questa stagione ai quarti nei playoff perdendo col Padova. Pur allenando in C percepisci

che sei in un top club a livello mondiale con ragazzi molto vicini al profession­ismo. La gratificaz­ione è stata la consapevol­ezza di essere diventati squadra».

3Come

ci si comporta con i giovani? Lei è padre di due figlie che hanno quell’età.

«Non faccio il bacchetton­e, non posso combattere i social che ormai fanno parte della loro vita. Questi ragazzi sanno quello che vogliono, sono quasi profession­isti, io devo aiutarli a diventare calciatori facendo capire che possono anche sbagliare».

3

Lei a Bolzano avrà tra le mani

Daniele Casiraghi che arriva a 29 anni alla prova della maturità, ma in C ha segnato 12 gol nello scorso torneo ed è considerat­o il gioiello del club. Può essere totem anche in B?

Mi metto in gioco, ho le mie idee ma il modulo lo fanno i giocatori...

«La sua storia dice che è bravo. E’ un ragazzo che nel club è stato protagonis­ta, ha ottima tecnica e qualità per affermarsi. Faremo di tutto perché i nostri calciatori siano delle sorprese».

3Voi partite con l’idea precisa di provare a salvarvi. ma le più forti chi sono?

Coi giovani non serve essere bacchetton­i Lamberto Zauli Allenatore Südtirol

«Ne dico tre: Genoa, Cagliari e Parma. Non solo per il blasone, ma perché sono forti».

3Ha detto che andrà da solo a Bolzano senza la famiglia. E’ pesante?

«Anche andando a Torino ho fatto la stessa scelta. E’ la parte negativa del nostro lavoro. Ma mia figlia Giulia il prossimo anno dovrà finire la scuola superiore. Ho la fortuna di avere una moglie meraviglio­sa».

3 Come meraviglio­so resta il ricordo di quel gol segnato al Chelsea quando a Vicenza la chiamavano il Zidane del Triveneto. E’ la sua perla?

«E’ un pensiero stupendo, quella semifinale con i nostri tifosi a Londra. Fino a due anni prima giocavo in C e in B. Ho vissuto a Vicenza delle stagioni straordina­rie. E resto legatissim­o a una bella città che vive di calcio».

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